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3.3 Prime proprietà della trasformata di Fourier

Descriviamo cosa accade quando le (10.31) e (10.32) sono applicate a particolari classi di segnali, a loro combinazioni e/o trasformazioni, o più in generale, cosa lega le trasformazioni in un verso, con quelle in senso opposto. Altre proprietà saranno illustrate a partire dal § 3.5.
Linearità
Discende molto semplicemente dalla proprietà distributiva dell’integrale che definisce la trasformata, che consente di scrivere
se   z(t) = ax(t) + by(t)   allora    Z(f) = aX(f) + bY(f)
che permette di catalogare la trasformata di Fourier come operatore lineare[108] [108] Ovvero che mette in corrispondenza coppie di vettori-segnale x(t) e X(f) appartenenti allo spazio vettoriale dei segnali di energia definito rispettivamente sul dominio del tempo e della frequenza. Dato che gli esponenziali complessi {e j2πft} costituiscono una base ortonormale per i segnali di energia (§ 3.8.5), osserviamo come la (10.31) valuti il prodotto interno tra il vettore x(t) e un vettore della base, mentre la (10.32) rappresenta l’equivalente continuo della formula di ricostruzione (10.7). (§ 2.4.4.3).
Simmetria coniugata
Qualora x(t) sia un segnale reale si ottiene[109]  [109] Infatti X*(f) = [ x(t)e −j2πftdt]* = x*(t)e j2πftdt = X(f) dato che x(t) è reale.
X(f) = X*(f)
ovvero la parte reale di X(f) è pari e quella immaginaria dispari, così come il modulo |X(f)| è pari e la fase arg{X(f)} dispari. Si applica inoltre il corollario di pag. 1, ovvero se x(t) oltre ad essere reale è anche pari, X(f) è reale (pari), mentre se x(t) è reale dispari, X(f) è puramente immaginaria (dispari).
Dualità
Trasformata ed antitrasformata differiscono solo per il segno dell’esponente. Ciò comporta che se sostituiamo alla variabile f del risultato X(f) di una F -trasformata, la variabile t, si ottiene una funzione del tempo X(t) che, se nuovamente trasformata, fornisce ... il segnale originario x(t), espresso come funzione della variabile f, cambiata di segno: x(f). Il concetto esposto, intricato a parole, è verificabile analiticamente con qualche trucco[110]  [110] Iniziamo dall’espressione dell’antitrasformata x(t) = −∞X(f)e j2πftdf in cui scambiamo tra loro le variabili f e t ottenendo x(f) = −∞X(t)e j2πftdt; operando quindi un cambio di variabile f →  − f si ha x(f) = −∞X(t)e −j2πftdt che coincide con il risultato mostrato alla prima riga nel testo., e si riassume come
se     x(t)F {} → X(f)       allora sostituendofcont       X(t)F {} → x(f)
se   X(f)F −1{} → x(t)     allora sostituendot conf        x(f)F −1{} → X(t)
e consente l’uso dei risultati ottenuti “in un senso” (ad es. da tempo a frequenza) per derivare senza calcoli i risultati nell’altro (da frequenza a tempo), o viceversa.
Esempio: Trasformata di un sinc(t)Supponiamo di voler trasformare il segnale x(t) = B sin(πtB)πtB = B sinc(tB): l’applicazione cieca dell’integrale che definisce la trasformata di Fourier al segnale x(t) appare un’impresa ardua, ma...
figure f3.35a.png
Ricordando che
F {rectτ(t)} = τ sinc(fτ)
scriviamo direttamente
F {Bsinc(tB)} = rectB(f)
Pertanto la trasformata di un sinc nel tempo, è un rettangolo in frequenza.
Valore nell’origine (o iniziale) e area
Stabilisce una eguaglianza che è subito verificabile una volta notato che la trasformata calcolata per f = 0 si riduce all’integrale di x(t), e quindi alla sua area. Pertanto:
(10.38) X(f = 0) = −∞x(t) dt      e, per dualità      x(t = 0) = −∞X(f) df
Esempio Come applicazione, troviamo subito l’area di un sinc(.):
(10.39)  −∞sinc(tB) dt = 1B rectB(f = 0) = 1B
Traslazione nel tempo
Si tratta di una proprietà molto semplice, e che ricorre frequentemente nei calcoli sui segnali. Esprime la relazione tra la trasformata di un segnale e quella dello stesso qualora traslato, in accordo al predicato
(10.40)
se       z(t) = x(t − T)       allora       Z(f) = X(f)e −j2πfT
la cui dimostrazione è fornita sotto[111]  [111]  La dimostrazione si basa sul semplice cambio di variabile θ = t − T:
Z(f) = x(t − T)e −j2πftdt = x(θ)e −j2πf(T + θ)dθ = e −j2πfTx(θ)e −j2πfθdθ = X(f)e −j2πfT
.
Esempio Dato un segnale rettangolare x(t) = rectτ(t), valutiamo la trasformata di z(t) = x(t − T). L’applicazione diretta della (10.40) porta al risultato Z(f) = τsinc(fτ)e −j2πfT, e l’esercizio potrebbe dirsi concluso, se non per il desiderio aggiuntivo di disegnare Z(f) nei termini del suo modulo e fase, ovvero in notazione esponenziale Z(f) = |Z(f)|e jarg{Z(f)}. Ci accorgiamo infatti che il termine sinc(fτ) non è pari a |Z(f)|, in quanto assume anche valori negativi, mentre il modulo, per definizione, è positivo o nullo. Per non appesantire la lettura, la soluzione a questo apparente problema viene svolta al § 3.8.1.
Il termine  −2πfT che risulta aggiunto allo spettro di fase originario prende il nome di fase lineare, in quanto la sua entità aumenta linearmente con f,  e quindi le frequenze doppie, triple di una frequenza data, subiscono una variazione di fase doppia, tripla, ecc., ma tutte subiscono il medesimo ritardo temporale. Si noti inoltre che un ritardo temporale è associato ad un ritardo di fase, cioè una sottrazione, mentre un’anticipazione temporale dà un’addizione di fase, cioè un’anticipazione. Tali circostanze mettono in luce una interessante conseguenza anche nel passaggio da frequenza a tempo, ossia:
Affinché un segnale mantenga inalterato l’aspetto della propria forma d’onda anche a seguito di una modifica della corrispondente trasformata, l’unica alterazione possibile del suo spettro è una variazione costante per il modulo, e lineare per la fase[112]  [112] Tali condizioni corrispondono a quelle descritte a pag. 1 come quelle di un canale perfetto.
Esempio  Consideriamo un segnale periodico x(t) costituito da due sole armoniche
sfasamento
sfasamento
sfasamento
Figure 3.3 Confronto tra diversi spettri di fase
Traslazione in frequenza (Modulazione)
E’ la proprietà duale della precedente, e stabilisce che
se       Z(f) = X(f − f0)        allora       z(t) = x(t)e j2πf0t
la cui dimostrazione è del tutto analoga a quanto visto alla nota 111. Da un punto di vista mnemonico, distinguiamo la traslazione temporale da quella in frequenza per il fatto che, nel primo caso, i segni della traslazione e dell’esponenziale complesso sono uguali, e nel secondo, opposti.
Da un punto di vista pratico, può sorgere qualche perplessità per la comparsa di un segnale complesso nel tempo. Mostriamo però che anti-trasformando uno spettro ottenuto dalla somma di due traslazioni (in frequenza) opposte, si ottiene un segnale reale:
F −1{X(f − f0) + X(f + f0)} = x(t)e j2πf0t + x(t)e −j2πf0t = 2x(t)cos2πf0t
Pertanto lo sdoppiamento e la traslazione di X(f) in ± f0 sono equivalenti ad un segnale cosinusoidale di frequenza f0, la cui ampiezza è modulata dal segnale x(t) = F −1{X(f)}. E’ proprio per questo motivo, che la proprietà è detta di modulazione (vedi anche a fig. 3.14).
Coniugato
Deriva direttamente[114]  [114] Infatti F {x*(t)} = −∞x*(t)e −j2πftdt = [ −∞x(t)e j2πftdt]* = X*(f) dalla definizione di trasformata:
(10.41)
F {x*(t)} = X*(f);          F −1{X*(f)} = x*(t)
Se x(t) è reale ciò equivale alla proprietà di simmetria coniugata X(f) = X*(f).
Cambiamento di scala
Quantifica l’effetto che una variazione nella velocità di scorrimento del tempo ha sullo spettro. Possiamo ad esempio pensare come, ascoltando un nastro magnetico[115]  [115] Ebbene si, c’è stato un tempo in cui i suoni venivano registrati su nastri, come bobine e cassette, vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Audiocassetta a velocità maggiorata, si ascolta un segnale di durata più breve, e dal timbro più acuto. Questo fenomeno viene espresso analiticamente come:
F {x(at)} = 1|a| Xfa
in cui se |a| > 1 si ottiene una accelerazione temporale, ed un allargamento dello spettro, oppure il contrario quando |a| < 1. La dimostrazione (per a > 0) è riportata alla nota[116]  [116] Risulta x(at) e −j2πftdt = 1a x(at) e −j2πfaatd(at) = 1a x(β) e −j2πfaβdβ = 1aXfa. Un corollario di questa proprietà è che se a = −1, allora
F {x(t)} = X(f)
Sospendiamo per ora l’elencazione delle proprietà della trasformata di Fourier per introdurre un nuovo segnale del tutto particolare, grazie al quale potremo definire un ulteriore strumento analitico come l’integrale di convoluzione, e con questo caratterizzare l’attraversamento di un sistema da parte dei segnali.
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