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La questione dell'IVA dal 2025 si fa seria?

Tra i vantaggi del costituire una associazione, figura l'esonero dal pagamento dell'IVA, da cui l'inutilità di dotarsi della relativa partita, a meno che non si prevedano attività commerciali continuative.

Però, andando a scavare meglio, sembra che di qui a qualche mese le donazioni ricevute da una associazione culturale  debbano essere comunque fatturate, anche se con aliquota IVA nulla, da cui deriva la necessità di aprire comunque la partita, e quindi dover affrontare gli obblighi derivanti, anche se... non c'è IVA da versare. Tecnicamente, si parla di un passaggio da esclusione a esenzione, e ciò a partire dal 1° gennaio 2025, in virtù di un adeguamento a normativa europea. Presso cantiereterzosettore.it troviamo un approfondimento, ed una illuminante tabella a riguardo delle attività esenti, ed imponibili.

Inutile dire che c'è preoccupazione nell'aria, a cui personalmente mi associo.

Un fardello inutile per rettificare le magagne causate da altri, ossia da chi senza scrupolo è agito in modo disonesto dietro scopi associativi magari a fini positivi... Passa un pò la voglia così... tanto è vero che il tizio del blog intende chiudere l'associazione per sottrarsi alla via crucis burocratica che ne consegue...

Allora, forse non tutto è perduto. Presso LexDo trovo una pagina che pur menzionando la questione del 1/1/25, continua ad affermare che una associazione non deve aprire una partita IVA se percepisce solo:

  • entrate istituzionali, che consistono nelle quote versate dagli associati per l'iscrizione all'associazione e i successivi rinnovi
  • donazioni erogate da enti, aziende e privati (associati e non) per sostenere gli scopi dell'organizzazione
  • entrate "decommercializzate" per legge, ad esempio le raccolte fondi o i ricavi delle vendite occasionali di prodotti di modico valore (entro €50) o i contributi corrisposti da enti pubblici sulla base di apposite convenzioni

mentre invece va aperta se ha entrate derivanti da una o più attività commerciali, come ad esempio

  • ingressi a pagamento di eventi
  • somministrazione di alimenti e/o bevande
  • sponsorizzazioni e pubblicità

Quel che cambia con la normativa che scatta il 1/1/25 è che

  • mentre prima erano considerate commerciali solo le attività rivolte verso i non iscritti all'associazione
  • dal 2025 sarà considerata attività commerciale l'offerta di servizi a pagamento anche se rivolta esclusivamente ai propri associati

Morale: se noi ci limitiamo a ricevere donazioni da privati, a parte che queste non sono necessariamente quote associative, comunque non sono attività commerciali, e dunque non è necessario fatturarle. Inoltre la scelta di non ospitare pubblicità nel sito sembra evitarci il rischio di riceve pagamenti commerciali. E tanto meno è prevista l'offerta di servizi a pagamento, che siano per i non iscritti, o per i soci.

Almeno per ora, questo è quanto mi sembra di aver capito.

Chiaro.

Alef ha reagito a questo messaggio.
Alef
Basato sul lavoro di Thomas Belser