21.7 Trasmissione MIMO - OFDM
La necessità di subire un fading
piatto, ovvero che il segnale modulato occupi una banda inferiore alla
banda di coerenza, determina
un limite alla massima velocità binaria della trasmissione
mimo a portante singola. Infatti per contenere la banda si dovrebbe ricorrere ad una costellazione con un numero molto elevato di livelli, incappando in un rapido degrado delle prestazioni; lasciare invece che le banda aumenti in proporzione alla velocità di simbolo significa dover equipaggiare ogni antenna di ricezione con uno stadio di equalizzazione adattativa, con evidente aumento di complessità, tanto maggiore con l’aumento della velocità. D’altra parte l’adozione di una modulazione a spettro espanso che affronta l’equalizzazione mediante una architettura di ricezione
Rake (§
20.5.2) determina una complessità che cresce in modo quadratico con la velocità di trasmissione.
Al contrario, se il segnale trasmesso da ciascuna antenna adotta una modulazione
ofdm (§
16.8) i problemi appena esposti semplicemente
svaniscono, ed al tempo stesso si aprono possibilità di ulteriore miglioramento della qualità e delle prestazioni del collegamento. Tutto nasce dal fatto che, ripartendo il flusso binario da trasmettere su
P canali ortogonali (in frequenza) con una occupazione di banda ridotta, per ciascuno di essi risulta verificata l’ipotesi di fading piatto. Inoltre l’adozione del
prefisso ciclico consente di annullare gli effetti dell’
isi senza dovere ricorrere ad uno stadio di equalizzazione, se non per la componente di stima di canale alla frequenza delle sottoportanti, che è comunque necessaria per la ricezione di trasmissioni
mimo. Infine l’utilizzo di una
fft per realizzare i processi di modulazione e demodulazione fa si che la complessità dei dispositivi aumenti
solo con legge
Plog2P al crescere del numero di sottoportanti
P, e dunque della velocità di trasmissione.
La trasmissione
mimo-ofdm consente inoltre di sfruttare, oltre a quella
spaziale dovuta alla molteplicità delle antenne, anche la diversità
in frequenza. Pur se il canale associato a ciascuna sottoportante è considerato sede di fading
piatto, il valore
h del suo guadagno complesso è una v.a. che può assumere una realizzazione
diversa per sottoportanti differenti, aspetto che nelle trasmissioni
siso viene affrontato con la tecnica
cofdm (§
16.8.10). In particolare si dimostra che un canale per il quale sono individuabili
L cammini multipli (a cui si deve la selettività in frequenza, §
20.4.5) ed equipaggiato da
nT,
nR antenne ai lati del collegamento, offre un ordine di diversità
massimo pari al prodotto di queste quantità, ovvero pari a
Ma procediamo con ordine.
21.7.1 Modello di canale MIMO-OFDM
Partiamo dal caso più generale in figura,
in cui
nT × P simboli complessi vengono sistematicamente ripartiti su
nT antenne mediante ciascuna delle quali viene trasmesso un simbolo
ofdm costituito da
P sottoportanti. Anziché un semplice vettore
s di
nT simboli, per ogni utilizzo del canale viene ora trasmessa una matrice
S di
nT × P elementi complessi
sjp; similmente, in ricezione si ottiene la matrice
R di
nR × P elementi
rip, secondo la relazione
con
i = 1⋯nR e
p = 1⋯P, in cui
hijp è la risposta in frequenza tra le antenne
j e
i alla frequenza
p (supposta costante almeno per la durata del simbolo
ofdm), la sommatoria prende in considerazione tutte le antenne di trasmissione, e
nip è il corrispondente campione complesso di rumore gaussiano circolare.
La classica matrice
H dei guadagni complessi tra le
nR antenne di ricezione (le righe
i) e la
nT di trasmissione (colonne
j) che compare nella
(21.210) si è dunque
arricchita di un ulteriore indice, quello che individua il
piano p corrispondente ad ognuna delle sottoportanti usate dall’
ofdm, in modo che tutti i
nR ⋅ nT ⋅ P valori possano essere individuati come
(H)i, j, p = hijp. La relazione
(21.281) può quindi essere riscritta in forma matriciale considerando le matrici
S ed
R dei simboli trasmessi e ricevuti lette per colonne, ottenendo rispettivamente i vettori
sp degli
nT valori trasmessi alla frequenza
p, e quelli
rp degli
nR valori ricevuti alla medesima frequenza, in modo da poter scrivere
rp = Hp ⋅ sp + np con p = 1, 2, ⋯, P
in cui
Hp di dimensione
nR × nT è
il piano p della matrice tridimensionale
H e corrisponde alla tradizionale relazione
(21.210) tra le antenne, specializzata per la frequenza
p, ed
np di dimensione
nR rappresenta il rumore alla stessa frequenza. La costruzione della matrice
R completa si realizza quindi concatenando le sue colonne
rp, ovvero
R = [r1 r2 ⋯ rP] = [H1 s1 H2 s2 ⋯ HPsP]
La variazione di
Hp con l’indice di portante
p è dunque l’elemento che aggiunge al
mimo-ofdm anche la componente di diversità
in frequenza oltre che spaziale.
21.7.2 Codice spazio-tempo-frequenza
Per beneficiare del guadagno di diversità spaziale la trasmissione
mimo-ofdm si deve
affidare ai codici spazio-tempo affrontati al §
21.3.2.2. A tale scopo lo schema di pag.
1 si modifica come indicato in fig.
21.18,
che mostra come ad una sequenza di
k simboli
si ad
L = 2M valori venga fatta corrispondere una codeword
C = → antenne → ⎡⎢⎢⎢⎢⎢⎣ c11 c12 ⋯ c1nT c21 c22 ⋯ c2nT ⋮ ⋮ ⋱ ⋮ cT1 cT2 ⋯ cTnT ⎤⎥⎥⎥⎥⎥⎦ istanti
i cui elementi
cjt sono ora vettori di
P elementi che individuano i punti di costellazione
L − aria con cui modulare le sottoportanti del simbolo
ofdm trasmesso all’istante
t dall’antenna
j. In questo contesto il tasso di codifica (eq.
(21.227)) prende in considerazione anche il numero di portanti, ed è definito come
Rc = kPT.
Si aprono ora diverse possibilità: in fig.
21.19-a viene mostrata l’applicazione di un codice
stbc di Alamouti su di una unica sottoportante, trasmesso da due antenne in due istanti temporali: si ottiene
Rc = 1 in quanto si trasmettono due simboli in due istanti, e lo stesso può essere fatto su tutte le
P portanti.
La fig.
21.19-b mostra invece lo stesso codice trasmesso sempre da due antenne, ma applicato su due portanti
dello stesso simbolo, conseguendo nuovamente
Rc = 1: questo caso viene indicato come
space-frequency block code (
sfbc). E’ evidente che mentre nel primo caso possiamo trarre vantaggio solo sul fronte della diversità spaziale, nel secondo vorremmo sfruttare anche la diversità frequenziale, sempre nei limiti di quanto evidenziato alla nota
1272; in entrambi i casi non si riesce però a conseguire tutta la diversità offerta sia nello spazio che in frequenza, vedi eq.
(21.280). Qualcosa di meglio si riesce a fare secondo gli approcci di fig.
21.19-c e
-d, che raddoppiano il numero di portanti su cui si sviluppa il codice, con un dimezzamento di
Rc; per entrambi se il numero di repliche del codice eguaglia quello (
L) dei cammini multipli, lo schema può offrire il massimo guadagno
(21.280) con un rate
Rc = 1⁄L. Tuttavia, l’implementazione di fig.
21.19-d presenta una maggiore complessità di decodifica.
Rimandando alla nota (
1272) per gli approfondimenti, qui citiamo solamente che sono stati individuati codici
sfbc in grado di sfruttare il massimo guadagno di diversità
(21.280) con
Rc = 1, ed anche (impiegando codici
algebrici) con
Rc = nT, ovvero capaci di trasmettere un diverso flusso per antenna. Ovviamente, tutto ciò al prezzo di una complessità di decodifica ancora maggiore.
Ma non è finita! Nel caso in cui il canale presenti una accentuata variabilità temporale, con valori di
H da considerare costanti nell’ambito di un blocco (in cui entrano uno o pochi simboli
ofdm) ma variabili da un blocco all’altro, il canale viene definito come soggetto a
block-fading, ed una ulteriore categoria di codici
stfbc che si estende su di
nB blocchi con fading
indipendente può conseguire un ordine di diversità ancora maggiore, e pari a
L ⋅ nT ⋅ nR ⋅ nB, con un tasso
RC = nT.
21.7.3 Sistema multiutente MU-MIMO-OFDM
La trasmissione
mimo-ofdm si è rivelata particolarmente idonea a realizzare un sistema ad accesso multiplo come introdotto al §
21.6, in cui una stazione radio base
bs con
nBS antenne comunica con
U terminali
uek ad antenna singola, sia in direzione downlink (
dl o canale broadcast) che in uplink (
ul o accesso multiplo). L’unica antenna di ricezione dei terminali impedisce l’uso di codici spazio-tempo, ma non di quelli spazio-frequenza.
Nel caso
ofdm si rendono possibili considerazioni che portano a preferire uno schema di condivisione delle risorse radio in cui la trasmissione nei due versi
si alterna nel tempo secondo una modalità nota come
time division duplex o
tdd, ed occupa la medesima banda nelle due direzioni, banda che per l’
ofdm è di
estensione ben maggiore rispetto al caso a portante singola, coprendo un intervallo pari a diversi multipli della banda di coerenza
Bc. Lo schema
tdd consente una serie di semplificazioni rispetto al
frequency division duplex (
fdd), prima tra tutte la possibilità per gli utenti mobili di evitare di dover comunicare alla
bs la stima di canale da essi effettuata (§
21.7.3.2), in virtù della reciprocità del canale (vedi nota
1233).
La
bs alla portante
p riceve un segnale
in cui
hpk è il vettore (
nBS × 1) del canale
mimo di
uplink per la portante
p tra
uek e le antenne della
bs,
spk è il simbolo inviato dall’unica antenna di
uek sulla portante
p con energia
Ek = E{|spk|2},
Hup = [hp1 hp2 ⋯ hpU] è la matrice (
nBS × U) di uplink da
tutti gli
U dispositivi
uek, ed
sp è il vettore (
U × 1) ad elementi
spk; qualora uno
ue non trasmetta sulla portante
p, pone il valore
spk a zero. Infine,
n è un vettore aleatorio gaussiano complesso a media nulla e covarianza
σ2UL ⋅ InBS × nBS.
Per effettuare la detezione del simbolo
spj la
bs calcola la matrice
Gp a partire da
Hp con uno dei metodi discussi al §
21.5 e valuta il prodotto tra la
j − esima
riga gpj di
Gp e la
(21.282), ottenendo
in cui il primo termine è quello desiderato, il secondo sono gli interferenti (che se in numero elevato possono essere ritenuti a somma gaussiana) e l’ultimo è il nuovo termine di rumore; dopodiché si valuta
ŝj = argmin s ∈ A (ŝj−s)2.
Notiamo che qualora
Gp sia ottenuta con l’approccio
zero forcing (§
21.5.2), il termine di interferenza si annulla; notiamo inoltre che il calcolo
(21.283) può essere svolto in contemporanea per tutti gli utenti, come
s̃ = GprpBS = GpHupsp + Gpn.
In questa direzione le
nBS antenne inviano (sulla portante
p) il segnale
dove
ppk è il vettore di
precodifica (§
21.6.1) a norma unitaria relativo al terminale
k, ovvero la
k − esima colonna dell’omonima matrice
Pp (
nBS × U) ottenuta a partire dalla conoscenza della matrice (
U × nBS) di
dl Hdp = (Hup)T, trasposta di quella di
ul per la reciprocità del canale
mimo alla stessa frequenza
p, e che determina la direttività
spaziale (e non
geografica come nel beamforming) della trasmissione del simbolo
spk destinato al terminale
k, mentre
sp è il vettore di tutti i simboli trasmessi. Il terminale
j − esimo riceve dunque (alla portante
p)
in cui
hpj è il vettore delle risposte in frequenza tra
uek e le antenne della
bs, che viene trasposto per la reciprocità del canale di
dl; come per la
(21.283) inoltre, il primo termine di
(21.285) è quello desiderato, il secondo esprime l’interferenza dei simboli destinati agli altri utenti, ed il terzo è il rumore. Anche qui, una matrice di precodifica
zero forcing ha l’effetto di annullare del tutto gli interferenti, fornendo
rj = sj + n = s̃j da cui ottenere
ŝj = argmin s ∈ A (ŝj−s)2.
21.7.3.1 Ripartizione delle risorse
Oltre alla suddivisione dell’asse dei tempi per le due direzioni di trasmissione, nella trasmissione multiutente viene ripreso anche l’approccio dell’
ofdma (§
16.8.12) di assegnare sotto-gruppi di portanti
ofdm ad utenti differenti.
Una o più portanti per utente
Qualora i dispositivi collegati alla
bs non siano soggetti a spostamenti frequenti e non siano in numero troppo elevato si può procedere in
modo
distribuito come esemplificato in figura, in cui i singoli utenti sono rappresentati da colori diversi, utilizzando un numero di portanti possibilmente distanziate da un intervallo di frequenza maggiore della banda di coerenza in modo da poter sfruttare la relativa diversità in frequenza offerta dalla trasmissione
ofdm. Il numero di portanti per utente dipende dalle sue esigenze trasmissive, mentre il relativo posizionamento in frequenza può dipendere dalla stima di canale effettuata dalla
bs, in modo da usare frequenze per le quali si hanno buone condizioni di ricezione. Le portanti
ofdm non utilizzate da un singolo utente vengono da queste poste a zero.
Uno o più utenti per blocco di coerenza
Se invece si ha a che fare con uno scenario di utenza mobile, che determina la variabilità temporale delle condizioni di ricezione, le sottoportanti
ofdm da assegnare ad uno (o più) utenti possono
essere
contigue in frequenza per la durata di un ciclo
ul-dl; il numero di portanti e la durata del ciclo dipendono dai valori di banda e tempo di coerenza
Bc e
Tc (§
20.4.7) del collegamento. Anche se questi possono differire tra utenti diversi, prendendo
il caso peggiore di entrambi si può suddividere il piano tempo-frequenza in unità denominate
Coherence Block (
cb) che raggruppano portanti e simboli contigui in intervalli entro i quali il canale può essere considerato stazionario e privo di distorsione lineare, e riservare i
cb per la trasmissione (alternata) tra la
bs ed i singoli
ue.
Cosa si intende per blocco di coerenza
Tralasciando per il momento l’aspetto
mimo,
la parte superiore di fig.
21.23 rappresenta come il guadagno (in dB) della risposta in frequenza tra una antenna della
bs e quelle di una coppia di utenti in movimento possa variare sia rispetto alla frequenza che al tempo, guadagno rappresentato da una superficie di diverso colore per i due utenti. La parte inferiore mostra invece come i diversi
cb vengano assegnati ora all’uno ora all’altro utente, in base a chi dei due subisce una minore attenuazione. La presenza di più antenne presso la
bs appiattisce le superfici mostrate per quanto riguarda l’
ul grazie alla possibilità di combinare in modo coerente i segnali ricevuti (eq.
(21.283)), mentre il precoding (eq.
(21.284)) attuato dalla
bs in trasmissione ha il solo scopo di combattere l’interferenza tra gli utenti assegnati allo stesso
cb, e dunque non modifica l’attenuazione subita nel
dl.
La fig.
21.24 mostra la suddivisione del piano tempo - frequenza in
cb, evidenziando in giallo gli intervalli temporali dedicati alla trasmissione dell’uplink ed in rosa quelli per il downlink, mentre all’interno di un
cb evidenzia la suddivisione in sottoportanti, ed i campioni complessi che si possono ottenere per ogni sottoportante, in numero totale (per ogni
cb)
τc proporzionale al prodotto
BcTc, per cui scriviamo
suddivisi tra tutte le portanti e tutti i simboli
ofdm trasmessi nelle due direzioni nell’ambito di uno stesso
cb.
Esempio In prima approssimazione valutiamo il tempo di coerenza Tc, legato alla velocità v del mobile, come quello necessario a spostarsi di 1⁄4 di lunghezza d’onda λ, ovvero Tc ≃ λ⁄4v: quindi Tc è inversamente proporzionale alla frequenza portante f0 = c⁄λ centrale della trasmissione. D’altra parte la banda di coerenza può essere approssimata come Bc ≃ 1⁄2Δτ dove Δτ è la dispersione temporale tra la prima e l’ultima replica del multipath. Valutiamo ora due scenari per una frequenza f0 = 2 GHz ovvero λ = 15 cm: il primo è un sistema outdoor con velocità v = 37.5 m/sec ossia 135 Km/h, ed un Δτ = 2.5 μsec (cioè una differenza tra i percorsi di 750 metri). In tal caso si ottiene Tc = 1 msec e Bc = 200 KHz, e dunque TcBc = 200. Il secondo scenario è una trasmissione indoor caratterizzata da una mobilità v = 0.75 m/s (2.7 Km/h) ed un Δτ = 0.5 μsec (differenza tra percorsi di 150 metri), a cui corrispondono Tc = 50 msec e Bc = 1 MHz, fornendo TcBc = 50000.
Tutte le operazioni di ricezione delle trasmissioni sia
mimo che
ofdm prevedono la conoscenza della risposta in frequenza del canale, che si suppone vari lentamente nel tempo rispetto alle costanti di tempo del sistema di trasmissione, e che fino ad ora abbiamo assunto nota senza chiederci come venirne a conoscenza: nel caso dell’
ofdm la risposta in frequenza viene stimata in base alle condizioni di ricezione delle
portanti pilota (§
16.8.11, fig.
21.26) inserite in trasmissione.
Suddivisione del blocco di coerenza
Lo schema di alternanza
tdd che utilizza la stessa banda di frequenze per i due versi di trasmissione permette come già accennato di inserire le p. pilota nella sola direzione di
ul ossia nella trasmissione da
ue a
bs, all’inizio di ogni blocco di coerenza come mostrato nella figura seguente, riservando per le stesse un numero di campioni complessi
τp sul totale di
τc (trasmessi e ricevuti,
eq.
(21.286)) in accordo alla ripartizione
in cui i pedici
u e
d individuano rispettivamente i campioni riservati ai dati di uplink ed a quelli di downlink, come esemplificato in figura.
Ripartizione degli utenti
La stima di canale dunque avviene per ciascun
cbh (
h = 1⋯nCB) in cui è suddiviso l’asse della frequenza ed a cui sono assegnati
Uh utenti sul totale di
U, ovvero
∑hUh = U, ad opera dalla sola
bs, che ne usa il risultato sia per ricevere i dati di
ul da parte di tutti gli
uek,
k = 1⋯Uh assegnati allo stesso
cbh (eq.
(21.283)), sia per la trasmissione in
dl verso gli stessi
uek (eq.
(21.285)). La relazione
(21.287) pone un limite al numero massimo di campioni dedicati alle p. pilota, dato che tipicamente si adotta il vincolo
τp < τc⁄2.
Per permettere alla
bs di stimare il canale verso gli utenti, all’inizio del
cb ogni
uek trasmette una sequenza-pilota
φk di
τp campioni complessi di
ampiezza unitaria, ovvero tali che
φ†kφk = τp, ed ortogonale alle sequenze
φl trasmesse dagli altri utenti
uel (
l ≠ k) assegnati allo stesso
cb, ovvero
φ†kφl = 0. La sequenza
φk viene assegnata a ciascun utente
k da parte dalla
bs durante la fase di
richiesta di accesso dell’utente alla rete, ed è scelta tra le colonne di una matrice
Φ di dimensione
τp × τp detta
pilot-book e che soddisfa la relazione
Φ†Φ = τpIτp. Per
Φ può essere adottata una matrice di
Walsh-Hadamard che pone il vincolo su
τp di essere una potenza di due, e che essendo composta da elementi
±1 implica la trasmissione di simboli
bpsk nella eq.
(21.288); in alternativa per un valore
τp qualunque la matrice
Φ può essere ottenuta come quella che definisce la
dft (eq.
(10.77) a pag.
1) i cui elementi sono valori complessi equispaziati sul cerchio unitario e che dunque danno luogo a simboli
l-psk.
Ricezione delle pilota e stima di canale
Gli elementi di
φk sono moltiplicati dai dispositivi
uek per la costante
√Ek in modo da presentare la stessa energia dei simboli che trasportano informazione, e sono quindi trasmessi come i simboli
sj in
(21.282), con la differenza che ora la trasmissione è distribuita su tutte le portanti che fanno parte del
cb e ripartita su più simboli
ofdm. Per la definizione di
cb la risposta in frequenza del canale è la stessa sia per le diverse portanti che per i diversi simboli, portando a descrivere il segnale ricevuto per il
cb dalla
bs in questa fase nella forma
in cui
hhk è il vettore delle
nBS risposte in frequenza tra l’antenna dell’utente
k assegnato al
cb h e tutte le antenne della
bs,
Yh è la matrice complessa di dimensione
nBS × τp utilizzata per stimare il canale, e
Nh è la matrice di eguali dimensioni dei campioni complessi ed indipendenti di rumore, a media nulla e varianza
σ2UL.
Dato che la
bs conosce la sequenza
φk utilizzata da ciascun utente
k, può effettuare la stima del canale
hhj relativo ad uno specifico utente
j moltiplicando (correlando) la
(21.288) per la sequenza coniugata
φ * j di quella assegnata all’utente
j, ottenendo
yhj = Yh φ * j = Uh⎲⎳k = 1√Ek hhk φTkφ * j + Nhφ * j = √Ek τp hhj + Nhφ * j
in quanto per l’ortogonalità delle sequenze pilota assegnate ad utenti differenti, il prodotto
φTkφ * j è nullo per
k ≠ j e pari a
τp per
k = j. Dato che il prodotto
Nhφ * j è un vettore complesso gaussiano circolare a media nulla e covarianza
σ2ULτpInBS, la stima di massima verosimiglianza (e dunque di minima distanza) per
hhj si ottiene come
e dunque le componenti
ĥij di
ĥhj sono v.a. gaussiane a media
hij e varianza
σ2UL√Ekτp: in altre parole, l’utilizzo di una sequenza-pilota di lunghezza
τp determina un
guadagno di processo pari a
τp ovvero un miglioramento dell’
SNR di
τp volte quello che si otterrebbe per una pilota singola.
Numero di utenti per blocco di coerenza
Per garantire l’ortogonalità delle sequenza pilota assegnate ai diversi utenti che ricadono nello stesso
cbh il loro numero
Uh non può superare il valore della lunghezza
τp delle sequenze. Dato che aumentare
τp determina una riduzione dei campioni utili alla trasmissione dati (eq.
(21.287)) si manifesta un compromesso tra il numero di utenti e capacità trasmissiva.
Con questo termine si indica una suddivisione del territorio del tipo di fig.
21.27, in cui più
bs sono contemporaneamente attive. In tale contesto per ogni
cb le
bs ricevono le trasmissioni, oltre che degli
ue ad esse associati, anche degli
ue nelle celle vicine ed assegnati al
cb nella stessa regione di frequenza, così come i diversi
ue ricevono il segnale delle altre
bs oltre a quello della propria. Ciò comporta che nelle espressioni
(21.282) e
(21.285) dei segnali ricevuti rispettivamente dalla
bs e dagli
ue di una singola cella compaiano termini di interferenza che originano dalle celle limitrofe, la cui entità può essere ridotta mediante operazioni di combinazione lineare e precoding estendendo la procedura di stima di canale da parte di ciascuna
bs anche alle risposte in frequenza relative agli
ue associati ad altre
bs ossia
residenti in altre celle.
E’ ovvio che per quanto grande possa essere la dimensione del pilot book
Φ, è impossibile assegnare sequenze differenti a tutti gli utenti che possono interferire tra loro, sicché la stima di canale svolta da parte delle
bs è gravata da un errore detto
pilot contamination, e che consiste in un termine di errore nella stima
(21.289) che origina da tutti gli
ue nelle altre celle che condividono la stessa sequenza pilota
φ dello
ue di cui si sta stimando la risposta in frequenza.
Senza avere la minima pretesa di approfondire a sufficienza l’argomento, al cui riguardo si rimanda il lettore al testo indicato alla nota
1281, ci si limita a citare che in questo caso la problematica viene affrontata tenendo conto della diversa correlazione
spaziale Rkh che lega statisticamente le componenti del vettore delle risposte in frequenza
hk di ciascun generico utente
k nei confronti delle antenne di una
bs.
A differenza di un collegamento
mimo punto-punto, in cui tra le diverse antenne da ambo i lati si manifestano vettori
h descritti da matrici di correlazione
Rh sostanzialmente simili, nel caso multiutente ogni utente
k è in genere distante da tutti gli altri per un buon multiplo di lunghezze d’onda
λ, e dunque manifesta una diversa matrice
Rkh, ovvero ogni vettore
hk risulta essere una realizzazione di una diversa d.d.p. gaussiana multivariata a media nulla e covarianza
Rkh. Ciò consente di impostare la stima di canale secondo un approccio
mmse, capace di sfruttare l’informazione legata alla conoscenza delle matrici
Rh dei diversi utenti, e in grado di subire la
pilot contamination solo nel caso di utenti che, oltre alla stessa sequenza
φ, hanno in comune anche il medesimo
orientamento rispetto alla
bs nei cui confronti si sta stimando il vettore
h. Per una esemplificazione di quanto illustrato, si veda la fig.
21.28.
Per quanto riguarda le matrici Rh, esse vengono stimate a partire dalle stime dei vettori h collezionate nel tempo, e mantenute aggiornate nel caso di mobilità adattandone la stima a partire dai dati via via raccolti.