Gelmini? no, grazie
Posted on Oct. 24, 2008 at 10:06 AM
Essendo un universitario, mi sento in diritto di prendere una posizione: chiunque mi conosce può testimoniare come io possa essere tutto, fuorché facinoroso; rifiuto di sentirmi fomentato, e testimonio come l'opposizione alle iniziative del ministro della (d)istruzione siano assolutamente orizzontali, ovvero condivise da studenti e docenti. ... taccio sui genitori, purtroppo grandi assenti, ma sapete, all'Università non abbiamo potere di convocarli...
In quanto alla ministra, che per riuscire a passare l'esame di stato da Avvocato, ha dovuto addirittura cambiare la residenza, ma come potrebbe (in un paese normale) una furbetta del genere, solo lontanamente aspirare di far parte di un governo della repubblica? ... per non parlare della ministra dei calendari, che pur di aggregare consensi, rinnega se stessa, prendendosela addirittura con chi fa soldi con il proprio corpo ???
Eppure questi soggetti sono lì, seduti sui banchi del governo, diffondendo un messaggio totalmente diseducativo alla popolazione studentesca (e non solo), dando la netta sensazione che nella vita la conoscenza, lo studio, il sacrificio, lo spirito critico siano ben poca cosa rispetto alla abilità di sapersi muovere e seguire le correnti. Di fronte a ciò, e di fronte all'evidenza che le proposte di riforma per decreto non hanno nulla di culturale, ma si limitano ad una (discutibile) operazione finanziaria, allora si insinua un timore vero, il timore che tutto ciò sia solo una parte di un disegno politico ben più grosso. La storia si ripete? Speriamo di no!!
Piero Calamandrei - discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950
Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico