Una TV Internet per trasmettere da casa propria
Alessandro Falaschi
Abstract
Un conto è fare un video e caricarlo su YouTube, tutt’altra cosa è
realizzare lo streaming in diretta di un evento interessante e
raggiungere in questo modo milioni di persone. Dopo aver passato in
rassegna i servizi esistenti, ed averne discusso i limiti, viene
presentata una soluzione che fa uso delle tecniche peer-to-peer già
note per il file sharing, ma qui adattate alla trasmissione in diretta.
La modalità peer to peer consente di raggiungere un numero virtualmente
illimitato di spettatori, senza bisogno di infrastrutture terze, dato
che ogni spettatore partecipa direttamente al processo di
redistribuzione dei contenuti. Come effetto collaterale, la
trasmissione non dipende da nessun editore!
Introduzione
La società è da sempre modellata dagli avanzamenti della tecnologia,
dalla scoperta del fuoco e della ruota, alla stampa, ai trasporti e le
comunicazioni. Con l’industrializzazione i produttori di beni e servizi
hanno aggiunto la componente capitalistica, e così assistiamo a
processi monopolistici come quelli della grande distribuzione
alimentare, della produzione petrolifera, dell’industria farmaceutica,
che prosperano proprio in virtù del potere conferito loro dai bisogni
indotti nella popolazione. Il vertice di questo processo di
sfruttamento del materiale umano si raggiunge con i mezzi di
comunicazione che permeano i nostri giorni, dal telefono alla TV ad
Internet, che non esisterebbero senza le comunicazioni che veicolano:
queste ultime perdono quindi la loro individualità, e divengono esse
stesse il bene che viene rivenduto, cosicché il suo produttore
originario non solo ne resta spogliato, ma addirittura vede la
propria attenzione rivenduta agli inserzionisti pubblicitari!
Fortunatamente il principio alla base dello sviluppo di Internet,
ovverosia offrire un substrato di facilitazione allo sviluppo di nuovi
servizi prodotti e consumati ai bordi della rete stessa,
consente ancora la convivenza tra monopolisti ed artigiani, tra
industria e comunità. Nel seguito discuteremo di come riconquistare un
presenza nel mezzo televisivo, e di come rendersi indipendenti da
intermediari di ogni sorta.
Da uno a molti
Mentre la tradizionale TV broadcast diffusa via etere non soffre di
limitazioni legate al numero di spettatori, in quanto una volta
trasmesso il segnale radio, questo può essere ricevuto
indifferentemente da 1, 1000, od un milione di spettatori, il
tradizionale schema delle comunicazioni via Internet è il cosiddetto
modello client-server, in cui gli individui interessati ad un
contenuto lo richiedono ad una entità centralizzata che lo
detiene, e che si occupa di distribuirlo individualmente ad ognuno,
realizzando il cosiddetto unicast. All’aumentare del numero dei
richiedenti, il server deve essere potenziato e replicato, e la banda
di uscita dalla server farm deve crescere proporzionalmente
all’aumento della domanda, al punto da dover necessariamente disporre
di una fonte di finanziamento e remunerazione. Nel caso della diretta
TV questa problematica è ulteriormente complicata dal fatto che il
flusso informativo è continuativo: ad esempio, 100.000 spettatori di
una diretta codificata a 400 kbps necessitano di una banda di uscita
dal server pari a 105⋅4⋅105 = 4⋅1010 = 40
Gigabit al secondo! Questo valore è al limite della capacità
degli attuali collegamenti in fibra ottica, e pone un serio vincolo
alla possibilità di raggiungere un numero di spettatori vagamente
comparabile a quello della TV broadcast.
La soluzione ad oggi adottata dai sistemi di televisione Internet sono
le cosiddette
Content Delivery Network (o
cdn), che consistono in un meccanismo di
replica
dello stesso contenuto su di un numero molto elevato di siti-copia,
sparsi in tutto il mondo. Quando un client esegue la richiesta di uno
di questi contenuti, la richiesta stessa viene
reindirizzata
presso il sito-copia a lui
più vicino, in modo da ripartire
flussi anche molto elevati di richieste su server diversi, e
risparmiare banda sui collegamenti a lunga distanza.
Nel caso in cui gli oggetti richiesti non siano pagine web, immagini od
altri contenuti ben definiti, ma flussi multimediali in diretta, il
meccanismo di replica sarà basato su di un vero e proprio
albero di
distribuzione.
Ci pensano loro
Praticamente ogni fornitore di servizi di live streaming
attualmente esistente si appoggia ad una cdn.
Di seguito proponiamo un elenco (parziale) di Internet TV, che
permettono di inviare un proprio feed multimediale catturato tramite
webcam, telefonino, o qualcosa di più professionale, al loro sito, che
si occupa di renderlo disponibile al grande pubblico.
Ustream
con uffici a Los Angeles, Tokyo, e Budapest, trae la sua origine da
esperimenti per permettere ai militari americani in Iraq di parlare con
casa
Justin.tv
con base a S. Francisco, il suo ideatore iniziò trasmettendo la propria
vita per tre mesi ininterrotti; oggi ospita svariati argomenti
nel cui ambito trasmettono innumerevoli soggetti; vanta inoltre delle
condizioni di servizio volte ad impedire l’immissione di contenuti
ritenuti non graditi
Livestream
con sede a New York, per poter trasmettere occorre pagare una tariffa;
il proprio canale può quindi essere condiviso facilmente attraverso
social networks e/o incorporato in altri siti. Propone (a pagamento)
suoi strumenti di codifica e produzione
Bambuser
con sede in Svezia, è da citare il fatto che sia stata censurata
durante le rivolte egiziane e siriane dai rispettivi governi
BlogTV
basata in Israele, sembra più orientata ai singoli individui; la
versione a pagamento permette di selezionare l’insieme dei possibili
spettatori
DaCast
con sedi a S. Francisco e Parigi, offre un servizio a pagamento con un free
trial, e permette di monetizzare i propri ascolti, potendo
chiedere tariffe pay per view il cui metodo di pagamento è
incorporato nel player stesso
Vokle
con base in California, aggiunge allo schema classico la possibilità
per gli spettatori di inviare commenti e domande in formato testo, che
costituiscono successivamente dei punti di ingresso temporali
alla versione registrata della trasmissione
Stickcam
basata a Los Angeles e lanciata nel 2005, offre un servizio gratuito
usato prevalentemente da singoli individui, permettendo agli spettatori
di inviare a loro volta la propria immagine.
Videoritrovi Google
l’ultima arrivata, ma visto che Google possiede anche YouTube, c’è da
aspettarsi un notevole impatto, purché non si abbia il timore di essere
spiati di continuo...
Tutti i siti permettono la ricezione mediante il
flash player
incorporato nei web browser dei diversi sistemi operativi, e che viene
spesso usato anche come mezzo di trasmissione da chi conferisce il
contenuto; alcuni permettono di conseguire una migliore qualità
adottando un codificatore diverso da quello disponibile con Flash,
oppure permettono di creare la diretta anche a partire da uno
smartphone.
Diversi di questi siti comprendono servizi aggiuntivi come ad
es. una chat tra gli spettatori, e consentono di incorporare il
risultato della trasmissione in altri siti, così come nei social
network. Gli stessi contenuti restano poi in genere memorizzati, per
essere acceduti anche successivamente all’evento in diretta.
Uniamo le forze
Purtroppo siamo abituati ad usufruire passivamente di servizi messi a
disposizione da terze parti, senza neanche chiederci coma fa chi ci
offre un servizio gratuito a rientrare degli investimenti, e che uso
verrà fatto dei contenuti che abbiamo conferito. Ma se è vero che
quando guardiamo un programma di una TV tradizionale, il massimo
livello di condivisione possibile è guardarlo assieme alle persone con
cui abitiamo, ricevere lo stesso contenuto via rete allarga il nostro
“vicinato” a tutte le persone
in quel momento in rete! Così, la
stessa informazione ricevuta, può essere
redistribuita agli
altri a cui interessa, così come già avviene con i meccanismi di file
sharing noti come applicazioni
peer to peer. In tal modo
assistere ad una trasmissione non ci obbliga più ad essere soggetti
puramente passivi, ma ci consente di contribuire alla sua diffusione,
scavalcando il collo di bottiglia dell’unicast:
più siamo ad
guardarlo, e meglio si vede! A differenza del file sharing, in cui
un brano scaricato può essere ascoltato solo dopo averne terminata la
ricezione completa, queste tecniche una volta applicate alla
trasmissione in diretta richiedono di essere adattate e
particolarizzate, dato che i contenuti devono arrivare in tempo utile
per poter essere riprodotti, e questo determina tra gli spettatori
l’esistenza di
sotto-comunità di interesse, costituite da tutti
coloro che hanno un ritardo di riproduzione simile, e nel cui ambito
trovare i peer con cui scambiare i dati mancanti con quelli localmente
disponibili. A partire da fine anni ’00 sono state sviluppate alcune
applicazioni
orientate a questo scopo, ma il cui codice non è pubblico, come non è
noto il loro reale meccanismo operativo.
Peerstreamer
Il tema della diretta Internet è ricaduto tra gli interessi della
comunità europea, che ha finanziato il progetto europeo
NapaWine ,
ora concluso, rilasciando i risultati in opensource, in modo che da
questi sia possibile derivare ulteriori sviluppi integrando le diverse
esigenze che si manifestano in base al suo utilizzo. In particolare, la
versione che continua ad essere manutenuta è reperibile presso il sito
peerstreamer.org,
che offre, a scopo di test, la ricezione di alcune emittenti televisive
tradizionali, originariamente diffuse via etere mediante
dvb-t, e quindi distribuite via peerstreamer
a partire da diversi computer-sorgente. Ma mentre un sistema peer to
peer tradizionale si occupa solo della fase di
trasmissione dei
contenuti, Peerstreamer gestisce anche la visualizzazione degli
stessi man mano che arrivano, e per questo non utilizza il Flash
player, ma una applicazione a sè stante, che quando parte scarica un
indice con i parametri dei canali disponibili, indicando inoltre quale
sia il computer-sorgente che è alla radice della distribuzione di quel
canale, e che consente a peerstreamer di conoscere anche gli altri peer
a cui rivolgersi per non sovraccaricare la sorgente.
Kitchen TV
Mentre il progetto Peerstreamer si concentra sull’efficienza del
protocollo di condivisione, il progetto KitchenTV
è orientato a facilitare la configurazione dei computer-sorgente,
consentendo di scegliere il dispositivo di ingresso audio-video ed i
parametri della codifica, per poi trasmettere queste informazioni ad
una entità che provvede a mantenere aggiornato il file-indice con i
riferimenti alle trasmissioni effettivamente in corso. Per il resto,
utilizza il medesimo codice distribuito con Peerstreamer. Il nome
KitchenTV fu scelto alcuni anni orsono, a simbolo di una particolare
facilità di creazione di una trasmissione televisiva, fosse anche dalla
cucina di casa propria!
Lo studio di cucina
Trattiamo ora l’argomento della qualità a cui siamo abituati
nell’assistere ai programmi televisivi. I rientri economici di
trasmissioni con elevata share permettono di usufruire di studi
di produzione bene attrezzati ed equipaggiati, e di pagare personale
competente e qualificato: curando luci, microfoni, telecamere multiple,
scenografia, si ottiene un risultato professionale e di qualità, che ci
tiene incollati allo schermo. Proporre una trasmissione
realizzata con una webcam fissa, condizioni di luce precarie, ed un
unico microfono panoramico non in grado di eliminare il rimbombo
ambientale, è quanto di più lontano dalla idea più comune di
trasmissione televisiva, e serve una reale motivazione per continuarne
la visione oltre pochi secondi.
Senza voler a tutti i costi replicare l’aspetto dei migliori programmi
televisivi, esistono applicazioni orientate alla produzione live,
che permettono il missaggio audio e video di diverse sorgenti (webcam o
telecamere) contemporaneamente attive, l’inserimento di testi e
sottotitoli, la sovrimpressione di loghi ed altre immagini, la
finestratura, l’applicazione di dissolvenze ai cambi di scena,
l’applicazione di effetti speciali e del chroma-key,
l’inserimento di videoclip e jingle... limitandoci all’ambito Linux,
troviamo
WebcamStudio
realizzato in Java, consente di effettuare la regia video live di più
sorgenti contemporanee, e sotto Linux crea una webcam virtuale
da cui prelevare il risultato
Freeseer
orientato alla registrazione di presentazioni, si evolve in direzione
dello streaming
Per le architetture Windows e Mac sono pure
disponibili applicazioni gratuite,
mentre adottando alcuni prodotti a pagamento
i risultati tendono al professionale.
La TV è
cambiata, cambiamo la TV
Non stiamo parlando (solo) di sostituire il vecchio, ingombrante tubo
catodico con un modello ultra sottile a led,
ma di assistere al declino della visione passiva di quanto ci viene
propinato, complice la nostra pigrizia, da chi detiene il potere di
entrare in tutte le nostre case per poi svolgere un incessante lavaggio
del cervello. Abbiamo mostrato come sia semplice produrre programmi di
qualità, con mezzi alla portata di tutti, ed altrettanto semplice
organizzare la sua diffusione mediante servizi preesistenti, od
architetture peer to peer indipendenti. Quello che in effetti ancora
manca alla nostra video-rivoluzione, è di disporre di un nuovo scatolo
da collegare sia alla TV che ad Internet, capace di tramutare il
telecomando in un mouse virtuale e permetterci così di
scegliere cosa guardare o ascoltare, tra tutto ciò che la rete può
offrirci. Wow!
Non è che ne siamo poi così lontani: esistono diverse applicazioni per
computer
che già svolgono questa funzione, visualizzando il risultato
direttamente sul monitor del pc, oppure sul TV; a volte questi stessi
programmi sono incorporati in appositi scatoli
dedicati allo scopo e da collegare al TV, oppure in televisori
intelligenti che dispongono di un proprio collegamento Internet ed
incorporano uno dei software precedenti.
In genere questi elettrodomestici del nuovo millennio accedono
ai contenuti offerti da siti e/cdn
preesistenti, oppure alle teche casalinghe di musica e film
presenti nell’hd, ma non è raro che
offrano la possibilità di adottare nuovi plugin per incorporare
nuove fonti e meccanismi di recupero. Una ulteriore spinta verso la
fine della TV per come la conosciamo, è data dal diffondersi di smartphone
e tablet, oggetti sempre meno simili ad un telefono, ma neanche
poi così simili ad un computer, mentre quel che è certo è che è sempre
più facile interagire con lo schermo, ed usarlo per visualizzare
qualunque cosa, recuperata in uno di mille modi possibili.
L’ultima sfida quindi è quella di uscire dal proprio computer
(e da quello di chi segue il nostro programma) ed entrare
invece direttamente nell’apparecchio televisivo. O detto in forma meno
metaforica, la sfida è di adattare la tecnologia di live TV peer to
peer alle smart tv e media boxes emergenti, ed arrivare
ad una usabilità tale non non farci neanche lontanamente rimpiangere
l’unico vero pregio della TV tradizionale: tu la accendi, e lei
funziona da sola!