19.6
Rete in fibra ottica↓
Nel
periodo iniziale le fibre ottiche sono state usate prevalentemente nella
rete di trasporto tra centrali di grado gerarchicamente elevato, mentre
ora trovano impiego anche nella sezione di accesso. Per ciò che riguarda
le modalità di trasmissione ottica, si rimanda al §
16.4↑; nel seguito illustriamo i dispositivi
utilizzati, la topologia risultante, ed i sistemi di protezione.
19.6.1
Dispositivi SDH↓
Come
anticipato, la trasmissione
sdh si
avvale di elementi (vedi Fig.
19.23↓) che possono essere descritti in termini
funzionali secondo la seguente classificazione:
Rigeneratori
Sono gli elementi di base, che consentono di suddividere su più tratte i
collegamenti più lunghi, e che eliminano dal segnale in transito gli
effetti del rumore e della dispersione temporale.
Multiplatori
Combinano tributari
pdh ed
sdh,
in modo da inserirli in flussi a velocità più elevate.
Multiplatori Add and Drop
Permettono l’inserimento e l’estrazione di tributari a bassa velocità
in/da un flusso in transito, e consentono la creazione di strutture ad
anello.
Digital Cross Connect
A differenza di un
adm, un
dxc
è interconnesso a più di un flusso
sdh,
e quindi può inserire un tributario (od un container) prelevato da un
flusso entrante, all’interno di un diverso flusso uscente, realizzando
così la funzione di commutazione.
19.6.2
Topologia ad anello
Le reti in fibra ottica sono quasi sempre realizzate mediante degli
anelli
che congiungono tra loro i nodi di commutazione in forma ciclica. I
dispositivi
dxc↓ (
Digital
Cross Connect) sono infatti interconnessi a più di un anello, e
svolgono la funzione di commutazione delle comunicazioni che devono
essere inoltrate verso gli altri anelli.
Al 2002, l’interconnessione dei collegamenti
sdh nazionali risultava permessa dalla
struttura su tre livelli riportata in Fig.
19.25↑.
19.6.2.2
Rete di accesso in fibra
La capacità del trasporto
sdh
di accettare tributari di tipo Ethernet o
ip,
facilita la realizzazione di una rete completamente ottica, anche nella
sezione di accesso. La fig.
19.26↓mostra alcuni casi pratici di accesso in
fibra ottica. Iniziando da destra, sono mostrate delle reti Gigabit
Ethernet (pag.
1↑)
residenziali, interconnesse mediante
switch di livello 2 ad un
pop (
Point of Presence), il cui
router (12000) si interconnette ad un anello
sdh
a 622 Mbps, sul quale sono instradati i pacchetti
ip
diretti verso Internet, per il tramite del
pop
primario. In basso a sinistra, sono mostrati accessi a due Megabit,
contenenti sia traffico voce che dati, che vengono inseriti in anelli
sdh da 155 Mbps: quello al centro inoltra i
canali voce verso la
pstn, mentre
quello di sinistra si interconnette nel
backbone ip
da 2.5 Gbps.
19.6.3
Sistemi di protezione automatica↓
L’abbondanza
di ottetti
oam nella multiplazione
sdh permette un monitoraggio costante della
qualità del collegamento e di eventuali malfunzionamenti, al punto che
gli stessi apparati di commutazione sono in grado di svolgere compiti di
rimpiazzo automatico tra la linea andata fuori servizio, ed una riserva
presente, come indicato nei seguenti schemi.
In questo caso, ogni collegamento (vedi fig.
19.27↓)
è provvisto di un collegamento di riserva. Qualora la via di esercizio
vada fuori servizio, i terminali di linea che sono posti agli estremi se
ne avvedono pressoché immediatamente, e provvedono a commutare la
comunicazione sulla via di riserva.
Come prima, per ognuna delle due direzioni di
trasmissione è impegnata una diversa fibra ottica, ma in questo caso la
via di ritorno (vedi fig.
19.28↓) si sviluppa investendo l’altra metà
della circonferenza, percorsa nello stesso senso di rotazione.
Aggiungendo un secondo anello di riserva (quello interno nella figura),
anch’esso unidirezionale ma diretto in senso opposto al primo, la
comunicazione può continuare anche nel caso in cui entrambi i
collegamenti (generalmente co-locati) tra due nodi vadano fuori
servizio.