Sezione 21.6: Trasmissione multiutente o MU - MIMO Su Capitolo 21: Sistemi multiantenna o MIMO Sezione 21.8: Single frequency network - SFN 

21.7 Trasmissione MIMO - OFDM

La necessità di subire un fading piatto, ovvero che il segnale modulato occupi una banda inferiore alla banda di coerenza, determina un limite alla massima velocità binaria della trasmissione mimo a portante singola. Infatti per contenere la banda si dovrebbe ricorrere ad una costellazione con un numero molto elevato di livelli, incappando in un rapido degrado delle prestazioni; lasciare invece che le banda aumenti in proporzione alla velocità di simbolo significa dover equipaggiare ogni antenna di ricezione con uno stadio di equalizzazione adattativa, con evidente aumento di complessità, tanto maggiore con l’aumento della velocità. D’altra parte l’adozione di una modulazione a spettro espanso che affronta l’equalizzazione mediante una architettura di ricezione Rake (§ 20.5.2) determina una complessità che cresce in modo quadratico con la velocità di trasmissione[1270]  [1270] La fonte di questa affermazione (Wikipedia) cita la tesi di dottorato G.Raleigh, On Multivariate Communication Theory and Data Rate Multiplying Techniques for Multipath Channels, 1998, ma il link a cui puntava non risulta più attivo..
Al contrario, se il segnale trasmesso da ciascuna antenna adotta una modulazione ofdm (§ 16.8) i problemi appena esposti semplicemente svaniscono, ed al tempo stesso si aprono possibilità di ulteriore miglioramento della qualità e delle prestazioni del collegamento. Tutto nasce dal fatto che, ripartendo il flusso binario da trasmettere su P canali ortogonali (in frequenza) con una occupazione di banda ridotta, per ciascuno di essi risulta verificata l’ipotesi di fading piatto. Inoltre l’adozione del prefisso ciclico consente di annullare gli effetti dell’isi senza dovere ricorrere ad uno stadio di equalizzazione, se non per la componente di stima di canale alla frequenza delle sottoportanti, che è comunque necessaria per la ricezione di trasmissioni mimo. Infine l’utilizzo di una fft per realizzare i processi di modulazione e demodulazione fa si che la complessità dei dispositivi aumenti solo con legge Plog2P al crescere del numero di sottoportanti P, e dunque della velocità di trasmissione.
Vantaggio di diversità
La trasmissione mimo-ofdm consente inoltre di sfruttare, oltre a quella spaziale dovuta alla molteplicità delle antenne, anche la diversità in frequenza[1271]  [1271] La diversità in frequenza è esattamente quella discussa al § 20.3.3.1 e dovuta ai cammini multipli che rendono il canale selettivo in frequenza (§ 20.4.5).. Pur se il canale associato a ciascuna sottoportante è considerato sede di fading piatto, il valore h del suo guadagno complesso è una v.a. che può assumere una realizzazione diversa per sottoportanti differenti[1272]  [1272]  Possiamo notare che come le antenne riescono ad offrire diversità spaziale solo qualora le stesse siano sufficientemente distanziate rispetto alla lunghezza d’onda λ della trasmissione, così le sottoportanti offrono diversità in frequenza solo su canali separati da un intervallo di frequenza maggiore della banda di coerenza., aspetto che nelle trasmissioni siso viene affrontato con la tecnica cofdm (§ 16.8.10). In particolare si dimostra[1273]  [1273] H. Bolcskei, A.J. Paulraj, Space-frequency coded broadband OFDM systems, 2000 IEEE Wireless Comm. and Networking Conference che un canale per il quale sono individuabili L cammini multipli (a cui si deve la selettività in frequenza, § 20.4.5) ed equipaggiato da nT, nR antenne ai lati del collegamento, offre un ordine di diversità massimo[1274]  [1274] Con il massimo conseguito solo per il caso di indipendenza di tutti i percorsi alternativi. pari al prodotto di queste quantità, ovvero pari a
(21.280) LnTnR
Ma procediamo con ordine.

21.7.1 Modello di canale MIMO-OFDM

Partiamo dal caso più generale in figura,
figure f-138-MO-generale.png
in cui nT × P simboli complessi vengono sistematicamente[1275]  [1275] In alternativa la ripartizione può contemplare elaborazioni più complesse come quelle descritte al § 21.7.2, o prevedere anche uno stadio di precoding, od anche di codifica di canale e/o interleaving.. ripartiti su nT antenne mediante ciascuna delle quali viene trasmesso un simbolo ofdm costituito da P sottoportanti. Anziché un semplice vettore s di nT simboli, per ogni utilizzo del canale viene ora trasmessa una matrice S di nT × P elementi complessi sjp; similmente, in ricezione si ottiene la matrice R di nR × P elementi rip, secondo la relazione
(21.281) rip = nTj = 1hijpsjp + nip
con i = 1⋯nR e p = 1⋯P, in cui hijp è la risposta in frequenza tra le antenne j e i alla frequenza p (supposta costante almeno per la durata del simbolo ofdm), la sommatoria prende in considerazione tutte le antenne di trasmissione, e nip è il corrispondente campione complesso di rumore gaussiano circolare.
figure f-138-matr-cubo.png
La classica matrice H dei guadagni complessi tra le nR antenne di ricezione (le righe i) e la nT di trasmissione (colonne j) che compare nella (21.210) si è dunque arricchita di un ulteriore indice, quello che individua il piano p corrispondente ad ognuna delle sottoportanti usate dall’ofdm, in modo che tutti i nRnTP valori possano essere individuati come (H)i, j, p = hijp. La relazione (21.281) può quindi essere riscritta in forma matriciale considerando le matrici S ed R dei simboli trasmessi e ricevuti lette per colonne, ottenendo rispettivamente i vettori sp degli nT valori trasmessi alla frequenza p, e quelli rp degli nR valori ricevuti alla medesima frequenza, in modo da poter scrivere
rp  = Hpsp + np    con p = 1, 2, ⋯, P
in cui Hp di dimensione nR × nT è il piano p della matrice tridimensionale H e corrisponde alla tradizionale relazione (21.210) tra le antenne, specializzata per la frequenza p, ed np di dimensione nR rappresenta il rumore alla stessa frequenza. La costruzione della matrice R completa si realizza quindi concatenando le sue colonne rp, ovvero
R = [r1 r2 ⋯  rP] = [H1 s1 H2 s2  ⋯   HPsP]
La variazione di Hp con l’indice di portante p è dunque l’elemento che aggiunge al mimo-ofdm anche la componente di diversità in frequenza oltre che spaziale.

21.7.2 Codice spazio-tempo-frequenza

Per beneficiare del guadagno di diversità spaziale la trasmissione mimo-ofdm si deve affidare ai codici spazio-tempo affrontati al § 21.3.2.2. A tale scopo lo schema di pag. 1 si modifica come indicato in fig. 21.18,
figure f-138-STFBC.png
Figure 21.18 Codifica spazio-tempo-frequenza per un collegamento mimo-ofdm
che mostra come ad una sequenza di k simboli si ad L = 2M valori venga fatta corrispondere una codeword
C =   →  antenne  →  c11  c12  c1nT c21  c22  c2nT cT1  cT2  cTnT istanti
i cui elementi cjt sono ora vettori di P elementi che individuano i punti di costellazione L − aria con cui modulare le sottoportanti del simbolo ofdm trasmesso all’istante t dall’antenna j. In questo contesto il tasso di codifica (eq. (21.227)) prende in considerazione anche il numero di portanti, ed è definito come Rc = kPT.
Si aprono ora diverse possibilità: in fig.21.19-a viene mostrata l’applicazione di un codice stbc di Alamouti su di una unica sottoportante, trasmesso da due antenne in due istanti temporali: si ottiene Rc = 1 in quanto si trasmettono due simboli in due istanti, e lo stesso può essere fatto su tutte le P portanti.
figure f-138-STFBC-altern.png
Figure 21.19 Schemi di codifica spazio-tempo e spazio-frequenza
La fig. 21.19-b mostra invece lo stesso codice trasmesso sempre da due antenne, ma applicato su due portanti dello stesso simbolo, conseguendo nuovamente Rc = 1: questo caso viene indicato come space-frequency block code (sfbc). E’ evidente che mentre nel primo caso possiamo trarre vantaggio solo sul fronte della diversità spaziale, nel secondo vorremmo sfruttare anche la diversità frequenziale, sempre nei limiti di quanto evidenziato alla nota 1272; in entrambi i casi non si riesce però a conseguire[1276]  [1276] Una buona sintesi storica di questo filone di studio si trova in W Zhang, XG Xia, KB Letaief, Space-time/frequency coding for MIMO-OFDM in next generation broadband wireless systems, IEEE Wireless Comm. June 2007, di cui trovo una copia presso https://www.eecis.udel.edu/~xxia/WeiZhang1.pdf tutta la diversità offerta sia nello spazio che in frequenza, vedi eq. (21.280). Qualcosa di meglio si riesce a fare secondo gli approcci di fig. 21.19-c e -d, che raddoppiano il numero di portanti su cui si sviluppa il codice, con un dimezzamento di Rc; per entrambi se il numero di repliche del codice eguaglia quello (L) dei cammini multipli, lo schema può offrire il massimo guadagno (21.280) con un rate Rc = 1L. Tuttavia, l’implementazione di fig. 21.19-d presenta una maggiore complessità di decodifica.
Rimandando alla nota (1272) per gli approfondimenti, qui citiamo solamente che sono stati individuati codici sfbc in grado di sfruttare il massimo guadagno di diversità (21.280) con Rc = 1, ed anche (impiegando codici algebrici[1277]  [1277] Vedi H. El Gamal, M. O. Damen, Universal Space–Time Coding, IEEE Trans. on Inf. Th., May 2003, reperibile presso http://www2.ece.ohio-state.edu/~elgamal/print12.pdf) con Rc = nT, ovvero capaci di trasmettere un diverso flusso per antenna. Ovviamente, tutto ciò al prezzo di una complessità di decodifica ancora maggiore.
Ma non è finita! Nel caso in cui il canale presenti una accentuata variabilità temporale, con valori di H da considerare costanti nell’ambito di un blocco (in cui entrano uno o pochi simboli ofdm) ma variabili da un blocco all’altro, il canale viene definito come soggetto a block-fading, ed una ulteriore categoria di codici stfbc[1278]  [1278] Vedi W. Zhang, X. Xia, P. C. Ching, High-Rate Full-Diversity Space–Time–Frequency Codes for Broadband MIMO Block-Fading Channels, IEEE Trans. on Comm., January 2007, di cui trovo una copia su CiteseerX che si estende su di nB blocchi con fading indipendente può conseguire un ordine di diversità ancora maggiore, e pari a LnTnRnB, con un tasso RC = nT.

21.7.3 Sistema multiutente MU-MIMO-OFDM

La trasmissione mimo-ofdm si è rivelata particolarmente idonea a realizzare un sistema ad accesso multiplo come introdotto al § 21.6, in cui una stazione radio base bs con nBS antenne comunica con U terminali uek ad antenna singola, sia in direzione downlink (dl o canale broadcast) che in uplink (ul o accesso multiplo). L’unica antenna di ricezione dei terminali impedisce l’uso di codici spazio-tempo, ma non di quelli spazio-frequenza.
Alternanza temporale
Nel caso ofdm si rendono possibili considerazioni che portano a preferire uno schema di condivisione delle risorse radio in cui la trasmissione nei due versi si alterna nel tempo secondo una modalità nota come time division duplex o tdd, ed occupa la medesima banda nelle due direzioni, banda che per l’ofdm è di
figure f138-TDD.jpg
estensione ben maggiore rispetto al caso a portante singola, coprendo un intervallo pari a diversi multipli della banda di coerenza Bc. Lo schema tdd consente una serie di semplificazioni rispetto al frequency division duplex (fdd), prima tra tutte la possibilità per gli utenti mobili di evitare di dover comunicare alla bs la stima di canale da essi effettuata (§ 21.7.3.2), in virtù della reciprocità del canale (vedi nota 1233).
Uplink
La bs alla portante p riceve un segnale
(21.282)
rpBS = Uk = 1 hpkspk + n = Hupsp + n
in cui hpk è il vettore (nBS × 1) del canale mimo di uplink per la portante p tra uek e le antenne della bs, spk è il simbolo inviato dall’unica antenna di uek sulla portante p con energia Ek = E{|spk|2}, Hup = [hp1 hp2 ⋯  hpU] è la matrice (nBS × U) di uplink da tutti gli U dispositivi uek, ed sp è il vettore (U × 1) ad elementi spk; qualora uno ue non trasmetta sulla portante p, pone il valore spk a zero. Infine, n è un vettore aleatorio gaussiano complesso a media nulla e covarianza σ2ULInBS × nBS.
Per effettuare la detezione del simbolo spj la bs calcola la matrice Gp a partire da Hp con uno dei metodi discussi al § 21.5 e valuta il prodotto tra la j − esima riga gpj di Gp e la (21.282), ottenendo
(21.283)
pj = gpjrpBS = gpjhpjspj + U
k = 1, k ≠ j
gpjhpkspk + gpjn
in cui il primo termine è quello desiderato, il secondo sono gli interferenti (che se in numero elevato possono essere ritenuti a somma gaussiana) e l’ultimo è il nuovo termine di rumore; dopodiché si valuta j = argmin s ∈ A (js)2.
Notiamo che qualora Gp sia ottenuta con l’approccio zero forcing (§ 21.5.2), il termine di interferenza si annulla; notiamo inoltre che il calcolo (21.283) può essere svolto in contemporanea per tutti gli utenti, come s̃ = GprpBS = GpHupsp + Gpn.
Downlink
In questa direzione le nBS antenne inviano (sulla portante p) il segnale
(21.284) xp = U
k = 1
 ppkspk = Ppsp
dove ppk è il vettore di precodifica (§ 21.6.1) a norma unitaria relativo al terminale k, ovvero la k − esima colonna dell’omonima matrice Pp (nBS × U) ottenuta a partire dalla conoscenza della matrice (U × nBS) di dl Hdp = (Hup)T, trasposta di quella di ul per la reciprocità del canale mimo alla stessa frequenza p, e che determina la direttività spaziale (e non geografica come nel beamforming) della trasmissione del simbolo spk destinato al terminale k, mentre sp è il vettore di tutti i simboli trasmessi. Il terminale j − esimo riceve dunque (alla portante p)
(21.285)
rpj  = (hpj)Txp = (hpj)T Uk = 1 ppkspk + n = (hpj)Tppjspj + U
k = 1, k ≠ j
(hpj)Tppkspk + n
in cui hpj è il vettore delle risposte in frequenza tra uek e le antenne della bs, che viene trasposto per la reciprocità del canale di dl; come per la (21.283) inoltre, il primo termine di (21.285) è quello desiderato, il secondo esprime l’interferenza dei simboli destinati agli altri utenti, ed il terzo è il rumore. Anche qui, una matrice di precodifica zero forcing ha l’effetto di annullare del tutto gli interferenti, fornendo rj = sj + n = j da cui ottenere j = argmin s ∈ A (js)2.

21.7.3.1 Ripartizione delle risorse

Oltre alla suddivisione dell’asse dei tempi per le due direzioni di trasmissione, nella trasmissione multiutente viene ripreso anche l’approccio dell’ofdma (§ 16.8.12) di assegnare sotto-gruppi di portanti ofdm ad utenti differenti.
Una o più portanti per utente
Qualora i dispositivi collegati alla bs non siano soggetti a spostamenti frequenti e non siano in numero troppo elevato si può procedere in
figure f-138-TDD-OFDMA.png
modo distribuito come esemplificato in figura, in cui i singoli utenti sono rappresentati da colori diversi, utilizzando un numero di portanti possibilmente distanziate da un intervallo di frequenza maggiore della banda di coerenza in modo da poter sfruttare la relativa diversità in frequenza offerta dalla trasmissione ofdm. Il numero di portanti per utente dipende dalle sue esigenze trasmissive, mentre il relativo posizionamento in frequenza può dipendere dalla stima di canale effettuata dalla bs, in modo da usare frequenze per le quali si hanno buone condizioni di ricezione. Le portanti ofdm non utilizzate da un singolo utente vengono da queste poste a zero.
Uno o più utenti per blocco di coerenza
Se invece si ha a che fare con uno scenario di utenza mobile, che determina la variabilità temporale delle condizioni di ricezione, le sottoportanti ofdm da assegnare ad uno (o più[1279]  [1279] Distinguibili grazie ai vettori di precoding pk e di combinazione gk.) utenti possono
figure f-138-OFDMA-CB.png
essere contigue in frequenza per la durata di un ciclo ul-dl; il numero di portanti e la durata del ciclo dipendono dai valori di banda e tempo di coerenza Bc e Tc (§ 20.4.7) del collegamento. Anche se questi possono differire tra utenti diversi, prendendo il caso peggiore di entrambi si può suddividere il piano tempo-frequenza in unità denominate Coherence Block (cb) che raggruppano portanti e simboli contigui in intervalli entro i quali il canale può essere considerato stazionario e privo di distorsione lineare, e riservare i cb per la trasmissione (alternata) tra la bs ed i singoli ue.
Cosa si intende per blocco di coerenza
Tralasciando per il momento l’aspetto mimo,
figure f-138-fading-3D..jpg
Figure 21.23 Assegnazione dei Coherence Block
la parte superiore di fig. 21.23 rappresenta come il guadagno (in dB) della risposta in frequenza tra una antenna della bs e quelle di una coppia di utenti in movimento possa variare sia rispetto alla frequenza che al tempo, guadagno rappresentato da una superficie di diverso colore per i due utenti. La parte inferiore mostra invece come i diversi cb vengano assegnati ora all’uno ora all’altro utente, in base a chi dei due subisce una minore attenuazione. La presenza di più antenne presso la bs appiattisce le superfici mostrate per quanto riguarda l’ul grazie alla possibilità di combinare in modo coerente i segnali ricevuti (eq. (21.283)), mentre il precoding (eq. (21.284)) attuato dalla bs in trasmissione ha il solo scopo di combattere l’interferenza tra gli utenti assegnati allo stesso cb[1280]  [1280] Verso i quali si trasmette in contemporanea realizzando lo sdma. , e dunque non modifica l’attenuazione subita nel dl.
La fig. 21.24 mostra[1281]  [1281] Tratta dall’ottimo testo di E. Björnson, J. Hoydis, L. Sanguinetti, Massive MIMO Networks: Spectral, Energy, and Hardware Efficiency, 2017, accessibile presso https://massivemimobook.com la suddivisione del piano tempo - frequenza in cb, evidenziando in giallo gli intervalli temporali dedicati alla trasmissione dell’uplink ed in rosa quelli per il downlink, mentre all’interno di un cb evidenzia la suddivisione in sottoportanti, ed i campioni complessi che si possono ottenere per ogni sottoportante, in numero totale (per ogni cb) τc proporzionale[1282]  [1282] Considerando che un inviluppo complesso che occupa una banda bilatera Bc viene campionato a frequenza doppia di Bc2, in Tc secondi si ottengono appunto BcTc campioni. Una volta eliminato il prefisso ciclico (fig. 21.26) tale numero si riduce, ed il ricevitore ofdm ne effettua la fft ottenendo altrettanti campioni complessi in frequenza. al prodotto BcTc, per cui scriviamo
(21.286) τc = α BcTc    con   α < 1
suddivisi tra tutte le portanti e tutti i simboli ofdm trasmessi nelle due direzioni nell’ambito di uno stesso cb.
figure f138-resblock-5.jpg
Figure 21.24 Suddivisione del piano tempo-frequenza in blocchi di coerenza e relativi intervalli temporali di trasmissione, sottoportanti, e campioni complessi
Esempio In prima approssimazione valutiamo il tempo di coerenza Tc, legato alla velocità v del mobile, come quello necessario a spostarsi di 14 di lunghezza d’onda λ, ovvero Tcλ4v: quindi Tc è inversamente proporzionale alla frequenza portante f0 = cλ centrale della trasmissione. D’altra parte la banda di coerenza può essere approssimata come Bc1τ dove Δτ è la dispersione temporale tra la prima e l’ultima replica del multipath. Valutiamo ora due scenari per una frequenza f0 = 2 GHz ovvero λ = 15 cm: il primo è un sistema outdoor con velocità v = 37.5 m/sec ossia 135 Km/h, ed un Δτ = 2.5 μsec (cioè una differenza tra i percorsi di 750 metri). In tal caso si ottiene Tc = 1 msec e Bc = 200 KHz, e dunque TcBc = 200. Il secondo scenario è una trasmissione indoor caratterizzata da una mobilità v = 0.75 m/s (2.7 Km/h) ed un Δτ = 0.5 μsec (differenza tra percorsi di 150 metri), a cui corrispondono Tc = 50 msec e Bc = 1 MHz, fornendo TcBc = 50000.

21.7.3.2 Stima di canale

Tutte le operazioni di ricezione delle trasmissioni sia mimo che ofdm prevedono la conoscenza della risposta in frequenza del canale, che si suppone vari lentamente nel tempo rispetto alle costanti di tempo del sistema di trasmissione[1283]  [1283] Per la modalità tdd su cui stiamo basando l’esposizione l’espressione costante di tempo individua la durata di un cb, mentre più in generale ci si riferisce non tanto al periodo di simbolo ofdm quanto ad un periodo di trama, che comprende un preambolo composto da qualche simbolo ofdm accorciato in cui trovano posto le portanti pilota, a cui fa seguito la sotto-trama dei simboli con i dati, per la cui ricezione si fa uso del risultato della stima di canale. Spesso alcune pilota sono presenti anche nei simboli dati, per favorire il mantenimento delle condizioni di sincronizzazione., e che fino ad ora abbiamo assunto nota senza chiederci come venirne a conoscenza: nel caso dell’ofdm la risposta in frequenza viene stimata in base alle condizioni di ricezione delle portanti pilota (§ 16.8.11, fig. 21.26) inserite in trasmissione.
figure f-138-ric-ofdm.png
Figure 21.26 Schema simbolico di un modem ofdm per un collegamento siso
Suddivisione del blocco di coerenza
Lo schema di alternanza tdd che utilizza la stessa banda di frequenze per i due versi di trasmissione permette come già accennato di inserire le p. pilota nella sola direzione di ul ossia nella trasmissione da ue a bs, all’inizio di ogni blocco di coerenza come mostrato nella figura seguente, riservando per le stesse un numero di campioni complessi τp sul totale di τc (trasmessi e ricevuti,
figure f138-resblock-3.jpg
eq. (21.286)) in accordo alla ripartizione
(21.287) τc = τp + τu + τd
in cui i pedici u e d individuano rispettivamente i campioni riservati ai dati di uplink ed a quelli di downlink, come esemplificato in figura.
Ripartizione degli utenti
La stima di canale dunque avviene per ciascun cbh (h = 1⋯nCB) in cui è suddiviso l’asse della frequenza ed a cui sono assegnati Uh utenti sul totale di U, ovvero hUh = U, ad opera dalla sola bs, che ne usa il risultato sia per ricevere i dati di ul da parte di tutti gli uek, k = 1⋯Uh assegnati allo stesso cbh (eq. (21.283)), sia per la trasmissione in dl verso gli stessi uek (eq. (21.285)). La relazione (21.287) pone un limite al numero massimo di campioni dedicati alle p. pilota, dato che tipicamente si adotta il vincolo τp < τc2.
Sequenze pilota
Per permettere alla bs di stimare il canale verso gli utenti, all’inizio del cb ogni uek trasmette una sequenza-pilota φk di τp campioni complessi di ampiezza unitaria, ovvero tali che φkφk = τp, ed ortogonale[1284]  [1284] Notiamo che per uno spazio descritto da una base vettoriale τp − dimensionale si possono individuare non più di τp diversi vettori ortogonali φk. alle sequenze φl trasmesse dagli altri utenti uel (l ≠ k) assegnati allo stesso cb, ovvero φkφl = 0. La sequenza φk viene assegnata a ciascun utente k da parte dalla bs durante la fase di richiesta di accesso dell’utente alla rete, ed è scelta tra le colonne di una matrice Φ di dimensione τp × τp detta pilot-book e che soddisfa la relazione ΦΦ = τpIτp. Per Φ può essere adottata una matrice di Walsh-Hadamard[1285]  [1285] Vedi ad es. https://en.wikipedia.org/wiki/Walsh_matrix che pone il vincolo su τp di essere una potenza di due, e che essendo composta da elementi ±1 implica la trasmissione di simboli bpsk nella eq. (21.288); in alternativa per un valore τp qualunque la matrice Φ può essere ottenuta come quella che definisce la dft (eq. (10.77) a pag. 1) i cui elementi sono valori complessi equispaziati sul cerchio unitario e che dunque danno luogo a simboli l-psk.
Ricezione delle pilota e stima di canale
Gli elementi di φk sono moltiplicati dai dispositivi uek per la costante Ek in modo da presentare la stessa energia dei simboli che trasportano informazione, e sono quindi trasmessi come i simboli sj in (21.282), con la differenza che ora la trasmissione è distribuita su tutte le portanti che fanno parte del cb e ripartita su più simboli ofdm. Per la definizione di cb la risposta in frequenza del canale è la stessa sia per le diverse portanti che per i diversi simboli, portando a descrivere il segnale ricevuto per il cb dalla bs in questa fase nella forma
(21.288) Yh = Uhk = 1Ek hhk φTk + Nh
in cui hhk è il vettore delle nBS risposte in frequenza tra l’antenna dell’utente k assegnato al cb h e tutte le antenne della bs, Yh è la matrice complessa di dimensione nBS × τp utilizzata per stimare il canale, e Nh è la matrice di eguali dimensioni dei campioni complessi ed indipendenti di rumore, a media nulla e varianza σ2UL.
Dato che la bs conosce la sequenza φk utilizzata da ciascun utente k, può effettuare la stima del canale hhj relativo ad uno specifico utente j moltiplicando (correlando) la (21.288) per la sequenza coniugata φ * j di quella assegnata all’utente j, ottenendo
yhj = Yh φ * j = Uhk = 1Ek hhk φTkφ * j + Nhφ * j  =  Ek τp hhj + Nhφ * j
in quanto per l’ortogonalità delle sequenze pilota assegnate ad utenti differenti, il prodotto φTkφ * j è nullo per k ≠ j e pari a τp per k = j. Dato che il prodotto Nhφ * j è un vettore complesso gaussiano circolare a media nulla e covarianza σ2ULτpInBS, la stima di massima verosimiglianza (e dunque di minima distanza) per hhj si ottiene come
(21.289) ĥhj = yhjEk τp = hhj + Nhφ * jEk τp
e dunque le componenti ij di ĥhj sono v.a. gaussiane a media hij e varianza σ2ULEkτp: in altre parole, l’utilizzo di una sequenza-pilota di lunghezza τp determina un guadagno di processo pari a τp ovvero un miglioramento dell’SNR di τp volte quello che si otterrebbe per una pilota singola.
Numero di utenti per blocco di coerenza
Per garantire l’ortogonalità delle sequenza pilota assegnate ai diversi utenti che ricadono nello stesso cbh il loro numero Uh non può superare il valore della lunghezza τp delle sequenze. Dato che aumentare τp determina una riduzione dei campioni utili alla trasmissione dati (eq. (21.287)) si manifesta un compromesso tra il numero di utenti e capacità trasmissiva.

21.7.3.3 Rete cellulare

Con questo termine si indica una suddivisione del territorio del tipo di fig. 21.27, in cui più bs sono contemporaneamente attive. In tale contesto per ogni cb le bs ricevono le trasmissioni, oltre che degli ue ad esse associati, anche degli ue nelle celle vicine ed assegnati al cb nella stessa regione di frequenza, così come i diversi ue ricevono il segnale delle altre bs oltre a quello della propria. Ciò comporta che nelle espressioni (21.282) e (21.285) dei segnali ricevuti rispettivamente dalla bs e dagli ue di una singola cella compaiano termini di interferenza che originano dalle celle limitrofe, la cui entità può essere ridotta mediante operazioni di combinazione lineare e precoding estendendo la procedura di stima di canale da parte di ciascuna bs anche alle risposte in frequenza relative agli ue associati ad altre bs ossia residenti in altre celle.
figure f138-rete-cell.jpg
Figure 21.27 Suddivisione del territorio in celle in cui gli utenti (ue) si associano alla base station (bs) il cui segnale è più forte
E’ ovvio che per quanto grande possa essere la dimensione del pilot book Φ, è impossibile assegnare sequenze differenti a tutti gli utenti che possono interferire tra loro, sicché la stima di canale svolta da parte delle bs è gravata da un errore detto pilot contamination, e che consiste in un termine di errore nella stima (21.289) che origina da tutti gli ue nelle altre celle che condividono la stessa sequenza pilota φ dello ue di cui si sta stimando la risposta in frequenza.
Senza avere la minima pretesa di approfondire a sufficienza l’argomento, al cui riguardo si rimanda il lettore al testo indicato alla nota 1281, ci si limita a citare che in questo caso la problematica viene affrontata tenendo conto della diversa correlazione spaziale Rkh che lega statisticamente le componenti del vettore delle risposte in frequenza hk di ciascun generico utente k nei confronti delle antenne di una bs.
A differenza di un collegamento mimo punto-punto, in cui tra le diverse antenne da ambo i lati si manifestano vettori h descritti da matrici di correlazione Rh sostanzialmente simili, nel caso multiutente ogni utente k è in genere distante da tutti gli altri per un buon multiplo di lunghezze d’onda λ, e dunque manifesta una diversa matrice Rkh, ovvero ogni vettore hk risulta essere una realizzazione di una diversa d.d.p. gaussiana multivariata a media nulla e covarianza Rkh. Ciò consente di impostare la stima di canale secondo un approccio mmse, capace di sfruttare l’informazione legata alla conoscenza delle matrici Rh dei diversi utenti, e in grado di subire la pilot contamination solo nel caso di utenti che, oltre alla stessa sequenza φ, hanno in comune anche il medesimo orientamento rispetto alla bs nei cui confronti si sta stimando il vettore h. Per una esemplificazione di quanto illustrato, si veda la fig. 21.28.
 figure f138-pilot-cantam.jpg
Figure 21.28 Mentre lo ue nella cella l causa una forte interferenza nella ricezione presso la bsj della sequenza pilota φ che ha in comune con lo ue nella cella j,  lo stesso non avviene tra la cella j e quella l in virtù della diversa matrice di correlazione Rh, che a sua volta dipende dagli elementi riflettenti prossimi alla bs e che determinano i cammini multipli, simili per i due ue per la bs j,  e differenti per quella l
Per quanto riguarda le matrici Rh, esse vengono stimate a partire dalle stime dei vettori h collezionate nel tempo, e mantenute aggiornate nel caso di mobilità adattandone la stima a partire dai dati via via raccolti.
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