14.9
Sistemi a spettro espanso↓
In questa tecnica di modulazione la stessa banda
di frequenze è utilizzata contemporaneamente da più trasmissioni
differenti, che non interferiscono tra loro grazie all’uso di forme
d’onda mutuamente ortogonali; ciò avviene adottando una opportuna
trasformazione
del messaggio da trasmettere, in modo che questo occupi una banda molto
maggiore di quella originaria, e sulla manipolazione inversa in
ricezione: tale caratteristica è quindi indicata con il termine di
spread
spectrum,
e la tecnica di trasmissione risultante prende anche il nome di
multiplazione
a divisione di codice↓
o
cdm↓.
Sebbene la doppia operazione di spreading/despreading
non produca nessun vantaggio effettivo nei riguardi delle prestazioni
ottenibili nel caso in cui la ricezione sia disturbata dalla sola
presenza di rumore additivo gaussiano, si ottengono invece i seguenti
altri benefici:
- altre trasmissioni e/o disturbi a banda stretta che
occupano la stessa regione di frequenza occupata dal segnale espanso
causano una potenza interferente ridotta;
- la densità spettrale del segnale trasmesso può confondersi con
quella del rumore, rendendo la trasmissione stessa poco rilevabile da
parte di soggetti ostili;
- per conoscere il contenuto della trasmissione occorre poter
riprodurre in ricezione una esatta replica della trasformazione
attuata.
14.9.1
Sequenze pseudo-casuali
La trasformazione che produce l’espansione
spettrale si basa sull’utilizzo di una sequenza cosiddetta
pseudo-noise↓
o
pn (§
14.9.3↓),
ovvero le cui caratteristiche statistiche
si avvicinano a quelle
di un rumore stazionario bianco e cioè a valori incorrelati, tranne che
questi non sono casuali ma
deterministici, in modo che la loro
ripetizione ciclica rende la sequenza
pn
riproducibile dal lato ricevente. La fig.
14.43↓a
mostra una parte di un possibile segnale dati
p(t)
pseudo casuale, bipolare, di durata
L⋅Tp
con
θ v.a. uniforme tra
±Tp⁄2, realizzato mediante
impulsi
nrz bipolari
g(t) = rectTp(t)
di durata
Tp, la
cui polarità è stabilita dagli
L
valori
ak,
scelti pari a
±1 in modo da avvicinarsi
alle condizioni
- media nulla e varianza unitaria, cioè mA
= 0, σ2A
= 1;
- una autocorrelazione ℛa(n)
la più piccola possibile con n ≠ 0
, mimando così la proprietà di indipendenza statistica.
Al §
6.9.3↑
abbiamo mostrato che un segnale simile a
p(t)
ed espresso dalla
(16.51↑),
nel caso in cui gli
ak
siano v.a. indipendenti a media nulla, presenta uno spettro di densità
di potenza
rappresentato in fig.
14.43↑b,
e per il quale la frequenza
Wp
= (1)/(Tp) ne approssima
l’occupazione di banda: prendiamo dunque questo risultato come una
accettabile approssimazione per
p(t). Dalla
(16.52↑)
consegue che l’autocorrelazione di
p(t)
si esprime come
mostrata in fig.
14.43↑c,
e che appunto si azzera per
τ ≥ Tp.
Sebbene le sequenze pseudo-noise utilizzate realmente (§
14.9.3↓) non aderiscano
esattamente a queste caratteristiche, vi si avvicinano in modo
soddisfacente per gli scopi delle telecomunicazioni.
L’estensione temporale Tp
di un simbolo di p(t) è indicata come periodo di chip, e ci si riferisce ai suoi simboli
come chip, per distinguerli dai bit; pertanto, la frequenza fp = Wp
= 1⁄Tp
è detta chip rate.
14.9.2
Modulazione per sequenza diretta↓
Consiste
nel prodotto
x̃(t) = x(t)pn(t) tra un segnale di banda base
x(t)
e la ripetizione ciclica del segnale
pn
pn(t) = ∑∞i
= − ∞p(t
− iLTp),
e quindi nel prodotto del risultato per una portante sinusoidale,
prendendo complessivamente il nome di
Direct Sequence Spread
Spectrum (o
dsss↓).
Sebbene l’effetto di espansione spettrale sia
valido per
x(t) qualsiasi, affrontiamo l’analisi con
riferimento ad un segnale
x(t) numerico binario
nrz
antipodale ossia polare,
il cui periodo di bit
Tb≫Tp
ne determina una densità di potenza
Px(f)
del tipo di
(16.52↑)
ma con banda
Wx≪Wp.
La fig.
14.45↓
illustra la situazione, facendo notare anche come scegliendo
Tb
= LTp e moltiplicando i bit del
messaggio per la sequenza di chip della
pn
si ottiene di fatto una
sequenza di sequenze pn,
ognuna con segno invertito o meno a seconda del valore dei singoli bit
del messaggio, e con una banda che è quella di un segnale dati a
frequenza
fp = Wp≫fb.
Osserviamo che il segnale
allargato x̃(t)
è così chiamato anche perché la potenza
Px̃
è la stessa
Px di
x(t),
che ora risulta però
spalmata sulla banda
Wp
di
pn(t).
L’effetto di espansione spettrale può essere
verificare anche in base all’osservazione che la densità di potenza
Px̃(f)
è il risultato della convoluzione in frequenza
Px̃(f) = Px(f)*Ppn(f)≃Wx⌠⌡
− WxPx(λ)Ppn(f
− λ)dλ
in cui la definizione degli estremi di integrazione tiene conto del
fatto che
Px(f) ≈ 0
per
|f| > Wx.
Considerando ora che
Wp≫Wx,
notiamo che per
|λ| ≤ Wx si ha
Ppn(f − λ)≃Ppn(f), e quindi
Px̃(f) ≈ [Wx⌠⌡
− WxPx(λ)dλ]Ppn(f) = PxPpn(f)
Infine, x̃(t) è usato per modulare am-bld-ps
una portante a frequenza f0,
producendo il segnale xm(t) = x̃(t)cos2πf0t.
14.9.2.1
Guadagno di processo↓
Il rapporto di espansione spettrale
tra la banda del segnale allargato e quella del segnale di partenza
varia tipicamente tra 10 e 10000 volte, ossia tra 10 e 40 dB, e viene
indicato come
guadagno di processo (o
processing gain),
in quanto come vedremo rappresenta una misura del miglioramento dell’
snr nel caso di presenza di segnali
interferenti.
Per proseguire nell’analisi, consideriamo lo
schema di ricevitore mostrato in fig.
14.46↓,
nella cui parte sinistra è mostrato il segnale modulato ricevuto
xm(t) = x̃(t)cosω0t con
potenza
PR
= (1)/(2) Px,
a cui si sovrappone un disturbo gaussiano
n(t)
(od un interferente a banda stretta
z(t)),
ed insieme attraversano il filtro passabanda di ricezione caratterizzato
da una banda di rumore
BR≫Wp≫Wx,
dato che deve lasciar passare l’intero spettro
allargato,
compresi i suoi lobi laterali.
Dopo demodulazione omodina si ottiene il nuovo
segnale di banda base
y(t) = x̃(t) + nc(t) in cui
nc(t)
è la componente in fase del disturbo. A questo punto avviene
l’operazione di
despreading che si avvale della possibilità per
il ricevitore di generare la stessa sequenza
pn
usata in trasmissione, in forma
temporalmente sincrona, in modo
da poter scrivere
ỹ(t) = [x̃(t) + nc(t)]pn(t) = x(t)pn2(t) + nc(t)pn(t) = x(t) + ñc(t)
in virtù dei valori
±1 assunti da
pn(t). Pertanto, mentre il messaggio
x(t)
è tornato quello precedente all’allargamento,
n(t)
e/o il disturbo
z(t) subiscono le
spreading
descritto al §
14.9.2↑.
Un successivo filtraggio passa-basso con banda
Wx
pari a quella di segnale produce infine il risultato
yd(t) = x(t) + nd(t),
in cui il segnale utile ha potenza
Pd
= Px = 2
PR, mentre per il termine di
disturbo additivo
nd(t)
è stata rimossa la potenza che cade al difuori della banda di segnale.
14.9.2.3
Prestazioni in presenza di rumore
La componente in fase (dopo demodulazione omodina) del rumore bianco
n(t)
con densità di potenza
Pn(f) = N0⁄2 ha densità
Pnc(f) = N0rectBR(f)
e dunque autocorrelazione
ℛnc(τ) = N0BRsinc(BRτ)
Allo scopo di valutare la densità di potenza
Pñc(f)
del rumore
ñc(t) dopo despreading, con l’aiuto della
figura a lato osserviamo che l’autocorrelazione di
ñc(t)
è pari a
ℛñc(τ) = ℛnc(τ)ℛp(τ),
e che
ℛnc(τ)≃0
con
|τ|≫(1)/(BR)≪(1)/(Wp), mentre
ℛp(τ)≃1
con
|τ|≪Tp = (1)/(Wp):
pertanto possiamo scrivere
ℛñc(τ)≃ℛnc(τ)
e quindi
Pñc(f)≃Pnc(f) = N0rectBR(f)
La componente di rumore
nd(t)
in uscita dall’ultimo passa basso con banda
≃Wx
ha pertanto una potenza
Nd≃2N0Wx,
permettendo di valutare il rapporto segnale-rumore dopo demodulazione
come
⎛⎝(Px)/(Pnc)⎞⎠d
= (2 PR)/(2N0Wx) = (PR)/(N0Wx)
ossia proprio pari all’
SNR di
riferimento (pag.
1↑),
mostrando come la concatenazione delle operazioni di spreading e
despreading
non alteri le prestazioni del processo di
modulazione nei confronti del rumore bianco.
14.9.2.4
Prestazioni in presenza di un tono interferente
Mostriamo che se il termine di disturbo additivo
z(t) occupa una banda relativamente
stretta in rapporto a
BR,
allora la sua potenza dopo demodulazione risulterà
ridotta
di un fattore pari al guadagno di processo
Wp⁄Wx.
Come caso limite, consideriamo un
tono
interferente sinusuidale (
o jammer),
in cui
z(t) = √(2
Pj)cos(ω0 + ωz)t
con potenza
Pz
= Pj alla
frequenza
f0 + fz:
dopo demodulazione si ottiene
zc(t) = √(2 Pj)cosωzt
e
Moltiplicando quindi il tono interferente demodulato
zc(t)
per
pn(t) come necessario per il despreading,
si ottiene un disturbo
z̃c(t)
con densità di potenza
Pz̃c(f) = Pzc(f)*Pp(f), mostrata alla riga centrale di
fig.
14.48↓,
permettendo di apprezzare l’effetto di
allargamento
subito dal tono interferente.
Notiamo ora che la massima interferenza si ottiene quando
|fz|≪Wp,
al limite pari a zero, come mostrato all’ultima riga della figura in
scala espansa per il caso limite di
fz
= 0. Pertanto, il limite superioredella potenza interferente
uscente dal passa basso con banda
Wx
è
Pzd
= Wx⌠⌡
− WxPz̃c(f)df
≤ 2Wx(Pj)/(Wp)
e dunque il rapporto segnale-interferente diviene
⎛⎝(Px)/(Pzd)⎞⎠d
≥ 2 PR(Wp)/(2WxPj)
= (PR)/(Pj)(Wp)/(Wx)
mostrando quindi un miglioramento esattamente pari al guadagno di
processo eq.
(16.54↑).
Una frequente applicazione delle tecniche spread
spectrum consiste nel permettere la comunicazione
contemporanea
di una pluralità di soggetti, possibile qualora ognuno di essi adotti
una diversa sequenza
pn: la tecnica
prende allora il nome di
cdma↓
(
Code Division Multiple Access). Mostriamo che in tal caso per
ogni comunicazione l’effetto delle altre si riduce ad un modesto
innalzamento del rumore di fondo, tanto più piccolo quanto minore è il
valore della
intercorrelazione tra i codici
pn
utilizzati.
Dopo la demodulazione, il termine interferente
z(t)
causato da
N diversi utenti,
ognuno con un diverso codice
pni(t)
e segnale dati
xi(t),
può essere scritto come
z(t) = N⎲⎳i
= 1Aixi(t − τi)pni(t
− τi)cosθi
in cui
Ai,
τi e
cosθi
sono rispettivamente ampiezza, ritardo di simbolo e fase della portante
relativi all’
i-esimo utente.
Assumendo ora eguali tra loro le ampiezze del segnale utile
x(t)
e degli interferenti, dopo il despreading otteniamo
ỹ(t) = x(t) + [N⎲⎳i = 1xi(t − τi)pni(t
− τi)cosθi]pn(t)
Se realizziamo ora il filtro passa basso di fig.
14.46↑
come un integratore esteso ad un periodo di bit, ovvero un filtro
adattato al segnale
nrz, il valore della sua
uscita campionata al termine della durata del
k-esimo
periodo di bit risulta
d(kTb)
= Tbx(kTb)
+ N⎲⎳i
= 1[cosθikTb⌠⌡(k − 1)Tbxi(t − τi)pni(t
− τi)pn(t)dt]
=
Tbx(kTb) + zd(kTb)
in cui
zd(kTb) rappresenta il termine di
interferenza complessiva da parte di tutti gli altri
N
utenti, indicata come
interferenza multiutente↓
o
mui (multi-user interference). Dato
che i valori di
xi
possono essere
±1, l’integrale calcola in
effetti
l’intercorrelazione ℛp0pi(τi)
(§
6.1.4↑)
tra la sequenza
pn usata per la
propria trasmissione, e le sequenze
pn
usate dagli altri, calcolata per un ritardo
τi.
Pertanto, scegliendo la famiglia di sequenze pseudo-noise in modo che
esibiscano una intercorrelazione molto ridotta (in teoria nulla, se le
pn fossero esattamente
ortogonali),
l’effetto degli interferenti si riduce in egual misura.
Qualora un utente di un sistema
cdma
sia sensibilmente più lontano dal ricevitore rispetto agli altri, se
tutti trasmettono con la stessa potenza, l’attenuazione subìta dal
segnale dell’utente lontano fa si che il termine
mui
aumenti di importanza, anche in presenza di intercorrelazione bassa,
producendo un notevole degrado della qualità della trasmissione. Questo
fenomeno è indicato come
effetto near-far↓.
Per ovviare al problema, un sistema
cdma
viene usualmente corredato di un meccanismo di
controllo di potenza,
espletato dalla stazione radio base, che misurando la potenza ricevuta da
ciascun utente, ne richiede la diminuzione ai vicini e/o l’aumento ai
lontani, in modo da ricevere la medesima potenza da ciascuno di essi.
Prestazioni
multi-utente con PN incorrelate
Consideriamo il caso in cui le trasmissioni
cdma di
K
diversi utenti siano tutte ricevute con la medesima potenza
Px, e le
sequenze
pn utilizzate da ciascuno di
essi abbiano una intercorrelazione nulla. Allora, per una generica
trasmissione la potenza interferente
Pnd
risulta ridotta rispetto a quella effettivamente ricevuta di una
quantità pari al guadagno di processo, e quindi il
rapporto
segnale-interferenza (indicato come
sir)
risulta circa pari a
SIR = (Px)/(Pnd) = (Px)/((K
− 1) Px⁄Gp) = (Gp)/(K − 1)
Dato che le
pn effettivamente
utilizzate
non presentano intercorrelazione nulla, il risultato
mostrato costituisce una approssimazione limite rispetto alla quale
valutare la qualità delle prestazioni effettivamente ottenute. Nel caso
di trasmissione a due livelli la prob. di errore
(16.22↑) minima (a causa degli
interferenti) diviene quindi
PBPSKe(bit) = (1)/(2)erfc{√(SIR)} = (1)/(2)erfc{√((Gp)/(K − 1))}
Infine, per tener conto allo stesso tempo sia dell’effetto degli
interferenti che del rumore gaussiano comunque presente, può essere
usato il
rapporto segnale-rumore più interferente (o
sinr)
definito come
SINR = (Px)/(Pnd
+ Pn) = ⎛⎝(Pnd
+ Pn)/(Px)⎞⎠ − 1
= ⎛⎝(K
− 1)/(G) + (N0)/(Eb)⎞⎠
− 1
ossia pari
al parallelo degli
snr,
come discusso a pag.
1↑.
Esempio In un sistema cdma-dsss
si desidera una Pe
= 10 − 6, a cui la tecnica di modulazione
adottata fa corrispondere un Eb⁄N0
= 13 dB. Trascurando il rumore termico, determinare il
massimo numero K di utenti
contemporaneamente attivi se Gp
= 30 dB.
Soluzione Imponendo
Eb⁄N0I
= Gp⁄(K
− 1) = 101.3
= 20 si ottiene K = (Gp
+ 20)⁄20
= 1020⁄20 = 51.
14.9.3
Famiglie di sequenze pseudo casuali
Accenniamo
brevemente ad alcune tipologie di sequenze pseudo noise.
Sequenze
di massima lunghezza
Una
prima possibilità è quella delle sequenze-
m, o
di massima
lunghezza, ottenute mediante dei registri a scorrimento
controreazionati
con
m ritardi, simili a quelli
discussi a proposito del
crc (pag.
1↑) ma
con la struttura mostrata in figura, in cui non è presente nessun
ingresso esterno ed il bit che
rientra è calcolato in base all’
or esclusivo di una combinazione di bit di
stato. Dato che con
m bit si
ottengono
2m
configurazioni dello stato, ma che quella
tutti zeri
arresterebbe il processo di generazione, le sequenze di
massima
lunghezza sono composte da
L
= 2m − 1 bit (ognuno dei quali corrisponde ad
una diversa configurazione dello stato) che si ripetono ciclicamente, e
sono ottenute per particolari scelte
di quali bit far partecipare alla controreazione.
Tra le proprietà positive annotiamo la
quasi
equiprobabilità dei bit uno e zero, la equa distribuzione delle
sequenze di bit uguali,
ed una
autocorrelazione ciclica
ℛa(n) = (1)/(L)∑L − 1k =
0aka(k
+ n) mod L
che vale 1 per
n = 0 ed
− 1⁄L
altrimenti (vedi figura).
D’altra parte, l’
intercorrelazione ciclica tra due diverse
sequenze-
m (di uguale lunghezza
L)
presenta valori massimi che sono una percentuale apprezzabile di
ℛa(0), rendendo necessario individuare
altre soluzioni per i casi di accesso multiplo.
Sequenze
di Gold e Kasami
Le sequenze
di Gold si ottengono
eseguendo l’
or esclusivo bit a bit di
due diverse sequenze-
m a
e
b di uguale lunghezza
L;
ripetendo il procedimento per tutti i
2m
− 1 possibili scorrimenti temporali di
b
rispetto ad
a, ed includendo
a, si ottengono
2m
diverse sequenze, con una intercorrelazione massima pari a
√(2⁄L).
Una soluzione lievemente diversa è quella
di Kasami, in cui una
delle due sequenze-
m di partenza viene
decimata
ciclicamente, e che produce
2m⁄2
sequenze, con intercorrelazione massima pari a
1⁄√(L).
Sequenze
di Walsh-Hadamard
Si tratta di sequenze ortogonali, ovvero per le
quali risulta
∑L − 1k
= 0akbk
= 0, ossia
a e
b
sono sequenze
incorrelate qualora allineate, e che sono generate
mediante l’algoritmo iterativo schematizzato in figura, che individua un
numero di
L = 2m
sequenze, di lunghezza
L.
Possono dunque essere usate nel contesto di un
sistema di accesso multiplo, qualora gli apparati possano essere
sincronizzati tra loro come per il collegamento
in discesa tra
una stazione radio base, ed i terminali radiomobili associati ad essa. Il lato meno positivo di
queste sequenze è una autocorrelazione che presenta diversi picchi
secondari, e dunque non sono idonee ad assolvere la funzione di
sincronizzazione (§
14.11.1↓).
D’altra parte, la proprietà di ortogonalità può altresì essere sfruttata
per realizzare una
segnalazione ortogonale (§
6.5.2↑) nel
contesto di una comunicazione punto-punto.
Presentano valori di autocorrelazione (non
ciclica) ℛa(n) = (1)/(L)∑L − 1 − |n|m = 0ambm
+ |n|
con valori ℛa(0) = 1 e |ℛa(n)| ≤ 1⁄L
per 1 ≤ n < L, e come le
sequenze-m esibiscono buone proprietà rispetto al bilanciamento
ed alle corse. L’aspetto negativo è che la massima lunghezza di sequenza
conosciuta è L = 13, e con questa
lunghezza, ne esiste solo una! Nonostante ciò, sono utilizzate ad
esempio nei sistemi di accesso WiFi.
14.9.4
Frequency Hopping↓
Si tratta di una diversa tecnica
spread
spectrum, in cui la sequenza
pn
è di tipo
multilivello, ed è utilizzata in uno schema
l-fsk
incoerente (§
14.5↑)
per cambiare in continuazione la frequenza portante a cui avviene la
trasmissione, tipicamente
fsk
anch’essa (vedi figura
14.53↓),
da cui il nome di
saltando di frequenza (traduzione letterale di
Frequency Hopping). Per una corretta
ricezione, è necessaria una accurata sincronizzazione temporale tra la
pn usata in trasmissione e quella in
ricezione.
Anche in questo caso si verifica un fenomeno di espansione spettrale, ma
stavolta non tutta la banda è occupata in modo
permanente come
nel
dsss, ma anzi durante ogni
salto
si occupa solo la banda necessaria alla modulazione
non allargata.
In questo caso un disturbo a banda stretta provoca interferenza solo
durante il salto che occupa la sua stessa frequenza, e dunque può essere
facilmente contrastata adottando una codifica di canale (§
11.3↑). Inoltre, la
tecnica
fhss è proficuamente impiegata
in sistemi di accesso multiplo
cdma,
dato che possono avvenire contemporaneamente più trasmissioni
fhss
utilizzando per esse differenti sequenze
pn
a bassa intercorrelazione.
Se il periodo di chip (ovvero il tempo per cui il
vco permane sulla stessa frequenza) è
più breve del periodo di simbolo, il sistema è detto fast frequency
hopping o ffhss, mentre se è
maggiore è detto slow fh o sfhss.
14.9.5
Time Hopping o UWB
In questo caso la trasmissione avviene su intervalli temporali molto
ridotti, e dunque con una occupazione di banda molto elevata (a volte
indicata come
ultra wide band o
uwb);
l’altro aspetto in comune con le tecniche a spettro espanso è il
posizionamentopseudo-casuale degli impulsi nell’ambito di una trama
temporale, in base ad una sequenza
pn.
La figura a lato raffigura un segnale
thss
di banda base, in cui per ogni bit viene trasmesso un chip con
Tp≪Tb,
posizionato su (ad es.) una di otto possibili posizioni, in maniera
pseudo casuale.