3.8 Appendici
3.8.1 Grafico della trasformata di un rettangolo ritardato
Affrontiamo il problema definito a pag.
1. Conviene iniziare esprimendo
X(f) = τsinc(fτ) come
X(f) = τ|sinc(fτ)|e jφ(f)
in cui, adottando la funzione
sgn(x) = x⁄|x| (pag.
42),
φ(f) = π2 {1 − sgn[sinc(fτ)]} ⋅ sgn(f)
alterna valori tra 0 e π in funzione del segno del sinc, in modo che quando sinc è negativo la fase sia π e dunque il fattore e jπ = − 1 ristabilisce il suo corretto valore. Inoltre, il prodotto per sgn(f) rende la fase un segnale dispari.
L’esercizio chiedeva di calcolare la trasformata di
z(t) = x(t − T) = rectτ(t − T), e dunque possiamo dire che la traslazione temporale del
rect determina per
Z(f) uno spettro di modulo ancora pari a
|Z(f)| = τ|sinc(fτ)|, mentre alla fase
φ(f) si aggiunge il contributo
lineare in
f pari a
φ(f) = − 2πfT, ottenendo quindi
Z(f) = τ|sinc(fτ)|e j(φ(f) − 2πfT)
che viene rappresentato in figura, avendo posto
τ = 2 e
T = .5.
3.8.2 Misura di una differenza di fase
Come suggerito a pagina
1, esaminiamo come valutare una differenza di fase tra due sinusoidi, ad esempio quando vogliamo misurare la risposta di fase di un sistema. A questo scopo, prendiamo il grafico (letto su un
oscilloscopio a doppia traccia) dove due sinusoidi con periodo uguale
T hanno un ritardo
τ. Dobbiamo in effetti valutare la semplice
proporzione
τ : T = φ : 2π
in modo da ottenere
φ = 2π τT
ma ora notiamo che la curva blu ha
un ritardo, quindi la sua fase rispetto al seno nero è
− φ. Ma forse la domanda a monte è: perché un intero periodo
T equivale a un angolo uguale a
2π?? Ecco...
- in primo luogo si noti che il rapporto tra la circonferenza C e il diametro d di ogni cerchio è 3.14159… = π, ovvero Cd = π;
- si consideri quindi che il diametro d è doppio del raggio, cioè d = 2r, cosicché Cr = 2π;
- in conclusione quando un punto, ruotando su una circonferenza di raggio unitario, ha compiuto un giro completo, ha percorso una distanza di 2π.
3.8.3 Quanti sono i possibili modi di calcolare una trasformata?
Sia dato il segnale
x(t) = ⎧⎨⎩ 1 − tT con 0 ≤ t ≤ T 0 altrimenti
mostrato in figura. Descrivere quanti più modi possibili di calcolarne lo spettro di densità di energia
Ex(f).
- Si calcola X(f) = F {x(t)} = ∫∞−∞x(t)e −j2πftdt e quindi Ex(f) = |X(f)|2;
- Notando che x(t) = y(t) ⋅ z(t) con y(t) = tri2T(t) e z(t) = rectT⎛⎝t − T2⎞⎠, possiamo scrivere X(f) = Y(f) * Z(f), e quindi si procede come in 1);
- Notiamo che la derivata di x(t) vale g(t) = ddtx(t) = δ(t) − 1T rectT⎛⎝t − T2⎞⎠; questo ci permette di calcolare G(f) come
G(f) = F {g(t)} = 1 − sinc(fT) ⋅ e −jπfT
Otteniamo quindi X(f) = G(f)j2πf, e quindi come in 1);
- Anticipando un risultato del § 7.2.1, è possibile calcolare Rx(τ) = ∫∞−∞x(t)x(t + τ)dt, e quindi Ex(f) = F {Rx(τ)}.
3.8.4 Finestratura e stima spettrale
Applichiamo ora la teoria svolta al §
3.5.2 per speculare sull’interpretazione della trasformata di
x(t) svolta a partire da un segmento
y(t) ottenuto delimitando
x(t) nel tempo mediante moltiplicazione per una
funzione finestra di durata limitata
w(t). La trasformata di
y(t) = x(t)w(t) fornisce infatti il valore
Y(f) = X(f) * W(f), e quindi il
vero spettro X(f) di
x(t) non può essere conosciuto, se non tramite l’effetto della convoluzione con quello
W(f) della funzione finestra
w(t): in questo caso si parla dunque più propriamente di
stima spettrale (vedi §
7.3). Già a pagina
1 si è fatto notare come, se
x(t) = Acos2πf0t e
w(t) = rectT(t), si ottiene che
Wrect(f) = T sinc(fT), e pertanto
F {x(t) ⋅ w(t)} = AT2(sinc[(f − f0)T] + sinc[(f + f0)T])
tanto più diverso dai due impulsi del coseno (vedi Fig.
3.14), quanto più è piccolo
T.
Valutiamo ora gli effetti derivanti dall’uso di una funzione finestra diversa da quella rettangolare. Se ad esempio si sceglie di adottare una finestra
triangolare di eguale durata
T, a partire dalla
(10.57) si ottiene
Wtri(f) = F {w(t) = triT(t)} = T2 ⎡⎣sinc⎛⎝fT2⎞⎠⎤⎦2
Come può essere verificato dalla figura a fianco,
la finestra triangolare esibisce un andamento nel tempo
più dolce (non ha discontinuità di prima specie) rispetto al
rect(t), e ciò si riflette in una maggiore concentrazione della sua trasformata alle frequenze più basse. Infatti
Wtri(f) ha un
lobo principale di estensione
doppia rispetto a
Wrect(f) (il primo zero si trova ad
f = 2T anziché ad
1T), mentre le
code laterali decrescono
più rapidamente, andando a zero come
1f2; infine, il valore
Wtri(f = 0) risulta dimezzato, così come l’area della
wtri(t).
L’andamento del
lobo principale e delle
code di
W(f) si riflette nell’andamento della trasformata del segnale finestrato qualora il segnale originario contenga, ad esempio, più di una frequenza: per la linearità della trasformata, il risultato sarà la replica di
W(f) centrata alle frequenze presenti. La Fig.
3.25
confronta il risultato ottenibile per un segnale contenente due cosinusoidi di frequenza
f0 = 10 e
f1 = 15 Hz, quando delimitato (a sinistra)
mediante una finestra rettangolare di durata (dall’alto in basso)
T = 2,
0.5, e
0.25 secondi, oppure (a destra) mediante una finestra triangolare della stessa durata. E’ possibile distinguere due effetti.
Osserviamo che al diminuire del prodotto (f1 − f0) ⋅ T, le due trasformate W(f) interagiscono, fino ad esibire un andamento complessivo in cui non è più possibile distinguere la presenza di due diversi toni. Il fenomeno illustrato avviene tanto prima, quanto più il lobo principale di W(f) è esteso; pertanto, l’uso di una finestra triangolare peggiora la situazione: in effetti, la finestra rettangolare è quella che permette la migliore capacità di distinguere due toni.
Detto
leakage in inglese, indica
l’influenza che una determinata componente spettrale ha nei confronti delle altre porzioni dello spettro: ad esempio, la prima riga di fig.
3.25 mostra come adottando
w(t) = triT(t) si ottiene un
Y(f) più simile a quello di due toni, piuttosto che con un
rectT(t). Ciò è dovuto alle
ampie code di
Wrect(f) = T sinc(fT) che appunto
infiltrano il contenuto energetico di ciascun tono a frequenze anche distanti, mentre nel caso di
w(t) = triT(t) ciò avviene in forma assai ridotta, evitando di mostrare
artefatti.
Considerazioni di questo tipo possono far preferire una tra le diverse possibili proposte di funzione finestra, in dipendenza dal particolare obiettivo della stima spettrale (§
7.3).
3.8.5 Gli esponenziali complessi come base ortogonale
Al §
3.1 sono esposte similitudini tra la serie e la trasformata di Fourier; chiediamoci ora se le funzioni
e j2πft possano anche in questo caso essere considerate come una base
ortonormale (pag.
1), e se la
(10.31) sia una
proiezione di
x(t) lungo tali vettori.
Un primo ostacolo è rappresentato dal fatto che ora la cardinalità dello spazio di rappresentazione risulta veramente
infinita, e non più infinita
numerabile come per la serie. Ma l’ostacolo maggiore sembra essere che le funzioni
e j2πft non sono segnali impulsivi, e neanche di energia: infatti
e j2πfte −j2πft = 1, e dunque la definizione di prodotto scalare
(10.35) e di norma fornisce
∫∞−∞e j2πfte −j2πftdt = ∞. Ma se proviamo ad effettuare il calcolo del prodotto scalare tra due esponenziali
e j2πft ed
e j2πλt come risultato di un passaggio al limite, otteniamo
limτ → ∞τ⁄2⌠⌡ − τ⁄2e j2πfte −j2πλtdt = limτ → ∞τ⁄2⌠⌡ − τ⁄2e j2π(f − λ)tdt = limτ → ∞ τ ⋅ sinc((f − λ)τ) = δ(f − λ)
in cui si è fatto uso del risultato
(10.33) e del fatto che l’ultimo limite tende ad un impulso di Dirac, come mostrato al §
3.4, ottenendo che
⟨e j2πft, e j2πλt⟩ = δ(f − λ) = ⎧⎨⎩ 0 se f ≠ λ ∞ se f = λ . Se poi applichiamo agli esponenziali la definizione di prodotto interno
per segnali di potenza (10.28), si ottiene che
⟨e j2πft, e j2πλt⟩pot = limτ → ∞ 1τ τ sinc((f − λ)τ) = ⎧⎨⎩ 0 se f ≠ λ 1 se f = λ
permettendo dunque di dichiarare la base
{e j2πft} come
ortonormale per lo spazio dei segnali
di potenza.
Effettivamente, visto che l’introduzione dell’impulso
δ(.) permette di estendere l’operatore di trasformata di Fourier anche al caso dei segnali periodici (pag.
1), che sono di potenza, sembra sensato considerare quest’ultimo come lo spazio corretto in cui individuare le funzioni della base che permette la rappresentazione
x(t) = ∫∞−∞X(f)e j2πftdf dei segnali
x(t) nei termini della corrispondente trasformata di Fourier
X(f) = ∫∞−∞x(t)e −j2πftdt.
3.8.6 Trasformata di un gradino
Definiamo la funzione gradino come
u(t) = ⎧⎨⎩ 1 per t > 0 12 per t = 0 0 per t < 0 che, fornendo
∫∞−∞|u(t)|dt = ∞, non dovrebbe avere una trasformata
U(f). Proviamo allora a gestire il gradino nelle vesti di una
distribuzione, ed in modo simile a quanto fatto al §
91 per la costante, lo rappresentiamo come il limite a cui tende una
successione u(t) = limα → 0 uα(t), dei cui elementi valutare la trasformata
Uα(f) = F {uα(t)}, e adottare
U(f) = limα → 0 Uα(f) come trasformata di
u(t). Scegliamo quindi
uα(t) = e − αt per
t > 0 che effettivamente converge a
u(t) per
α → 0, e troviamo
Mentre per la parte immaginaria risulta che
UIm(f) = limα → 0ℑ{Uα(f)} = limα → 0 − 2πfα2 + (2πf)2 = − 12πf
e
va bene così, il limite della parte reale della
(10.65) URe(f) = limα → 0 αα2 + (2πf)2 assume invece la forma indeterminata
00 se anche
f → 0. Per tentare di capire
cosa manca, proviamo ad antitrasformare
jUIm(f), ottenendo
F −1⎧⎩ − j2πf⎫⎭ = ∞⌠⌡ −∞e j2πftj2πf df = ∞⌠⌡ −∞cos2πftj2πf df + j∞⌠⌡ −∞sin2πftj2πf df = = ∞⌠⌡ −∞sin2πft2πf df = t∞⌠⌡ −∞sinc(2ft) df = t2|t| = 12 sgn(t)
dato che
cos2πftj2πf è una funzione dispari e dunque dà integrale nullo, mentre la penultima uguaglianza sfrutta il risultato
(10.39).
Ci siamo quasi! Infatti, il gradino può essere riscritto come
u(t) = 12 + 12 sgn(t) (vedi la figura a lato), e in questo modo ci accorgiamo che mentre
jUIm(f) = − j2πf è la trasformata di
12 sgn(t),
URe(f) deve necessariamente convergere alla trasformata di
12, ovvero ad un impulso di area
12, permettendo finalmente di scrivere
U(f) = F {u(t)} = 12 ⎛⎝δ(f) − jπf⎞⎠
Sembrano conti troppo contorti? In realtà l’abbiamo
fatta semplice....
3.8.7 Proprietà della trasformata di Fourier
Uno schema riassuntivo delle relazioni illustrate nel capitolo
Proprietà |
z(t) |
Z(f) = F {z(t)} |
Linearità |
ax(t) + by(t) |
aX(f) + bY(f) |
Coniugato |
x*(t) |
X*(−f) |
Cambiamento di scala |
x(at) |
1a X⎛⎝fa⎞⎠ |
Ritardo |
x(t − T) |
X(f)e −j2πfT |
Traslazione in frequenza |
x(t)e j2πf0t |
X(f − f0) |
Modulazione di ampiezza |
x(t)cos2πf0t |
12X(f − f0) + 12X(f + f0) |
Prodotto in frequenza |
∫∞−∞x(τ) y(t − τ) dτ |
X(f)Y(f) |
Prodotto nel tempo |
x(t)y(t) |
∫∞−∞X(σ) Y(f − σ) dσ |
Dualità |
X(t) |
x(−f) |
Simmetria coniugata |
x(t) reale |
X(f) = X*(−f) |
Derivazione |
ddt x(t) |
j2πf ⋅ X(f) |
Integrazione |
∫t−∞x(θ)dθ |
X(f)j2πf + 12 δ(f)X(0) |
3.8.8 Trasformate di segnali
Un sommario dei risultati per alcune trasformate
x(t) |
X(f) |
P ⁄ E |
P(f) ⁄ E(f) |
|
cos(2πf0t + φ) |
12 e jφδ(f − f0) + |
12 |
14δ(f − f0) + |
|
|
12 e −jφδ(f + f0) |
|
14δ(f − f0) |
|
A |
A ⋅ δ(f) |
A2 |
A2 ⋅ δ(f) |
|
A ⋅ rectτ(t) |
A ⋅ τ sinc(fτ) |
A2 ⋅ τ |
A2 ⋅ τ2 sinc2(fτ) |
|
A ⋅ tri2τ(t) |
A ⋅ τ sinc2(fτ) (1) |
A2 ⋅ 23 ⋅ τ |
A2 ⋅ τ2 sinc4(fτ) |
|
e− βt, t ≥ 0 |
1β + j2πf (2) |
|
1β2 + 4(πf)2 |
|
e− β|t| |
2ββ2 + 4(πf)2 (3) |
|
4β2β4 + 8(πβf)2 + 16(πf)4 |
|
e− t22σ2 |
σ√2πe− (σ2πf)22 (4) |
|
2πσ2 e− (σ2πf)2 |
|
⎧⎨⎩ 1 con t > 0 0 con t < 0 |
12⎛⎝δ(f) − jπf⎞⎠ (5) |
|
|
|
∑∞m = −∞δ(t − mT) |
1T ∑∞n = −∞δ⎛⎝f − nT⎞⎠ (6) |
|
|
|
- Per il risultato di F { tri2τ(t)}, vedi esercizio a pag. 1;
- per il risultato di F {e− βt}, vedi nota 205 a pag. 5.1;
- per il risultato di F {e− β|t|}, vedi nota 380 a pag. 7.4;
- per il risultato di F {e− t22σ2}, vedi nota 279 a pag. 6.2;
- per la trasformata della funzione gradino, vedi § 3.8.6;
- per la trasformata del, treno di impulsi, vedi § 3.7.