19.8
Commutazione↓
Illustriamo ora l’architettura di dispositivi che consentono la
cosiddetta
commutazione di circuito, ovvero la creazione di un
collegamento
stabile tra due porte del commutatore, con un
impegno
permanente di
risorse fisiche per tutta la durata del
collegamento. Un’altra modalità di commutazione, quella di
pacchetto,
sarà illustrata al Capitolo
17↑.
19.8.1
Reti a divisione di spazio↓
Individuano gli organi di commutazione che
realizzano un collegamento fisico (elettrico) tra uno degli N
ingressi ed una delle M uscite.
Nel caso in cui N > M,
la rete è un concentratore,
mentre se N < M la rete
è un espansore; se N = M la
rete è quadrata e non bloccante.
Il commutatore è rappresentato da un blocco con una “X” (in inglese
cross,
od incrocio),
e può essere pensata come una matrice binaria in cui ogni
elemento (1 o 0) rappresenta lo stato (chiuso od aperto) di un
interruttore (realizzato ad esempio mediante un transistor) che collega
una linea di ingresso ad una di uscita.
Realizzare in questo modo una rete non bloccante
prevede l’uso di un numero di interruttori pari ad N⋅M,
dei quali solo min(N,
M) sono utilizzati, anche
nelle condizioni di massimo carico. Inoltre, nessun interruttore può
essere “eliminato” senza precludere irrimediabilmente la possibilità di
collegare qualunque ingresso a qualunque uscita. Allo scopo di
utilizzare un numero ridotto di interruttori, sia per costruire reti non
bloccanti oppure bloccanti con bassa probabilità di blocco, si ricorre
alle...
19.8.2
Reti multistadio
...di cui in figura è riportato un esempio a 3 stadi, in cui gli
N ingressi sono ripartiti su
r1
reti più piccole con
n ingressi, e
le
M uscite su
r3
reti con
m uscite. Nel mezzo ci
sono
r2 reti con
r1 ingressi ed
r3
uscite. Si può dimostrare che la rete complessiva è
non bloccante
se il numero di matrici dello stadio intermedio è almeno
r2
≥ n + m − 1 (condizione di
clos↓). Una
connessione da sinistra a destra ha ora la possibilità di scegliere
attraverso quale matrice intermedia passare.
Nel caso di reti quadrate (N
= M), ponendo n = m
= √((N)/(2)), si ottiene un numero
complessivo di incroci pari a 4(√(2)N(3)/(2) − N),
che risulta inferiore ad N2
(e dunque vantaggioso rispetto ad un commutatore monostadio) a partire
da N ≥ 24.
Ovviamente, la problematica relativa alle matrici
di commutazione è molto articolata, coinvolgendo topologie più
complesse, filosofie di instradamento, e tecniche per la stima delle
probabilità di blocco. Tralasciamo ulteriori approfondimenti, per
illustrare invece come realizzare dispositivi di commutazione per
trasmissioni numeriche a divisione di tempo.
19.8.3
Commutazione numerica a divisione di tempo↓
Consideriamo il caso in cui si debbano commutare le comunicazioni
associate ai singoli
time-slot presenti in diversi flussi
numerici organizzati in trame. Avendo a disposizione solamente una
matrice di commutazione spaziale, quest’ultima può essere riprogrammata
alla stessa frequenza dei time-slot, consentendo alle comunicazioni
entranti di dirigersi verso i flussi uscenti in direzione delle
rispettive destinazioni finali. La matrice spaziale, però, non può
alterare l’ordine temporale dei dati in ingresso! Come rappresentato
nella figura a lato, non può (ad esempio) inviare le conversazioni
B
e
D sulla stessa linea uscente, in quanto si verifica un
conflitto temporale. E’ quindi evidente la necessità di introdurre uno
stadio di
commutazione temporale.
19.8.3.1
Time Slot Interchanger
Questo dispositivo è indicato
come
tsi↓ (Time Slot
Interchanger) ed ha la funzione di produrre in uscita una sequenza di
dati identica a quella in ingresso, tranne per averne cambiato l’ordine
temporale. In figura è mostrato un possibile schema di funzionamento:
una trama entrante viene scritta, agli indirizzi ottenuti leggendo
sequenzialmente la tabella di scambio, in un buffer di memoria (
es.:
entra E
e lo scrivo al 4o
posto, poi entra D
e va al 1o
posto, etc.). Prima dell’inizio di una nuova trama, il primo
buffer è copiato in un secondo,
che a sua volta viene letto con ordine sequenziale (partendo dall’alto),
per creare la nuova trama in uscita. Ovviamente, è possibile anche la
realizzazione opposta, con scrittura sequenziale e lettura secondo il
nuovo ordinamento.
19.8.3.2
Commutazione bidimensionale
Così come un commutatore spaziale non è
sufficiente, anche un tsi “da solo” è
di scarsa utilità, non potendo instradare le comunicazioni su vie
diverse. Combinando assieme le due funzioni, si giunge a realizzare
commutatori sia di tempo che di spazio, come la struttura a 3 stadi in
figura, chiamata “tst” perché alterna
uno stadio temporale, uno spaziale ed uno temporale.
Notiamo subito che, in questo schema, il numero di intervalli
temporali in uscita dai
tsi di
ingresso è
m > n ():
ciò determina, per lo stadio spaziale, una frequenza di commutazione
più elevata della frequenza dei time-slot in ingresso. Una generica
conversazione “A” che occupa il
2o
slot del primo flusso può raggiungere (ad esempio) l’ultimo slot
dell’ultimo flusso, occupando uno qualsiasi (
j)
degli
m slot utilizzati dal
commutatore spaziale. Aumentando il valore di
m,
si riduce la probabilità di blocco; in particolare, questa è nulla se
m = 2n − 1().
Analizziamo i vantaggi conseguiti dalla
commutazione numerica con un semplice esempio. Poniamo di voler
commutare con lo schema illustrato 4 flussi pcm
(con n = 30): i 4 * 30 = 120
canali presenti sono commutati utilizzando solo 4 * 4 = 16 interruttori,
contro i 120 * 120 = 14.400 interruttori necessari ad una matrice
spaziale monostadio che svolga la commutazione dei 120 canali analogici
!