1.7
Segnali e sistemi
Affrontiamo ora la caratterizazione degli
elementi fondamentali nei cui termini sono descritti i sistemi di
telecomunicazione, ovvero segnali e sistemi.
In termini generali, un sistema è un
gruppo di oggetti che interagiscono armoniosamente, e che sono combinati
in modo da conseguire un obbiettivo desiderato. Un sistema può essere
parte (sottosistema) di un sistema più grande, e si può definire una
intera gerarchia di sistemi, ognuno con il proprio dominio.
Un segnale è un evento che veicola un
contenuto informativo. Nel nostro caso, ci interessiamo alla risposta
di un sistema ad un dato segnale. A volte, un sistema è descritto
unicamente in termini della sua risposta a determinati segnali. Iniziamo
dunque da questi ultimi.
1.7.1
Caratteristiche dei segnali
Da
un punto di vista analitico, un segnale è una funzione del tempo, del
tipo descritto al §
1.3↑,
e per esso si possono operare le classificazioni:
Un segnale analogico può avere una estensione
temporale limitata, oppure si può immaginare che si estenda da meno
infinito a infinito. Nel secondo caso il segnale si dice di
potenza
se ne esiste (ed è diversa da zero) la media quadratica
0 < Ps
= limT → ∞(1)/(T)(T)/(2)⌠⌡
− (T)/(2)|s(t)|2dt < ∞
Un segnale di potenza è inoltre detto
di periodo T, nel caso in cui si verifichi che
s(t) = s(t
+ T)
per qualsiasi valore di
t, mentre
si dice
un segnale di durata limitata o illimitata, se
esiste il valore
0 < ℰs = ∞⌠⌡ − ∞|s(t)|2dt < ∞
Perché ciò avvenga occorre che per
t
→ ∞ il segnale
s(t) tenda a zero più velocemente di
(1)/(√(t)),
e quindi
|s(t)|2 vi tenda più in fretta
di
(1)/(t).
La fig.
1.4↑
riporta un paio di esempi di segnale di energia; notiamo infine che lo
spazio descritto dalle funzioni
a quadrato sommabile è indicato
in matematica come spazio
L2,
e costituisce un
spazio di Hilbert.
In particolare, se un segnale ha
durata
limitata, ovvero è nullo per
t al di fuori di un
intervallo
[t1,
t2] (vedi fig.
1.5↓),
allora è anche di energia. Infine, viene detto
un segnale di energia che tende a zero più
velocemente di
(1)/(t),
ovvero
0 < ∞⌠⌡
− ∞|s(t)|dt <
∞
E’ il caso delle funzioni
assolutamente sommabili, per le quali
|s(t)| tende
a zero più velocemente di
(1)/(t),
e che dunque sono anche di energia.
- Un segnale impulsivo è di
energia;
- Un segnale a durata limitata è impulsivo, e di energia;
- Un segnale periodico non è di energia, ma di potenza;
Qualora il segnale sia associato a delle grandezze
elettriche, allora i concetti di
Potenza ed
Energia
hanno il correlato fisico illustrato di seguito.
1.7.1.1
Aspetti fisici delle grandezze energetiche
Se consideriamo una resistenza
R,
ed applichiamo ai suoi capi una tensione
v(t),
in essa scorre una corrente
i(t) = (v(t))/(R),
e la
potenza ceduta alla resistenza ad ogni istante
t
è pari a
p(t) = v(t)i(t)
che si misura in
Watt (equivalente a Joule/secondo), e che
rappresenta la potenza
istantanea assorbita. Ricordando che
i(t)
= (v(t))/(R), si ottiene anche
p(t) = (v2(t))/(R) = i2(t)R.
Se integriamo
p(t)
su di un intervallo temporale
T,
si ottiene
l’energia complessiva assorbita da
R
nell’intervallo
T:
eT(t) = t⌠⌡t
− Tp(τ)dτ [joule]
Nello stesso intervallo
T, la
resistenza
assorbe una potenza
pT(t) = eT(t) = (1)/(T)eT(t)
[Watt], che costituisce una media
a breve termine dell’energia
assorbita nell’intervallo.
Se un segnale
x(t)
è
periodico con periodo
T
( o
(T)/(n)
con
n intero), i valori di
eT(t)
= pT(t) coincidono con quelli calcolabili
con
T comunque grande. Se
R
= 1 Ω, tali valori coincidono inoltre con le definizioni di
potenza ed energia del segnale:
Energia: |
ℰx
= ∫(T)/(2)
− (T)/(2)|x|2(t)dt
= eT⎛⎝(T)/(2)⎞⎠
|
[Volt2⋅sec]
o [Ampere2⋅sec]
|
Potenza: |
Px
= (1)/(T)∫(T)/(2)
− (T)/(2)|x|2(t)dt
= (1)/(T)eT⎛⎝(T)/(2)⎞⎠
= pT⎛⎝(T)/(2)⎞⎠
|
[Volt2]
o [Ampere2] |
Potenza
dissipata↓ e di segnale
Se la resistenza è diversa da 1 Ω,
le due quantità non coincidono più. Nelle misure fisiche in genere si
ottiene la potenza dissipata sullo strumento di misura (o
irradiata dall’antenna, o dagli altoparlanti) espressa in Watt. Per
risalire alla potenza/energia di segnale delle grandezze
elettriche presenti ai suoi capi (tensione o corrente) occorre dividere
(o moltiplicare) la potenza in Watt per R.
Ad esempio, una potenza assorbita P
di 10 Watt su 8 Ohm equivale ad una potenza di segnale P⋅R = 80 (Volt)2,
ovvero di (P)/(R) = 1.25 (Ampere)2.
Si
indica allora come
valore efficace quel livello di segnale
continuo che produrrebbe lo stesso effetto energetico. Nell’esempio
precedente, otteniamo:
Veff
= √(80) =
8.94 Volt;
Ieff
= 1.118 Ampere. Infatti:
PT(segnale)
= (1)/(T)∫(T)/(2) − (T)/(2)V2effdt
= (T)/(T)(8.94)2 = 80 Volt2
che su 8 Ω dissipa (V2)/(R) = 10 Watt.
1.7.1.2
Spettro di segnale
Uno dei primi concetti da affrontare nella
analisi dei segnali è quello di
contenuto spettrale, che indica
come la potenza (o energia) complessiva sia distribuita su di un insieme
di frequenze, mediante gli strumenti forniti dalla
analisi di
Fourier che associa ad un segnale di energia
x(t)
lo spettro
X(f) = ∫∞ −
∞x(t)e − j2πftdt
(cap.
3↓).
Dato che ciò è possibile anche per la risposta impulsiva
h(t)
che caratterizza un sistema lineare e permanente, tale concetto si
rivelerà unificante per entrambi.
1.7.2
Caratteristiche dei sistemi
In termini molto generali,
un sistema può essere descritto come una trasformazione
T[.],
tale che ad ogni segnale di ingresso
x(t)
corrisponda una uscita
y(t):
T[x(t)] = y(t).
Iniziamo quindi a porre dei paletti concettuali entro cui classificare
il tipo di sistema.
Sistema
lineare e permanente
↓
Un
sistema è
lineare se, in presenza di una combinazione lineare di
ingressi, l’uscita è la combinazione lineare delle uscite, ossia
sussiste la legge di sovrapposizione degli effetti, ovvero:
T[ ⎲⎳iaixi(t)] = ⎲⎳iaiT[xi(t)]
Un sistema è
permanente (o
stazionario) se la risposta
ad un ingresso traslato nel tempo, è la traslazione temporale
dell’uscita che si avrebbe per lo stesso ingresso non traslato, ovvero
se T[x(t)] = y(t) allora T[x(t
− τ)]
= y(t − τ)
Nel caso contrario, il sistema è detto tempo-variante, non stazionario,
o non permanente.
Al §
3.5.2↓ scopriremo che nel caso di un sistema
lineare e permanente, il legame
T[x(t)] = y(t)
tra le coppie di segnali di ingresso ed uscita è espresso dall’integrale
di convoluzione y(t) = x(t)*h(t) = ∫∞ −
∞x(τ)h(t
− τ)dτ, in
cui la
risposta impulsiva h(t)
caratterizza completamente il sistema nei termini dell’uscita che
corrisponde ad un ingresso impulsivo
x(t) = δ(t).
Alla convoluzione si associa il concetto di
filtraggio del
segnale, che verifichiamo essere un operatore
lineare in virtù
della distributività dell’integrale, e
permanente in quanto
h(t)
dipende solo dal tempo trascorso dalla applicazione del segnale.
Notiamo che un sistema descritto da una risposta
impulsiva h(t) con estensione temporale non nulla è
detto con memoria, in quanto i singoli valori di uscita
dipendono da tutti i valori di ingresso raccolti dalla risposta
impulsiva.
Un sistema è detto idealmente realizzabile
se h(t) è reale.
E’ una proprietà indicata anche
causalità↓, poiché descrive l’impossibilità
di osservare una uscita prima di aver applicato un qualunque ingresso.
Una definizione alternativa asserisce che i valori di uscita
y(t)
ad un istante
t = t0
non possono dipendere da valori di ingresso
x(t)
per istanti futuri
t > t0.
Ciò è automaticamente verificato se
h(t) = 0
con
t < 0. Osserveremo (nota
137↓ a pag.
1↓) come
sistemi non realizzabili fisicamente possano essere approssimati da
sistemi realizzabili, accettando
un ritardo dell’uscita.
è definita come la proprietà di fornire uscite
limitate (in ampiezza) per ingressi limitati, ed equivale alla
condizione ∫|h(t)|dt <
∞, ovvero che h(t) sia un segnale impulsivo.
Notiamo che questa circostanza garantisce l’esistenza della sua
trasformata H(f).
Se un sistema, oltre che stabile, è anche
idealmente realizzabile, allora
H(f) = H*(
− f), e dunque è
sufficiente conoscere la parte a frequenze positive indicata con
H + (f), dato che quella a frequenze
negative è ottenibile mediante una operazione di coniugazione. Questo
fatto permette di misurare modulo e fase di
H(f) = M(f)ejφ(f),
che prende il nome di
risposta in frequenza, utilizzando come
ingresso una funzione sinusoidale
x(t) = Acos(2πf0t + θ) con ampiezza
A
e fase
θ note, come illustrato a
pag.
1↓.
Corrisponde ad un legame ingresso-uscita
senza
memoria del tipo
y(t) = g(x(t)), in
cui
g(.) è una generica funzione
non
lineare.
Pertanto, un operatore basato sulla elevazione a potenza è
non
lineare. Come approfondiremo al §
7.3↓, una delle più evidenti conseguenze della
non linearità è l’insorgenza in uscita di contenuti frequenziali assenti
in ingresso.