Sezione 11.1: Contesti applicativi e prime definizioni Su Capitolo 11: Segnali modulati Sezione 11.3: Densità spettrale delle c. analogiche di processi 

11.2 Rappresentazione dei segnali modulati

Terminata la parte introduttiva, affrontiamo gli sviluppi analitici basati sulla possibilità di esprimere un segnale modulato x(t) nella forma
(14.1)
x(t) = xc(t) cos2πf0t − xs(t) sin2πf0t
in cui, se f0 è scelta entro la banda occupata dal segnale, xc(t) e xs(t) sono segnali limitati in banda con banda contigua all’origine, e le alterazioni prodotte sul segnale modulato da parte del messaggio modulante m(t) possono essere descritte mediante operazioni condotte su xc(t) ed xs(t). Ciò significa che x(t) potrà essere sintetizzato, ed il messaggio recuperato, agendo su segnali con banda molto ridotta rispetto alla massima frequenza di x(t). Iniziamo a mostrare come xc(t) ed xs(t) siano in realtà la parte reale ed immaginaria di un terzo segnale di banda base, chiamato...

11.2.1 Inviluppo complesso

E’ definito come un segnale complesso legato a xc(t) e xs(t) dalla relazione
(14.2) x(t) = xc(t) + jxs(t)
ed è una estensione tempo-variante del concetto di fasore (vedi §  2.1.3), che a sua volta consente di rappresentare un segnale del tipo x(t) = a cos(ω0t + φ)[575]  [575] Per brevità, qui e nel seguito adottiamo a volte la notazione 2πf0 = ω0. per mezzo del numero complesso x = a e jφ, mediante la relazione x(t) = {x e jω0t}. In modo simile, l’inviluppo complesso x(t) può essere pensato come un fasore per il quale il modulo a e la fase φ sono funzioni del tempo, ovvero
(14.3) x(t) = a(t) e jφ(t)
come rappresentato nella figura a fianco
figure f8.11.png
assieme ad una sua possibile traiettoria temporale. Ad x(t) possiamo quindi associare un segnale reale
(14.4)
x(t) = ℜ{x(t)e jω0t} = ℜ{a(t)e j(ω0t + φ(t))} = a(t)cos(ω0t + φ(t))
in cui il termine e jω0t corrisponde ad imprimere ad x(t) una rotazione in senso antiorario a velocità angolare ω0. D’altra parte, sviluppando la rappresentazione polare (14.3) come
x(t) = a(t)e jφ(t) = a(t)cosφ(t) + ja(t)sinφ(t)
osserviamo che xc(t) = ℜ{x(t)} = a(t)cosφ(t) e xs(t) = ℑ{x(t)} = a(t)sinφ(t), permettendoci di dimostrare che la (14.4) è equivalente alla (14.1), in quanto[576]  [576] Si faccia uso della relazione cos(α + β) = cosαcosβ − sinαsinβ.
(14.5)
x(t)  =  {x(t)e jω0t} = a(t)cos(ω0t + φ(t)) =   =  a(t)[cosω0tcosφ(t) − sinω0tsinφ(t)]  =  xc(t)cosω0t − xs(t)sinω0t

11.2.2 Modulazione di ampiezza, di fase e di frequenza

L’inviluppo complesso è un potente strumento che permette di descrivere il processo di modulazione in modo semplice ed omogeneo. Ad esempio, la moltiplicazione del segnale a(t) di banda base per un coseno a frequenza (portante) f0 (vedi § 3.5.2) x(t) = a(t)cos(2πf0t) corrisponde a scrivere l’eq. (14.3) come x(t) = a(t), ovvero corrisponde ad un inviluppo complesso x(t) = a(t) a fase nulla, e prende il nome di modulazione di ampiezza[577]  [577] Indicata anche come am (amplitude modulation). dato che è appunto l’ampiezza della portante a variare in accordo al segnale a(t). Se al contrario consideriamo un inviluppo complesso con modulo costante x(t) = ae jφ(t) l’andamento della fase φ(t) imprime alla portante un diverso tipo di modulazione, detta ora modulazione di fase[578]  [578] Indicata anche come pm (phase modulation). o angolare, in quanto il segnale modulante (φ(t) in questo caso) altera l’argomento del coseno, ottenendo dalla (14.4) il segnale modulato x(t) = acos(2πf0t + φ(t)).
Prima di proseguire riflettiamo sull’esempio mostrato in figura, in cui si considera un segnale modulante m(t) prima costante, poi a rampa lineare, e quindi decrescente.
figure f8.12.png
Ponendo x(t) = m(t) si ottiene una portante modulata in ampiezza, mentre con x(t) = ejm(t) la portante modulata angolarmente x(t) = cos(2πf0t + m(t)) presenta una ampiezza costante, ed una frequenza che (nell’intervallo in cui m(t) aumenta linearmente) cambia in un valore più elevato, per poi diminuire. In pratica, se m(t) = αt, allora l’argomento del coseno diviene 2πf0t + αt = 2πf0 + α 2πt e dunque la frequenza portante aumenta di α 2π.
Per meglio descrivere il caso di modulazione angolare, indichiamo l’argomento del coseno come fase istantanea
ψ(t) = 2πf0t + φ(t)
e la sua derivata normalizzata come frequenza istantanea
(14.6) fi(t) = 12π ddtψ(t) = f0 + 12π ddtφ(t)
In questi termini, la modulazione angolare viene distinta in modulazione di fase propriamente detta quando m(t) si limita ad alterare la fase della portante in modo diretto, ovvero
φ(t) = kφm(t)
mentre viene detta modulazione di frequenza quando la fase dipende dall’integrale di m(t), ovvero
(14.7) φ(t) = 2πkft −∞m(τ)dτ
dato che in questo caso è la frequenza istantanea (14.6) a dipendere direttamente dal segnale modulante: fi(t) = f0 + kfm(t).

11.2.3 Componenti analogiche di bassa frequenza

Sono anch’esse definite a partire da a(t) e φ(t) come
(14.8)
xc(t) = a(t) cosφ(t)     e    xs(t) = a(t) sinφ(t)
e mentre l’eq. (14.2) le identifica con la parte reale ed immaginaria dell’inviluppo complesso x(t) = xc(t) + jxs(t), l’eq. (14.5) permette loro di descrivere completamente un segnale modulato nella forma x(t) = xc(t) cos2πf0t − xs(t) sin2πf0t: quest’ultima espressione
figure f8.14.png
modulatore in fase e quadratura
motiva la scelta dei pedici c ed s, così come l’appellativo di componente in fase (per xc(t)) ed in quadratura (per xs(t)) del segnale modulato.
Osserveremo tra breve come, scegliendo per f0 una frequenza al centro della banda 2W del segnale modulato, le componenti analogiche di bassa frequenza xc(t) e xs(t) (d’ora in poi c.a. di b.f.) risultino essere limitate in banda, con banda 2W centrata attorno all’origine. D’altra parte, è molto semplice verificare come l’inverso sia vero: il segnale modulato espresso dalla (14.1) può essere infatti ottenuto a partire da xc(t) e xs(t) limitate in banda mediante il semplice schema di elaborazione mostrato in figura, detto modulatore in fase e quadratura, che rappresenta una via per sintetizzare un segnale modulato (in ampiezza, od angolarmente, od entrambe le cose), a partire dalle sue c.a. di b.f., che a loro volta sono ottenibili a partire da a(t) e φ(t) in base alle (14.8).

11.2.4 Demodulazione in fase e quadratura

Come il segnale modulato x(t) può essere sintetizzato a partire da xc(t) e xs(t), cosi le c.a. di b.f. possono essere recuperate da x(t) adottando lo schema simbolico in figura,
figure f8.24.png
in cui il segnale modulato è moltiplicato per due portanti (dette in fase ed in quadratura), di cui la prima con la medesima frequenza e fase di quella utilizzata dal modulatore[579]  [579] Le modalità di sincronizzazione della portante utilizzata al ricevitore rispetto a quella usata in trasmissione sono esposte al §  12.2.1., ovvero pari a cos(2πf0t) e per questo detta coerente, sincrona od omodina, mentre la seconda (in quadratura) ha un anticipo di fase pari a π2, ovvero è pari a cos(2πf0t + π2) = − sin(2πf0t). Su entrambi i rami è quindi posto un filtro passa basso[580]  [580] Il simbolo figure f8.25.png rappresenta un filtro passa-basso, poiché viene cancellata l’ondina superiore. Nello stesso stile, possono essere indicati un passa-alto figure f8.26.png ed un passa-banda figure f8.27.png ..
Il funzionamento del demodulatore è basato sul fatto che, considerando x(t) espresso nei termini delle sue c.a. di b.f., per il ramo in fase si ottiene[581]  [581] Si fa uso delle relazioni cos2α = 12(1 + cos2α) e sinαcosα = 12sin2α:
x(t)cosω0t  =  [xc(t) cosω0t − xs(t) sinω0t] cosω0t =   =  xc(t) cos2ω0t − xs(t) sinω0t cosω0t =   =  1 2 xc(t) + 1 2 xc(t) cos2ω0t − 1 2 xs(t) sin2ω0t
I termini in cui compaiono cos2ω0t e sin2ω0t sono relativi a componenti di segnale centrate attorno a 2f0, che il filtro passa basso (la cui H(f) è tratteggiata in figura) provvede ad eliminare:
figure f8.28.png
la banda del filtro deve quindi essere maggiore di W ma inferiore a 2f0 − W. Pertanto, non è necessario un filtro rettangolare, e se f0W non sussistono particolari problemi realizzativi. Procedendo in maniera simile[582]  [582] Utilizzando stavolta le relazioni sinαcosα = 12sin2α e sin2α = 12(1 − cos2α), ed eseguendo il prodotto  − sinω0t[xc(t)cosω0t − xs(t)sinω0t] ., per il ramo in quadratura si ottiene:
 − x(t)sinω0t  = − [xc(t) cosω0t − xs(t) sinω0t] sinω0t =   = xs(t) sin2ω0t − xc(t) sinω0t cosω0t =   = 1 2 xs(t) − 1 2 xs(t) cos2ω0t − 1 2 xc(t) sin2ω0t
ed come prima il filtro passa-basso rimuove le componenti a frequenza doppia.
Se i filtri non sono ideali, ma hanno ad esempio una fase lineare (pag. 1), saranno equivalenti ad un ritardo; se presentano distorsioni più severe (modulo non costante o fase non lineare), allora introducono distorsioni aggiuntive; per ridurre al minimo gli effetti di queste ultime, si tenta almeno di realizzare i due filtri quanto più identici tra loro, vedi § 13.1.1.1.
Ricostruzione del segnale modulante
Una volta che xc(t) e xs(t) sono note, queste permettono di risalire alla modulazione di ampiezza e di fase come
(14.9) a(t) = |x(t)| = x2c(t) + x2s(t) φ(t) = arg{x(t)} = arctan2(xs, xc)
in cui si adotta la funzione arctan2(xs, xc), che al contrario di arctanxs xc tiene conto del segno[583]  [583] Vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Arcotangente2. di xc ed xs, e restituisce un angolo compreso nell’intervallo ( − π, π) anziché ( − π2, π2).
Oltre allo schema circuitale ora discusso esiste anche un approccio analitico che calcola le c.a. di b.f. a partire da x(t) e dalla sua trasformata di Hilbert ^x(t). Definendo quindi il segnale analitico x+(t) (§ 11.2.6) associando ad x(t), è infine possibile esprimere la densità di potenza del segnale modulato Px(f) nei termini di quella del suo inviluppo complesso Px(f) (§ 11.2.7). Prendiamo questa strada.

11.2.5 Trasformata di Hilbert

Al contrario di Fourier e di Laplace, quella di Hilbert è una trasformata che restituisce nuovamente una funzione del tempo, indicata come
^x(t) = H {x(t)}
ed equivalente al filtraggio di x(t) mediante un filtro di Hilbert (§ 11.4.1) la cui risposta in frequenza HH(f) = − j ⋅ sgn(f) è graficata in figura,
figure f8.15.png
e che causa in X(f) una alterazione della fase pari a π 2 a seconda se f ≷ 0.
Anticipiamo subito (vedi § 11.4.2) che la trasformata di Hilbert di un segnale modulato di cui è noto l’inviluppo complesso x(t) risulta pari a
(14.10)
(t)  = ℑ{x(t)e jω0t} = a(t)sin(ω0t + φ(t)) =   = xc(t)sinω0t + xs(t)cosω0t
in cui si tiene conto che sin(α + β) = sinαcosβ + cosαsinβ e si applicano le (14.8).
Demodulazione delle c.a. di b.f.
Affiancando alla (14.10) la relazione (14.1) si imposta il sistema di due equazioni nelle incognite xc(t) e xs(t)
(14.11)
x(t) = xc(t)cosω0t − xs(t)sinω0t ^x(t) = xc(t)sinω0t + xs(t)cosω0t
che rappresenta una rotazione in senso orario del piano dell’inviluppo complesso[584]  [584]  Mostriamo che una matrice di coefficienti della forma cosφ  − sinφ sinφ cosφ individua una rotazione.
figure f11.112-tris.png
Esprimiamo infatti un numero complesso x = xc + jxs in forma polare x = ρe jα, sussistendo l’uguaglianza xc = ρcosα e xs = ρsinα; con riferimento alla figura, immaginiamo ora che x ruoti in senso antiorario di un angolo (positivo) φ, ottenendo il nuovo numero complesso y = xe jφ = ρe jα + φ = yc + jys, in cui
yc = ρcos(α + φ) = ρ(cosαcosφ − sinαsinφ) = xccosφ − xssinφ    ys = ρsin(α + φ) = ρ(sinαcosφ + cosαsinφ) = xcsinφ + xscosφ
ovvero la matrice dei coefficienti corrisponde a quella preannunciata. Alternativamente, le nuove coordinate yc , ys corrispondono a quelle di un vettore fisso, ma riferito ad un sistema di assi ortogonali che ruotano in senso orario dello stesso angolo φ.
e che può essere risolto[585]  [585] Verifichiamo che il prodotto tra le matrici dei coefficienti di (14.10) e (14.11) fornisca la matrice identità
cos −sin sin cos cos sin  −sin cos  =  cos2 + sin2 cos sin − cos sin −cos sin + cos sin sin2 + cos2  =  1 0 0 1
, istante per istante[586]  [586] Dato che i coefficienti cosω0t, sinω0t del sistema (14.11) sono funzione del tempo, le equazioni relative rappresentano una rotazione oraria di x(t) che “ruota” con velocità angolare ω0, ossia con un angolo ω0t che aumenta linearmente nel tempo. Pertanto le coppie di segnali (xc(t), xs(t)) e (x(t), ^x(t)) rappresentano entrambe l’evoluzione dell’inviluppo complesso x(t) = a(t)e jφ(t): mentre i segnali di banda base xc(t) e xs(t) sono e di x(t), i segnali in banda traslata x(t) e ^x(t) sono e di x(t)e jω0t, ovvero di x(t) rotante, vedi le eq. (14.4) e (14.10). , permettendo in definitiva di esprimere le componenti analogiche di bassa frequenza in termini di x(t) e di ^x(t) come
(14.12)
xc(t) = x(t)cosω0t + ^x(t)sinω0t xs(t) = −x(t)sinω0t + ^x(t)cosω0t
Alle (14.12) corrisponde lo schema simbolico mostrato a lato,
figure f8.17.png
che illustra come le componenti analogiche di bassa frequenza possano essere ottenute direttamente da x(t) grazie all’uso di un filtro di Hilbert hH(t) (§ 11.4.1) per ottenere ^x(t), e combinando i due segnali per mezzo di oscillatori in quadratura. Una volta determinate xc(t) e xs(t) si può procedere come a pag. 1 per ricavare il segnale modulante espresso da a(t) e φ(t).
Ora che abbiamo esaminato due diversi metodi per ottenere le c.a. di b.f., affrontiamo il problema di individuare una relazione tra la densità di potenza dell’inviluppo complesso Px(f) e quella Px(f) del segnale modulato. A tale scopo, occorre prima definire il...

11.2.6 Segnale analitico

Riprendendo l’analogia introdotta al § 11.2.1 tra inviluppo complesso x(t) = a(t)e jφ(t) e fasore x = ae jφ osserviamo che per entrambi si può risalire al segnale a cui si riferiscono (una portante, modulata o meno) oltre che mediante la relazione x(t) = ℜ{x(t)e jω0t}, anche come
(14.13)
x(t) = 12 (x(t)e jω0t + x*(t)e −jω0t)
in cui vi sono due fasori coniugati che ruotano l’uno in senso opposto all’altro (vedi eq. (10.5) a pag. 1), in modo che la loro somma vettoriale sia pari[587]  [587] Ricordiamo che la somma di due numeri complessi coniugati è pari al doppio della loro parte reale. a {x(t)e jω0t}. Proseguendo con l’analogia, come la scomposizione di un coseno
x(t) = a cos(2πf0t + φ) = 1 2 xe jω0t + 12 x*e −jω0t
secondo la formula di Eulero[588]  [588] Poneniamo qui x = ae jφ dà luogo a due impulsi in frequenza ovvero
X(f) = 1 2 x δ(f − f0) + 1 2 x*δ(f + f0)
permettendo di interpretare 12 x e jω0t e 1 2 x*e −jω0t nei termini delle componenti a frequenza rispettivamente positiva e negativa del coseno, così il segnale modulato x(t) = a(t) cos(2πf0t + φ(t)) può considerarsi scomposto nei termini
(14.14)
x+(t) = 12 x(t) e jω0t      e     x(t) = 12 x*(t) e −jω0t
figure f8.185a.png
 
figure f8.18a.png
dove x+(t) e x(t) individuano rispettivamente le componenti a frequenza positiva e negativa di x(t), l’una coniugata dell’altra ovvero x(t) = (x+(t))*, in modo da poter scrivere
(14.15) x(t) = x+(t) + x(t)
Il segnale complesso x+(t) viene indicato come segnale analitico[589]  [589] Vedi ad es. https://it.wikipedia.org/wiki/Segnale_analitico ed in base alla prima delle (14.14) è privo di componenti a frequenza negativa a patto che x(t) sia di banda base e con frequenza massima |W| < f0, vedi la figura a lato. In questa ipotesi la sua trasformata vale quindi
X+(f) = F {x+(t)} = 12 X(f − f0)
pari a zero al di fuori della semiretta f > 0.
figure f8.18b.png
Incidentalmente, x+(t) può anche essere pensato come il risultato dell’attraversamento da parte di x(t) di un filtro ideale Hfp(f)[590]  [590] Il pedice fp sta per frequenze positive. con risposta in frequenza a gradino unitario
(14.16) X+(f) = X(f) Hfp(f)
Relazione tra segnale analitico, modulato, e sua trasformata di Hilbert
Similmente a x(t) e ^x(t), anche il segnale analitico x+(t) è di tipo passa banda (benché privo di componenti a frequenza negativa), e si può mostrare[591]  [591]  L’eguaglianza (14.17) si può dimostrare sia nel dominio del tempo che in quello della frequenza. Partendo dalla prima delle (14.14) si ottiene infatti
x+(t)  =  12 x(t)e jω0t = 12 (xc(t) + jxs(t))(cosω0t + jsinω0t) =   =  12 [(xc(t)cosω0t − xs(t)sinω0t)] +  j(xc(t)sinω0t + xs(t)cosω0t)]  =  12 (x(t) + j^x(t))
Nel dominio della frequenza si applica invece la definizione di filtro di Hilbert (in cui lo sfasamento di ± π 2 equivale al prodotto di X(f) per e±jπ 2 = ±j) alla trasformata di (14.17), ottenendo
X+(f) = 1 2(X(f) + j^X(f)) =  1 2{X(f) + j[ − jX(f)]} = X(f) conf > 0 1 2{X(f) + j[jX(f)]} = 0 conf < 0
dato che a frequenze negative il prodotto jj = − 1 costituisce uno sfasamento di π radianti per tutte le frequenze, provocando l’elisione tra X(f) e -X(f) per tutti i valori f < 0.
che la sua espressione nei termini di x(t) e ^x(t) risulta pari a
(14.17) x+(t) = 12 (x(t) + j^x(t))
di cui alla nota[592]  [592] Infatti Hfp(f) può essere scritta come Hfp(f) = 1 2 + 12 sgn(f) = 12 (1 + j HH(f)) (vedi eq. (14.25)) , e dunque Hfp(f) X(f) = 1 2 (X(f) + j (f)), da cui la (14.17). si mostra l’equivalenza con (14.16). Infine, con simili passaggi, si ottiene anche
(14.18) x(t) = 12 (x(t) − j^x(t))

11.2.7 Densità spettrale di segnali passa-banda

Siamo ora in grado di stabilire il legame tra lo spettro dell’inviluppo complesso e quello del segnale modulato. Dalle (14.14) e (14.15) ri-otteniamo la (14.13) ovvero
x(t) = x+(t) + x(t) = 1 2 (x(t) e jω0t + x*(t) e −jω0t)
la cui trasformata di Fourier, tenendo conto della proprietà di traslazione in frequenza, e che F {x*(t)} = X*(f) (pag. 1), fornisce
(14.19)
X(f) = 12 (X(f − f0) + X*(− f − f0))
a cui corrisponde una densità di energia[593]  [593] Scriviamo infatti Ex(f) = |X(f)|2 = X(f)X*(f) da cui otteniamo
Ex(f)  = 14(X(f − f0) + X*( − f − f0))(X*(f − f0) + X( − f − f0)) =   = 14(X(f − f0)X*(f − f0) + X*( − f − f0)X( − f − f0)) = 14(Ex(f − f0) + Ex( − f − f0))
in quanto i prodotti X(f − f0)X( − f − f0) e X*( − f − f0)X*(f − f0) sono nulli, dato che in entrambi i casi i fattori risiedono in regioni di frequenza disgiunte,
Ex(f) = 1 4 (Ex(f − f0) + Ex(− f − f0))
ovvero una densità di potenza[594]  [594] La (14.20) può essere motivata seguendo le stesse linee guida indicate alla nota 364 a pag. 1.
(14.20)
Px(f) = 1 4 (Px(f − f0) +  Px(− f − f0))
figure f8.185b.png
il cui significato è esemplificato alla figura precedente, che raffigura la Px(f) traslare di ± f0, con una copia ruotata per le frequenze negative.
Restringendo ora l’attenzione sul legame tra lo spettro del segnale analitico x+(t) e quello di x(t), osserviamo che invertendo la prima delle (14.14) in x(t) = 2x+(t)e −jω0t ed eseguendone la trasformata di Fourier si ottiene
(14.21) X(f) = 2X+(f + f0)
Osserviamo dunque che in linea di principio X(f) non gode di simmetria rispetto ad f = 0, come peraltro prevedibile visto che x(t) è in generale complesso. Per
figure f8.185.png
completare il giro, dalla relazione Ex(f) = |X(f)|2 otteniamo
Ex(f) = 4|X+(f + f0)|2 = 4Ex+(f + f0)
ed un risultato del tutto simile sussiste anche per segnali di potenza, ovvero
(14.22) Px(f) = 4 Px+(f + f0)
Pertanto, la densità di potenza di x(t) si ottiene da quella a frequenze positive di x(t), traslata nell’origine e moltiplicata per 4.

11.2.8 Schema delle trasformazioni

La figura 11.22 riassume le relazioni esistenti tra le grandezze x(t), (t), e x+(t), di tipo passa banda, ed x(t), xc(t) e xs(t), di banda base.
figure f8.20a.png
Figure 11.22 Relazioni tra segnale modulato, inviluppo complesso, componenti analogiche e segnale analitico
Esempio
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