La crisi della finanza e' una crisi sociale, globale, etica, mentale, politica o fiscale?

Posted on Nov. 28, 2008 at 02:56 PM

L'altra sera ho partecipato ad un interessante dibattito, durante il quale è stato distribuita una MINI GUIDA PER CAPIRE LA CRISI DELLA FINANZA, che vi consiglio caldamente di scaricare, stampare, leggere e distribuire.

Essenzialmente, il motivo per il quale ora tutti parlano di pericolo recessione, che alla fin fine vuol dire disoccupazione (o peggio), è che i signori che vivono con i soldi degli altri, non prestano alcun rispetto né verso il denaro, né verso chi glielo dà, né a riguardo dei soggetti a cui lo prestano. Infatti, a quanto pare i mutui sub-prime americani sono andati in crisi perchè sono stati concessi accettando come garanzia la casa stessa da acquistare, e poi rivendendo il credito, coprendolo con l'assicurazione, usandolo come garanzia per chiedere un prestito ad una altra banca. Quindi, il risultato è stato impacchettato in obbligazioni strutturate, da spalmare sul pianeta, finché l'insolvibilità dei primi soggetti, associata al crollo del mercato immobiliare americano (cose tutto sommato fenomeni molto locali), hanno determinato una serie di reazioni a catena che si sono propagate dai paesi ricchi verso quelli poveri, e poi avanti e indietro coinvolgendo tutto.

E' ancora lecito, a questo punto, dare la colpa di tutto alla natura emozionale dei mercati? Oppure non ha più senso equiparare questi allegri finanzieri a criminali di guerra, o agli sciacalli che si approfittano delle miserie altrui? E allora mi chiedo: come è possibile che persone sensate e razionali come pensionati, padri di famiglia, dipendenti e risparmiatori, possano affidare i propri sudati risparmi a questi titoli spazzatura? Forse la società moderna è talmente rimbambita dalla televisione, da dare più credito ad un qualunque promotore finanziario, che al vicino di casa? Forse, siamo tutti così dementi da affidare le nostre pensioni al mercato azionario?

Ma non esiste solo il fenomeno dei mutui subprime e dei suoi derivati... vogliamo parlare dei paradisi fiscali, per cui se faccio vendere a 10$ le scarpe prodotte dalla mia fabbrica in Cina, ad una mia società residente nelle isole Cayman, e poi le ricompero in Italia a 100$, e qui le vendo a 100$, in Italia non mi risultano profitti (e non pago tasse), mentre sui 90$ di profitto fatti da Caymano, non pago le tasse comunque? Mi chiedo: perché nessuno dichiara guerra alle isole Cayman? Forse perché fanno troppo comodo a quel tipo di gente che anziché agli interessi comuni, bada esclusivamente ai propri?

Rendiamoci conto che, mentre i furbetti del quartierino trovano mille e uno modi per evadere le tasse, chi fornisce la garanzia ultima di riparare e ripianare gli effetti delle speculazioni siamo sempre noi, i dipendenti che con le proprie tasse vanno a salvare i proprio stessi carnefici. Io personalmente, sarei anche contento di pagare le tasse, finché servono a fare cose utili!

Per tenersi informati: Campagna per la riforma della banca mondiale