Sezione 1.4: Sistemi di telecomunicazione Su Capitolo 1: Una visione di insieme Sezione 1.6: Caratteristiche dei sistemi 

1.5 Classi di segnale ed operazioni relative

Al § 1.2 è stata illustrata una tassonomia dei segnali distinguendoli sulla base del dominio di definizione (continuo o discreto) e dei valori assunti (continui o discreti). Volendo procedere per gradi, iniziamo a discutere dei segnali analogici s(t), continui sia per quanto riguarda il tempo che per le ampiezze, e che essendo nient’altro che funzioni di una variabile temporale, possono essere caratterizzati utilizzando gli strumenti noti dai corsi di analisi matematica, almeno nel caso in cui se ne conosca l’espressione analitica. D’altra parte i segnali che tratteremo, proprio per la loro natura di trasportare informazione, spesso non sono noti a priori[25]  [25] Discuteremo al cap. 9 come l’informazione consista nella sorpresa di conoscere qualcosa che prima era ignoto, e dunque un segnale perfettamente noto non trasporta informazione. ma definiti solo in termini statistici: vedi ad esempio la fig. 1.9 che riporta un frammento di segnale vocale, ed un tracciato ecg. In tal caso i calcoli che stiamo per illustrare individuano condizioni che possono essere verificate solo per via numerica[26]  [26] Ad esempio, il calcolo dell’integrale di una funzione viene svolto per via numerica quando è ottenuto senza conoscerne la primitiva, per mezzo di un programma che ne calcola l’approssimazione secondo la definizione di Riemann https://it.wikipedia.org/wiki/Integrale_di_Riemann, vedi , a partire da esempi dei segnali stessi.
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Figure 1.9 a) - 300 msec di segnale vocale; b) - due cicli di segnale elettrocardiografico
Al § 1.2.1 sono stati definiti segnali analogici anche le immagini ed le funzioni a valore complesso, ma per ora restringiamo l’attenzione al caso di segnali di variabile reale ed a valori reali, ovvero di semplici funzioni del tempo s(t). Inoltre, ci aspettiamo che in generale i segnali di interesse non possano avere asintoti verticali, dato che i circuiti elettrici operano su tensioni e correnti di valore finito; per lo stesso motivo, escludiamo i segnali che divengono illimitati per t → ∞.
Valore medio
Se osserviamo un segnale per un intervallo di tempo finito τ, per convenzione centrato attorno a t = 0, definiamo media temporale su τ il valore sτ = 1τ τ2 − τ2s(t)dt e, facendo tendere τ ad infinito, si ottiene il suo valore medio s come
s = limτ → ∞ 1τ τ2 − τ2s(t)dt
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che si esprime nella stessa unità di misura di s(t), visto che la somma integrale moltiplica per un tempo, per il quale viene nuovamente diviso attraverso il fattore 1τ.
Il valore medio s è detto anche componente continua, ed un qualunque segnale può essere decomposto come s(t) = s0(t) + s in cui s0(t) è a media nulla. Se s(t) è un segnale costante pari ad A, allora s = A ed il termine s0(t) è nullo. In figura, una cosinusoide a valor medio 0.5.
Simmetria pari e dispari
Ogni segnale può essere decomposto nella somma dei due termini
s(t) = sp(t) + sd(t)
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in cui sp(t) e sd(t) individuano rispettivamente la sua parte pari e dispari rispetto all’istante t = 0, potendo scrivere sp(t) = sp(t) e sd(t) = − sd(t)[27]  [27] Le componenti pari e dispari di un segnale si ottengono scrivendo s(t) come
s(t) = 12(s(t) + s(t)) + 12(s(t) − s(t)) = 12(s(t) + s(t)) + 12(s(t) − s(t))
da cui si riconosce che sp(t) = 12(s(t) + s(t)) e sd(t) = 12(s(t) − s(t)).
. Un segnale può essere anche solamente pari, o solamente dispari, come rappresentato in figura; notiamo che necessariamente un segnale dispari ha valor medio nullo.
Causalità
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Individua la condizione per cui s(t) = 0 per t < 0, mentre nel caso opposto (s(t) = 0 per t > 0) il segnale è detto anticausale. Qualora risulti s(t) ≠ 0 sia per t < 0 che per t > 0 il segnale è detto noncausale.
Segnale periodico
In questo caso il segnale si ripete ciclicamente uguale a se stesso,
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ed il minimo intervallo temporale T che intercorre tra due copie prende il nome di periodo, potendo scrivere
s(t) = s(t + T)
Il valor medio di un segnale periodico può essere calcolato come s = 1T T2 − T2s(t)dt, od anche s = 1T a + Tas(t)dt per qualsiasi scelta di a. Al § 2.2 vedremo come un segnale periodico possa essere rappresentato mediante la somma pesata di infiniti termini del tipo cos2πnTt + φn con n = 0, 1, ⋯∞. Un segnale non periodico è detto aperiodico.
Non resta ora che distinguere tra i segnali che si mantengono diversi da zero per t → ∞ ([28]  [28] Si tratta di segnali che non si annullano, ma che neanche divergono, ed in questo caso possono rientrare i fenomeni naturali come il rumore del vento o delle onde del mare, ma anche segnali la cui durata eccede l’intervallo effettivo di osservazione, come un battito cardiaco, o perché no, l’audio di un televisore lasciato acceso giorno e notte!) da quelli che invece tendono a zero. Iniziamo dai primi.
Segnale di potenza
In fisica la potenza P (espressa in Watt ovvero joulesec) è definita come lavoro per unità di tempo, la tensione V (o potenziale elettrico) come lavoro per unità di carica, e la corrente come carica per unità di tempo[29]  [29] Vedi ad esempio https://it.wikipedia.org/wiki/Potenza_(fisica), o (sempre su Wikipedia) Potenziale_elettrico, Corrente_elettrica, e Potenza_elettrica. Da un punto di vista dimensionale possiamo dunque scrivere P = V ⋅ I. Infatti, un circuito sottoposto ad una tensione v(t) ed in cui scorre una corrente i(t) assorbe una
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potenza istantanea p(t) = v(t)i(t) Watt; se poi il circuito consiste in un resistore R, i valori di v(t) ed i(t) sono legati dalla legge di Ohm i(t) = v(t)R e dunque p(t) = v2(t)R; scegliendo infine R = 1Ω si ottiene p(t) = v2(t).
La dipendenza dal tempo per la potenza p(t) scompare qualora v(t) sia pari ad una costante A, ed in tal caso possiamo scrivere che la potenza Pv del segnale v(t) = A risulta Pv = A2. Se invece v(t) varia nel tempo, se ne può valutare la potenza media assorbita in un intervallo T come valore medio P T = 1T T2 − T2v2(t)dt, e per T → ∞ otteniamo la definizione di potenza di un generico segnale s(t) come
(1.1) Ps = limT → ∞1T T2 − T2|s(t)|2dt
applicabile anche al caso di segnali complessi scrivendo |s(t)|2 = s(t)s*(t) in cui s*(t) indica il coniugato di s(t).
Esercizio Calcoliamo la potenza del segnale periodico x(t) = Acos(2πf0t). In questo caso il valore medio può ottenersi limitando l’integrale ad un solo periodo T = 1f0, e la (1.1) diviene
Px = 1T T2 − T2[Acos(2πf0t)]2dt = A22T T2 − T2[1 + cos(4πf0t)]dt = A22T T2 − T2dt = A22
in cui si è applicata la relazione cos2α = 12(1 + cos2α), e si è sfruttato il fatto che l’intervallo T di integrazione copre esattamente due periodi di cos(4πf0t), dando luogo ad un valor medio nullo.
Valore efficace E’ definito come la radice quadrata della potenza Ps di un segnale ovvero seff = Ps, e rappresenta il valore di un segnale costante con la stessa potenza di s(t); è noto anche come valore quadratico medio o rms (root mean square). Per una sinusoide di ampiezza A risulta quindi seff = A2 ≃ 0.707 ⋅ A.
Se il segnale tende a zero per t → ∞, al crescere di T il suo integrale T2 − T2|s(t)|2 aumenta più lentamente di quanto non faccia T, e dunque il valore della potenza calcolato mediante la (1.1) risulta nullo, ovvero il segnale non è di potenza, e invece è un...
Segnale di energia
Riprendiamo la citazione della fisica per cui la potenza è un lavoro per unità di tempo, e ricordiamo che il lavoro è definito come una variazione di energia[30]  [30] Ad esempio si compie un lavoro quando si solleva un oggetto, aumentando la sua energia potenziale, o gli si imprime una accelerazione, aumentandone l’energia cinetica.. Definiamo dunque un segnale (reale o complesso) s(t) di energia Es quando è diversa da zero la quantità[31]  [31] Perché l’integrale (1.2) converga occorre che per t → ∞ il segnale s(t) tenda a zero più velocemente di 1t, e perciò |s(t)|2 vi tende più in rapidamente di 1t. In altre parole, un segnale di energia s(t) è quadraticamente sommabile; infatti sappiamo dall’analisi che una funzione è detta sommabile (o integrabile) nell’intervallo ( −∞, ∞) se il suo integrale è finito, ed una condizione sufficiente perché ciò avvenga è che limt → ∞s(t) sia un infinitesimo di ordine superiore a 1, ovvero che limt → ∞ ts(t) = 0.
(1.2) Es =  −∞s(t)s*(t)dt
indicata appunto come energia del segnale. Un paio di esempi di segnale di energia sono riportati in fig. 1.15. L’insieme di tutti i possibili segnali di energia costituisce uno spazio vettoriale indicato in matematica come spazio L2, e gode di particolari proprietà che approfondiremo più avanti[32]  [32] Vedi ad es. https://it.wikipedia.org/wiki/Funzione_a_quadrato_sommabile. La L che dà il nome allo spazio sta per Lebesgue, mentre il 2 individua un caso particolare (di Hilbert) di spazio Lp che corrisponde a tutte le funzioni per le quali −∞|s(t)|pdt converge, noto come spazio di Banach, per il quale l’integrale costituisce una misura (norma) per i suoi elementi, il che induce una metrica, e quindi una topologia; per approfondimenti https://en.wikipedia.org/wiki/Lp_space.
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Figure 1.15 Segnale di energia: a) - impulso esponenziale bilatero; b) - impulso gaussiano
Segnale impulsivo
E’ un segnale che tende a zero più velocemente di 1t, ovvero per il quale
 −∞|s(t)|dt < ∞
E’ il caso delle funzioni assolutamente sommabili, per le quali appunto |s(t)| tende a zero più velocemente di 1t, e che dunque sono anche di energia.
Segnale a durata limitata
Risulta identicamente nullo per t al di fuori di un intervallo finito [t1, t2], come esemplificato in fig. 1.16, e dato che per esso la (1.2) da un risultato finito, è anche di energia.
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Figure 1.16 Segnale a durata limitata: a) - impulso rettangolare tra 4 ed 8; b) - sinusoide troncata
Riassumendo
Vedi anche la rappresentazione insiemistica di fig. 1.17.
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Figure 1.17 Visione insiemistica per le diverse classi di segnali

1.5.1 Spettro di segnale

Come anticipato al § 1.2.1.1, una caratteristica fondamentale dei segnali è quella di poterli descrivere nei termini del contenuto spettrale che compete a ciascuno di essi, ovvero come la potenza (o energia) complessiva sia distribuita su di un insieme di frequenze. La frequenza è l’inverso di un tempo, e rappresenta quanto spesso avviene una circostanza; i segnali sinusoidali sono gli unici a contenere una sola frequenza, pari all’inverso del loro periodo.
EsempioAd una sinusoide di periodo 50 msec corrisponde una frequenza di 10.05 = 20 ciclisecondo e si esprime come sin(2πf0t) con f0 = 20 Hertz (Hz).
Un qualunque altro segnale è composto da più di una frequenza, il cui insieme è detto spettro[33]  [33] La parola spettro deriva dal latino specĕre (guardare) e viene utilizzato in molti campi della scienza per indicare la gamma dei costituenti di un qualcosa, vedi https://it.wiktionary.org/wiki/spettro del segnale (nel dominio della frequenza). Può essere ottenuto mediante gli strumenti forniti dalla analisi di Fourier come la corrispondente serie (cap. 2) e trasformata (cap. 3), che associano ad un segnale x(t) un secondo segnale complesso X(f) che è diverso da zero per tutti i valori di f presenti in x(t). Dato che la stessa analisi può essere svolta anche per la risposta impulsiva h(t) che caratterizza un sistema lineare e permanente (§ 1.6), tale rappresentazione si rivelerà unificante.

1.5.1.1 Segnale limitato in banda

Quando un segnale contiene solo frequenze comprese entro un intervallo finito viene detto limitato in banda (§ 1.2.1.1); se tale banda è contigua alla frequenza zero viene detto di banda base, oppure di banda traslata qualora l’intervallo delle frequenze presenti sia concentrato attorno ad una frequenza più elevata detta portante. La limitazione in banda è una condizione necessaria affinché un segnale analogico possa essere campionato e quantizzato (cap. 4); d’altra parte, un segnale non può essere contemporaneamente limitato sia in banda che nel tempo.

1.5.2 Operazioni sui segnali

Iniziamo discutendo le operazioni che coinvolgono un solo segnale, modificandone ad es. l’ampiezza, o che sono il risultato di una trasformazione lineare dell’argomento, ossia sono frutto di un cambio di variabile, come rappresentato in fig. 1.18.
Prodotto per una costante
L’ampiezza del segnale x(t) viene variata producendo un y(t) = ax(t) che ne costituisce una copia amplificata (|a| > 1), attenuata (|a| < 1) o capovolta (a < 0).
Traslazione temporale
Sostituisce ad un segnale x(t) un secondo segnale y(t) che ne rappresenta una copia anticipata o ritardata di un intervallo τ, ovvero
Per ricordare la concordanza tra il segno della traslazione τ e le spostamento grafico, si pensi che se un treno è in ritardo significa che non è ancora arrivato, e dunque (il suo arrivo) si è spostato in avanti nel tempo, o nel futuro.
Ribaltamento
Ruota il segnale rispetto all’asse delle ordinate, e si scrive y(t) = x(t).
Cambio di scala
Comprime od espande il grafico rispetto all’asse dei tempi, ed è espresso come y(t) = x(αt). Si ha una compressione per α > 1, ovvero una espansione per α < 1. Infatti se ad es. α > 1, una piccola variazione per l’argomento t corrisponde ad una variazione più grande per αt.
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Figure 1.18 Operazioni di ribaltamento, traslazione e scalatura
Cambio di variabile
Indichiamo con questo termine la combinazione delle singole operazioni fin qui illustrate: in tal caso il risultato complessivo si ottiene applicandole una alla volta, eventualmente modificando l’espressione dell’argomento. Come esempio prendiamo il segnale s(αt + β): in questo caso conviene riscrivere l’argomento come α(t + βα) ottenendo così s(α(t + βα)), in modo da poter prima anticipare s(t) della quantità βα, e quindi alterare la scala dell’asse dei tempi del fattore α, come mostrato in fig. 1.19-a). Una variante si verifica ponendo α = − 1 ottenendo così s( − t + β) ovvero s(β − t). In questo caso l’anticipo βα = − β risulta essere in realtà un ritardo paria a β, mentre l’alterazione di scala α = − 1 corrisponde in realtà ad un ribaltamento, ottenendo in definitiva la situazione rappresentata in fig. 1.19-b), che ritroveremo in occasione dello studio della convoluzione (§ 3.4.3) e del filtro adattato (§ 7.6).
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Figure 1.19 Casi particolari di cambio di variabile

1.5.2.1 Combinazione di segnali

Due segnali x(t) ed y(t) possono essere sommati tra loro, dopo un’eventuale alterazione di ampiezza, dando luogo ad un nuovo segnale z(t) = ax(t) + by(t) combinazione lineare dei segnali di partenza. Potrebbe essere ovvio, ma è meglio dirlo: se la coppia di segnali appartiene ad una medesima classe (di energia, di potenza, di periodo T) anche il risultato vi appartiene, e ciò comporta che la classe è dotata della struttura algebrica di spazio vettoriale (§ 2.4).
E’ altresì definito anche il prodotto x(t)y(t) tra segnali, ma in generale il risultato non appartiene più alla classe di partenza: ad esempio il prodotto tra segnali di uguale periodo genera anche frequenze pari alla somma ed alla differenza delle armoniche presenti.
Grafico dei segnali
Spesso ci si imbatte in espressioni analitiche il cui senso può essere meglio apprezzato passando dalla forma scritta a quella visiva, ovvero disegnando il grafico di come la variabile dipendente varia in funzione dei valori assunti da quella indipendente (tempo t o frequenza f) nell’intervallo di interesse. A questo fine il testo è corredato da innumerevoli grafici, ma lo studente dovrebbe essere in grado di visualizzare in modo autonomo l’andamento delle espressioni che incontra. Un metodo generale per ottenere i grafici di somma e prodotto tra segnali è
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Per casi più complessi è senz’altro di grande aiuto l’uso di applicazioni software che generano grafici esatti. Tra queste citiamo

1.5.3 Segnali di uso frequente

Sinusoide
E’ un segnale periodico dispari con periodo T = 1f0 espresso come s(t) = sin(2πf0t), ed in cui è presente l’unica frequenza f0. La medesima forma d’onda si ottiene anche ritardando una cosinusoide di un quarto di periodo, dato che
sin(2πf0t) = cos2πf0t − π2 = cos(2πf0(t − π2 12πf0)) = cos(2πf0(t − T4))
In definitiva, un segnale di forma sinusoidale può essere descritto indifferentemente da un seno o da un coseno,
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con un termine di fase appropriato, legato alla traslazione temporale φ2πf0 necessaria ad ottenere la forma d’onda nella posizione richiesta.
Le funzioni matematiche di seno e coseno derivano dalla espressione in coordinate cartesiane della posizione di un punto materiale animato da moto circolare uniforme, ossia che ruota su di un cerchio unitario[34]  [34] Per una simulazione animata, visita https://www.geogebra.org/m/Enf5AEbT con velocità angolare ω0 = 2πf0 radiantisecondo.
Seno cardinale
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Il nome deriva dall’uso che ne viene fatto nell’ambito del teorema del campionamento (§ 4.1), ed è definito come
sinc(t) = sin(πt)πt
Si tratta dunque di un modo particolare di scrivere il rapporto sin(x)x ben noto nei corsi di analisi per essere utilizzato come esempio di applicazione del teorema de l’Hôpital, che ne determina il valore pari ad 1 per t → 0. La figura a lato ne mostra l’andamento, assieme a quello di sin(πt) e di 1πt: notiamo che avere espresso l’argomento del segnale come πt determina che esso passa per zero in corrispondenza dei valori interi dell’argomento, cioè per t = 1, 2, ⋯, n con n intero. La sua importanza in teoria dei segnali discende dal fatto che come vedremo, la sua trasformata di Fourier è un rettangolo (e viceversa).
Rettangolo
E’ un
figure f1.rect.png
segnale di durata finita che vale uno nel suo intervallo di definizione e zero al di fuori, e viene espresso nella forma
rectT(t) =  1    con |t| < T2 0    altrove
in cui il pedice T indica l’ampiezza dell’intervallo per la variabile indipendente, notazione adottata nel testo per segnali a durata limitata. Il rettangolo viene molto spesso utilizzato per idealizzare delle discontinuità di prima specie, ed in tal senso è il risultato di due gradini contrapposti rectT(t) = u(t + T2) − u(t − T2); è spesso anche utilizzato moltiplicato con altri segnali, in modo da renderli a durata limitata.
Triangolo
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Ha funzioni simili al precedente, ma la sua ampiezza varia linearmente da zero ad un massimo (in zero), per poi diminuire di nuovo linearmente. E’ definito come
tri2T(t) =  1 − |t|T   con |t| < T 0 altrove
Segno
figure f1.segno.png
E’ definito come
sgn(t) = t|t|
ovvero in modo equivalente sgn(t) =  1  con t > 0  − 1  con t < 0 , e spesso non viene usato come segnale a sé stante, ma applicato al valore di un secondo segnale: ad esempio sgn(cos(t)) produce come risultato un’onda quadra, ed in tal caso viene detto squadratore e rappresenta un amplificatore che lavora in regime di saturazione.
Esponenziale
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La funzione reale di variabile reale ex ha un ruolo del tutto particolare nell’analisi per il fatto di essere la derivata di sé stessa, e dunque soluzione di equazioni differenziali del tipo df(x)dx = kf(x).
Ad esempio, la teoria dei circuiti ci insegna[35]  [35] Vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Scarica_di_un_condensatore che l’andamento della tensione v(t) ai capi di un condensatore di capacità C che si scarica attraverso una resistenza R ha espressione dv(t)dt = − v(t)RC; se aggiungiamo le condizioni al contorno che la scarica
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inizi all’istante t = 0 e che a tale istante il condensatore sia carico ad una tensione v(t = 0) = V0, la soluzione dell’equazione differenziale fornisce v(t) = V0e − t ⁄ τ in cui il segno meno ribalta l’asse dei tempi, e τ = RC è detta costante di tempo del circuito.
Tale denominazione è legata all’osservazione che nel disegno la retta tangente a v(t) in t = 0, di espressione y(t) = mt + V0, ha un coefficiente angolare m di valore  − V0τ, e collega il punto v(0) = V0 con l’ascissa t = τ([36]  [36] Il coefficiente angolare m è pari alla derivata di v(t) calcolata per t = 0, dunque v(t) = ddt V0e − t ⁄ τ = − V0τe − t ⁄ τ che fornisce appunto v(t)|t = 0 = − V0τ. Inoltre come noto m = tanα dove α è l’angolo tra la retta tangente e l’asse delle ascisse come mostrato in figura, ma a sua volta tanα = sinαcosα = V0τ.); pertanto per realizzare un disegno approssimato conviene prima tracciare la retta, e quindi l’esponenziale tangente ad essa, come mostrato in figura.

1.5.3.1 Esponenziale complesso

Data la frequenza con cui nel testo viene fatto uso di questa particolare funzione, si è scelto di approfondirne debitamente lo studio. Il numero di Nepero e è di tipo irrazionale trascendente[37]  [37] Vedi https://it.wikipedia.org/wiki/E_(costante_matematica), ed il valore delle sue potenze ex corriponde a quello a cui converge sia il limite limn → ∞1 + xnn che la serie di Maclaurin n = 0xnn!; il bello è che tali formule mantengono validità anche per argomento complesso z, rendendo la funzione
w = ez
una mappa conforme[38]  [38] Una mappa conforme è una trasformazione che preserva gli angoli ma non la forma degli oggetti (in questo caso delle curve nel piano complesso); tale proprietà deriva dall’essere la serie di potenze di ez uniformemente convergente su ogni sottoinsieme limitato del campo complesso, e pertanto differenziabile ovunque con derivata non nulla, rendendo l’esponenziale complesso una funzione analitica, od olomorfa. Per approfondimenti: https://it.wikipedia.org/wiki/Funzione_esponenziale, https://it.wikipedia.org/wiki/Funzione_olomorfa,
https://it.wikipedia.org/wiki/Mappa_conforme,
http://people.unipmn.it/catenacc/mec/compl_geometr_complessa.pdf
che fa corrispondere ad ogni numero complesso (§ 2.1.1) z = x + jy un diverso numero w = u + jv. Anche l’uguaglianza ez + s = ezes si mantiene valida per z ed s numeri complessi, permettendo di scrivere w = ez = ex + jy = exejy. Dato che x è la parte reale di z, osserviamo dunque che quando la parte immaginaria y dell’argomento è nulla si ritrova la definizione di esponenziale di variabile reale, di cui l’esponenziale complesso costituisce il prolungamento analitico[39]  [39] Vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Continuazione_analitica.
Ma che andamento ha w = ez al variare di z nel piano complesso? Per farsene una idea, l’unica possibilità che abbiamo è quella di rappresentare separatamente le superfici descritte dalla parte reale u(x, y) ed immaginaria v(x, y) di w = u + jv = exejy, oppure le superfici descritte da modulo |w| e fase arg{w}, come mostrato in fig. 1.28.
figure f1.reexp.png figure f1.modexp.png
figure f1.imexp.png figure f1.argexp.png
Figure 1.28 Superfici corrispondenti alle componenti dell’esponenziale complesso u + jv = ex + jy. A sinistra le parti reale u ed immaginaria v, a destra il corrispondente modulo u2 + v2 e fase arctan(vu)
Osserviamo innanzitutto che il modulo |ez| (in alto a destra) dipende solamente da x = ℜ(z), risultando[40]  [40] Ciò si può dimostrare tenendo conto della formula di Eulero (§ 2.1.2) ejy = cosy + jsiny, che permette di scrivere |w| = |exejy| = excos2y + sin2y = ex. |ez| = ex ossia segue esattamente l’andamento dell’esponenziale reale, per qualunque y. D’altra parte, le parti reale u = ℜ(w) ed immaginaria v = ℑ(w) (a sinistra in figura) hanno un andamento del tutto simile tra loro, in quanto entrambe oscillano sinusoidalmente al variare di y con x costante, con la differenza che u oscilla come un coseno (è pari rispetto ad x) mentre v segue un seno (dispari), e dunque si annulla per y = 0[41]  [41] Anche questo è un comportamento atteso, sempre alla luce della formula di Eulero in base alla quale se z è solamente immaginario ejy = cosy + jsiny. . Infine osserviamo che la fase (in basso a destra), sempre in virtù della formula di Eulero, si sviluppa come
arctan2vu = arctan2exsinyexcosy = arctan(tan(y)) = y
e quindi non dipende da x, replicando il valore della parte immaginaria y dell’argomento complesso z.
figure f1.angle.png
Pertanto la superficie che descrive la fase di w è un piano, ma rientra dal valore  − π=3.14... ogni volta che supera π, essendo un angolo pari a π + α indistinguibile da quello  − π + α. In definitiva, l’esponenziale complesso w = ez risulta periodico con periodo 2π nella componente immaginaria y dell’argomento z.
Siamo ora in grado di comprendere la magia della costante e = 2.71828.... Se valutiamo infatti un esponenziale complesso az per una qualunque altra base a ≠ e, il grafico che ne risulta è del tutto analogo a quello di fig. 1.28, a parte per un fattore di scala[42]  [42] Tale fattore è pari al logaritmo naturale di a, in accordo alla serie di potenze che recita az = n = 0(zln a)nn!, come illustrato nel grafico di ℜ(2z)
figure f1.reexp2.png
riportato alla figura seguente. Notiamo infatti che in questo caso (a = 2 < e) l’ampiezza delle oscillazioni si è ridotta, ed il periodo è aumentato: ciò significa che la curva ottenuta al variare di y per x = 0 non è più un coseno, in quanto anche se l’ampiezza è ancora 1 (20 = 1), il periodo è maggiore di 2π. Dunque il numero e è l’unico[43]  [43] In base all’osservazione di cui alla nota precedente, si ha ajy = cos(yln a) + jsin(yln a) a soddisfare l’uguaglianza (10.3) ejy = cosy + jsiny, che valutata per y = π da luogo all’identità di Eulero
e jπ + 1 = 0
giudicata una delle migliori espressioni di bellezza matematica[44]  [44] Vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Identità_di_Eulero,
https://it.wikipedia.org/wiki/Bellezza_matematica
.
Affrontiamo ora la caratterizzazione degli oggetti che sono attraversati dai segnali.
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