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La questione dell'IVA dal 2025 si fa seria?
Cita da Alef su 10 Ottobre 2024, 1:40Tra i vantaggi del costituire una associazione, figura l'esonero dal pagamento dell'IVA, da cui l'inutilità di dotarsi della relativa partita, a meno che non si prevedano attività commerciali continuative.
Però, andando a scavare meglio, sembra che di qui a qualche mese le donazioni ricevute da una associazione culturale debbano essere comunque fatturate, anche se con aliquota IVA nulla, da cui deriva la necessità di aprire comunque la partita, e quindi dover affrontare gli obblighi derivanti, anche se... non c'è IVA da versare. Tecnicamente, si parla di un passaggio da esclusione a esenzione, e ciò a partire dal 1° gennaio 2025, in virtù di un adeguamento a normativa europea. Presso cantiereterzosettore.it troviamo un approfondimento, ed una illuminante tabella a riguardo delle attività esenti, ed imponibili.
Inutile dire che c'è preoccupazione nell'aria, a cui personalmente mi associo.
Tra i vantaggi del costituire una associazione, figura l'esonero dal pagamento dell'IVA, da cui l'inutilità di dotarsi della relativa partita, a meno che non si prevedano attività commerciali continuative.
Però, andando a scavare meglio, sembra che di qui a qualche mese le donazioni ricevute da una associazione culturale debbano essere comunque fatturate, anche se con aliquota IVA nulla, da cui deriva la necessità di aprire comunque la partita, e quindi dover affrontare gli obblighi derivanti, anche se... non c'è IVA da versare. Tecnicamente, si parla di un passaggio da esclusione a esenzione, e ciò a partire dal 1° gennaio 2025, in virtù di un adeguamento a normativa europea. Presso cantiereterzosettore.it troviamo un approfondimento, ed una illuminante tabella a riguardo delle attività esenti, ed imponibili.
Inutile dire che c'è preoccupazione nell'aria, a cui personalmente mi associo.
Cita da cladigi88 su 10 Ottobre 2024, 12:29Un fardello inutile per rettificare le magagne causate da altri, ossia da chi senza scrupolo è agito in modo disonesto dietro scopi associativi magari a fini positivi... Passa un pò la voglia così... tanto è vero che il tizio del blog intende chiudere l'associazione per sottrarsi alla via crucis burocratica che ne consegue...
Un fardello inutile per rettificare le magagne causate da altri, ossia da chi senza scrupolo è agito in modo disonesto dietro scopi associativi magari a fini positivi... Passa un pò la voglia così... tanto è vero che il tizio del blog intende chiudere l'associazione per sottrarsi alla via crucis burocratica che ne consegue...
Cita da Alef su 10 Ottobre 2024, 19:47Allora, forse non tutto è perduto. Presso LexDo trovo una pagina che pur menzionando la questione del 1/1/25, continua ad affermare che una associazione non deve aprire una partita IVA se percepisce solo:
- entrate istituzionali, che consistono nelle quote versate dagli associati per l'iscrizione all'associazione e i successivi rinnovi
- donazioni erogate da enti, aziende e privati (associati e non) per sostenere gli scopi dell'organizzazione
- entrate "decommercializzate" per legge, ad esempio le raccolte fondi o i ricavi delle vendite occasionali di prodotti di modico valore (entro €50) o i contributi corrisposti da enti pubblici sulla base di apposite convenzioni
mentre invece va aperta se ha entrate derivanti da una o più attività commerciali, come ad esempio
- ingressi a pagamento di eventi
- somministrazione di alimenti e/o bevande
- sponsorizzazioni e pubblicità
Quel che cambia con la normativa che scatta il 1/1/25 è che
- mentre prima erano considerate commerciali solo le attività rivolte verso i non iscritti all'associazione
- dal 2025 sarà considerata attività commerciale l'offerta di servizi a pagamento anche se rivolta esclusivamente ai propri associati
Morale: se noi ci limitiamo a ricevere donazioni da privati, a parte che queste non sono necessariamente quote associative, comunque non sono attività commerciali, e dunque non è necessario fatturarle. Inoltre la scelta di non ospitare pubblicità nel sito sembra evitarci il rischio di riceve pagamenti commerciali. E tanto meno è prevista l'offerta di servizi a pagamento, che siano per i non iscritti, o per i soci.
Almeno per ora, questo è quanto mi sembra di aver capito.
Allora, forse non tutto è perduto. Presso LexDo trovo una pagina che pur menzionando la questione del 1/1/25, continua ad affermare che una associazione non deve aprire una partita IVA se percepisce solo:
- entrate istituzionali, che consistono nelle quote versate dagli associati per l'iscrizione all'associazione e i successivi rinnovi
- donazioni erogate da enti, aziende e privati (associati e non) per sostenere gli scopi dell'organizzazione
- entrate "decommercializzate" per legge, ad esempio le raccolte fondi o i ricavi delle vendite occasionali di prodotti di modico valore (entro €50) o i contributi corrisposti da enti pubblici sulla base di apposite convenzioni
mentre invece va aperta se ha entrate derivanti da una o più attività commerciali, come ad esempio
- ingressi a pagamento di eventi
- somministrazione di alimenti e/o bevande
- sponsorizzazioni e pubblicità
Quel che cambia con la normativa che scatta il 1/1/25 è che
- mentre prima erano considerate commerciali solo le attività rivolte verso i non iscritti all'associazione
- dal 2025 sarà considerata attività commerciale l'offerta di servizi a pagamento anche se rivolta esclusivamente ai propri associati
Morale: se noi ci limitiamo a ricevere donazioni da privati, a parte che queste non sono necessariamente quote associative, comunque non sono attività commerciali, e dunque non è necessario fatturarle. Inoltre la scelta di non ospitare pubblicità nel sito sembra evitarci il rischio di riceve pagamenti commerciali. E tanto meno è prevista l'offerta di servizi a pagamento, che siano per i non iscritti, o per i soci.
Almeno per ora, questo è quanto mi sembra di aver capito.
Basato sul lavoro di Thomas Belser