Indicati anche come segnali passa banda o in banda traslata, dato che occupano una banda circoscritta ad una regione di frequenze contigua ad un valore f_{0}, detta frequenza portante.
I segnali passa banda sono quasi sempre il risultato di una operazione di modulazione che trasforma un segnale m\left(t\right) modulante (o di banda base) in un secondo segnale x\left(t\right) modulato, allo scopo di renderlo idoneo alla trasmissione mediante il canale a disposizione, in base alle considerazioni discusse nel seguito.
Il processo inverso viene indicato come demodulazione, che se eseguita direttamente su x\left(t\right) permette di riottenere m(t); al contrario, in ingresso al lato ricevente è presente il segnale
r\left(t\right)=y\left(t\right)+n\left(t\right)
ovvero la somma tra ciò che esce dal canale (che può introdurre una distorsione) ed un disturbo additivo o rumore (noise), vedi il cap. sulla Distorsione; pertanto il segnale demodulato d\left(t\right) può essere espresso come
d\left(t\right)=m\left(t\right)+\varepsilon\left(t\right)
in cui il termine distorsione
\varepsilon\left(t\right)=\textrm{Dem}\left\{ n\left(t\right)\right\} +\textrm{Dem}\left\{ y\left(t\right)-x\left(t\right)\right\}
tiene conto sia del risultato della demodulazione del rumore in ingresso, sia dagli effetti prodotti dalla demodulazione sulle alterazioni introdotte dal canale sul segnale modulato.
Il processo di modulazione è quasi sempre associato ad una trasmissione radio, ma può rendersi necessario e/o utile anche per trasmissioni via cavo. In generale, individuiamo almeno tre situazioni in cui è necessario l’impiego di segnali modulati:
- il canale non permette la trasmissione di frequenze contigue all’origine, presenti invece nel segnale;
- il canale presenta un comportamento ideale (modulo costante e fase lineare, (vedi cap. sulla Distorsione) solo in determinati intervalli di frequenza;
- il canale presenta disturbi additivi (ovvero altre trasmissioni) solo in determinate regioni di frequenza.
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