20.4 Collegamenti radiomobili
Le condizioni di propagazione per comunicazioni radiomobili, come nel caso della telefonia cellulare, presentano diversi aspetti particolari che influenzano il fading.
Innanzitutto l’antenna del terminale mobile è molto vicina al suolo, e ciò comporta la presenza di una eco fissa da terra, quasi sempre il mancato rispetto delle condizioni di Fresnel, ed una attenuazione supplementare da assorbimento terrestre.
Inoltre (specie
in ambito urbano) si verifica un elevato numero di cammini multipli e diffrazioni, che per di più variano nel tempo in conseguenza dello spostamento del terminale.
Infine l’uso condiviso di una stessa banda di frequenze radio da parte di una moltitudine di terminali determina la necessità di riusare le stesse frequenze in regioni differenti, e l’attuazione di meccanismi di codifica di canale (§
17.4) per ridurre gli effetti delle interferenze e del fading variabile.
Analizziamo di seguito i fenomeni legati a
posizione ed
ambiente, fornendo modelli che descrivono le
attenuazioni supplementari ed i fenomeni di
multipath variabile, rimandando la discussione sulle
tecniche di accesso multiplo ai §§
16.8.12 e
16.9.2.5.
20.4.1 Le componenti del fading
Al fine di distinguere tra le diverse cause di fading, la rappresentazione grafica del bilancio di collegamento mostrata a pag.
1 può essere re-impostata come illustrato in fig.
20.12, in cui si considera una componente di attenuazione
nominale Apl indicata come
path loss (o attenuazione di percorso), e due componenti
aleatorie di attenuazione
supplementare legate a posizione e movimento, indicate rispettivamente come
fading su
larga scala o
shadowing (ombreggiatura)
alss e fading su
piccola scala apss.
Il valore di attenuazione
Apl del
path loss risulta maggiore di quello
Asl di spazio libero (eq.
21.177) a causa delle condizioni di propagazione non ideali, determinando una attenuazione disponibile
Ad più elevata, come analizzato al §
20.4.2. L’attenuazione supplementare
su larga scala alss tiene conto dei fenomeni lentamente variabili nel tempo, come la frapposizione di rilievi, edifici, ed alberi: essa non varia di molto con il movimento del ricevitore, ed al §
20.4.3 si mostra come il suo valore
in dB possa considerarsi quello di una v.a. gaussiana a media nulla e varianza
σ2ls, consentendo di determinare il
margine su larga scala MlsdB come quel valore di
alssdB che viene superato con probabilità sufficientemente bassa.
La variabilità
su piccola scala è quella che maggiormente caratterizza il
fading, e tiene conto degli innumerevoli cammini multipli presenti in ambito urbano ed
indoor, che possono produrre una attenuazione supplementare
apssdB maggiore del caso precedente, una
H(f) selettiva in frequenza, e se è presente movimento del ricevitore e/o delle superfici riflettenti, la variabilità temporale di
apssdB; a seconda se la rapidità di variazione sia maggiore o minore del periodo di simbolo, si distingue ulteriormente in
fast e
slow fading. Questi effetti sono analizzati al §
20.4.4, dove si determina il margine
MpsdB necessario a rendere trascurabile la probabilità che
apssdB > MpsdB; mentre ai §
20.4.5 e
20.4.6 si illustrano gli effetti dei fenomeni di variabilità in frequenza e nel tempo.
La fig.
20.12 mostra come queste tre componenti di attenuazione si sommano al fine di determinare la potenza che occorre trasmettere
WT = WRmin + Ad + MlsdB + MpsdB
mentre quella a lato tenta di rappresentare come varia la somma dei tre contributi di attenuazione con la posizione del ricevitore.
La dipendenza della attenuazione dal quadrato della distanza espressa dalla
(21.177) si riferisce al caso ideale di spazio libero; misurazioni
reali mostrano che invece l’esponente di
d aumenta fino alla quarta potenza, a seconda del tipo di ambiente (urbano, rurale) e dell’altezza dell’antenna ricevente. Pertanto il termine
20log10d(Km) che compare in (
21.179) viene sostituito con
Apl = n ⋅ 10log10d(Km) + α, e quindi in questo caso anziché la
(21.179), l’espressione da usare per l’attenuazione disponibile è
in cui
n ed
α sono determinati in base a
campagne di misura, e tengono conto delle condizioni operative. Il valore di
n varia da 4 a 3 con
d < 100 metri, all’aumentare dell’altezza dell’antenna fissa, mentre il termine
α può variare da
7 a
15 dB con antenna fissa alta
30 e
10 metri rispettivamente, e subire un incremento di quasi
30 dB passando da un ambiente aperto ad un ambito urbano.
Esercizio Valutare il path loss per un collegamento a 2 GHz lungo un chilometro, considerando le antenne omnidirezionali, in un ambiente per il quale sono stati stimati i parametri
n = 4 e
α = 32.
E’ sufficiente applicare la
(21.182) utilizzando i valori forniti per i parametri:
Ad(dB) = 32.4 + 20log102 ⋅ 103 + 4 ⋅ 10log101 + 32 = 130.4 dB.
20.4.3 Fading su larga scala e shadowing
La stima delle grandezze
n ed
α ora introdotte è svolta
mediando i risultati di diverse misure condotte nel territorio che si intende caratterizzare, misure che in realtà variano spostandosi tra territori diversi, in cui si riscontrano valori di fading diversi, anche per uguali valori di
d. Questo fenomeno è indicato come
slow fading oltre che
su larga scala, poiché non si presenta muovendosi di poco in una stessa zona, dipendendo dalla orografia del territorio e dalla natura degli oggetti limitrofi. Ma anche stando fermi, non conoscendo a priori in che zona ci si trovi, l’effetto del
fading su larga scala (
ls) si manifesta come una attenuazione supplementare
as aleatoria, che risulta avere un andamento gaussiano in dB (per questo detto
lognormale) ed a media nulla, cioè del tipo
pAs(as(dB)) = 1√2πσ exp ⎧⎨⎩− (as(dB))22σ2ls⎫⎬⎭
dove
σls varia tra
6 ed
8 dB per una altezza dell’antenna tra
5 e
15 metri. Per velocità del mobile non superiori ai
15 Km/h si può assumere
as costante in frequenza per qualche MHz, e nel tempo per poche centinaia di millisecondi.
Esempio Una trasmissione
los per la quale occorre ricevere una potenza di almeno
WR = − 50 dBm è realizzata mediante un collegamento radio tra antenne omnidirezionali poste a
d = 20 Km e con portante
f0 = 27 MHz. Determinare la potenza
WslibT che occorre trasmettere in condizioni di
spazio libero, e la nuova potenza
WsfadT necessaria a garantire una probabilità di fuori servizio pari al 5%, in presenza di un fading
su larga scala caratterizzato da
σls = 3 dB. Utilizziamo la
(21.179) per calcolare
Ad(dB) = 32.4 + 20log10f(MHz) + 20log10d(Km) − GT(dB) − GR(dB) = = 32.4 + 20log1027 + 20log1020 = 32.4 + 28.6 + 26 = 87 dB
da cui si ottiene
WslibT(dBm) = WR(dBm) + Ad(dB) = − 50 + 87 = 37 dBm
pari a
7 dBW ovvero
100.7 = 5 Watt. Il fading su larga scala produce una attenuazione supplementare aleatoria con d.d.p. gaussiana in dB, e la probabilità di fuori servizio del 5% corrisponde al punto della curva di pag.
1 per cui
0.05 = 12 erfc ⎧⎨⎩MlsdB√2σls⎫⎬⎭, e quindi graficamente si ottiene
MlsdB√2σls = 1.5, da cui
MlsdB = 1.5 ⋅ √2 ⋅ 3 = 1.5 ⋅ 1.41 ⋅ 3 = 6.3 dB, che ci consente di calcolare la nuova
WsfadT come
WsfadT(dBW) = WslibT(dBW) + MlsdB = 7 + 6.3 = 13.3 dBW
ovvero
101.33 = 21.4 Watt.
20.4.4 Fading su piccola scala
Consiste nella fluttuazione di livello del segnale radio osservata durante
il movimento, e causata dalla variazione dei ritardi con cui i cammini multipli
giungono al ricevitore: spostandosi infatti di
λ2 si può passare da una situazione di somma coerente ad una completa opposizione di fase. Analizziamo ora la situazione dal punto di vista del livello di segnale ricevuto, distinguendo tra i casi di fading
piatto, di
Rayleigh e di
Rice.
Considerando che la
(21.180) consente di scrivere il segnale ricevuto come
y(t) = ∑Nn = 1 anx(t − τn), il relativo inviluppo complesso
y(t) in presenza di cammini multipli può essere espresso in funzione di quello trasmesso
x(t) come
in cui
τn è il
ritardo dell’
n-esimo cammino,
an il rispettivo
guadagno, e
φn = 2πf0τn la
rotazione del associata. Se durante il tempo che intercorre tra l’arrivo della prima replica (ritardata di
τmin) e l’arrivo dell’ultima (ritardata di
τmax) il segnale
x(t) non varia di molto (e cioè
x(t − τmin) ≃ x(t − τn) ≃ x(t − τmax)) il risultato equivale alla moltiplicazione di
x(t) per un numero complesso, senza quindi produrre distorsione lineare (vedi §
13.1.2.4). Infatti in tal caso la
(21.183) può essere riscritta come
in cui il valore complesso
X + jY = ρe jφ = N⎲⎳n = 1ancosφn − jN⎲⎳n = 1ansinφn
riassume l’effetto delle diverse repliche e costituisce una v.a. gaussiana complessa,
in quanto a partire da valori della portante
f0 dell’ordine dell’inverso di
1τn, e tanto più per
f0 più elevate, bastano piccole variazioni di ritardo
τn per produrre una fase
φn = 2πf0τn (nota
1145) uniformemente distribuita tra
0 e
2π e del tutto indipendente per le diverse repliche. Pertanto se anche i valori
an sono realizzazioni di v.a. indipendenti ed equidistribuite, e se i cammini multipli sono in numero elevato, si applica il teorema centrale del limite (§
6.7.2), e quindi i valori di
X ed
Y nella
(21.184) possono considerarsi realizzazioni di v.a. indipendenti, gaussiane, a media nulla ed uguale varianza
σ2.
Consideriamo ora
l’ampiezza |y(t)| del segnale ricevuto, che dalla
(21.184) risulta pari a
|y(t)| = ρ ⋅ |x(t)|, in cui nelle condizioni descritte
ρ = √X2 + Y2 è una v.a. di
Rayleigh (pag.
1) la cui d.d.p. ha espressione
con
ρ ≥ 0. Il valore della
potenza istantanea ricevuta, legata a
|y(t)|2 = ρ2|x(t)|2, risulta pertanto variato di una quantità pari a
ρ2, che è una v.a.
esponenziale negativa, descritta dalla d.d.p. (vedi §
22.2.1)
dove si è posto in evidenza il valor medio
mρ2 = E{ρ2} = 1⁄λ = 2σ2
In base alla
(21.186) è possibile determinare il margine
MpsdB necessario a contrastare un fading di Rayleigh, qualora si desideri una
probabilità di fuori servizio pari a
p:
il cui andamento è mostrato a lato al variare del grado di servizio.
Qualora trasmettitore, ricevitore ed ambiente siano
statici,
ρ assume un unico valore casuale distribuito come indicato dalla
(21.185).
Se invece (ad es.) il ricevitore è in movimento i cammini multipli si modificano nel tempo, e la figura
20.16 mostra come varia la potenza in dB del segnale ricevuto, relativamente alle condizioni di ricezione
medie (ovvero su larga scala, rappresentate dalla condizione di zero dB), per posizioni via via più distanti: si nota chiaramente come la potenza possa diminuire anche di molto, condizione indicata come
deep fade.
Frequenza e durata media del fading
Se è presente movimento a
velocità costante la fig.
20.16 rappresenta altrettanto bene l’andamento di
ρ2⁄mρ2 (dB) in funzione del tempo. In tal caso è interessante valutare
per quanto tempo la potenza istantanea
ρ2 del segnale ricevuto
scende sotto la soglia
WRmin, e dunque valutare quanti bit, ricadendo in tale
intervallo temporale, saranno soggetti ad una
Pe peggiore di quella desiderata. Come osservato alla nota
1150 la probabilità che
ρ2 sia minore di
WRmin vale
e la durata media
τa di questo evento si ottiene dividendo
p per il
numero medio Na di affievolimenti per secondo, ovvero
τa = pNa. D’altra parte, si può mostrare che risulta
in cui si è posto
α2 = WRminmρ2 = 1Mps, mentre
fD è la massima
deviazione doppler (pag.
1) che come vedremo è direttamente legata alla velocità di movimento: infatti, per velocità maggiori aumenta la frequenza dei fenomeni di fading. Combinando le
(21.188) e
(21.189) si ottiene pertanto
il cui andamento
normalizzato è rappresentato nella figura
20.18 assieme a quello di
Na, al variare di
α ovvero di
MpsdB = 10 log10 1α2 = − 20 log10 α.
Esercizio Valutare la durata media del fading di Rayleigh in presenza di doppler fD = 20 Hz e di un margine MpsdB = 20 dB. Consideriamo quindi errato un bit se durante il suo periodo Tb si verifica un affievolimento che rende la potenza istantanea ricevuta minore di quella media per più di MpsdB. In presenza di una modulazione bpsk a velocità fb = 50 bit/sec, quanti sono in media i bit errati per secondo, e la corrispondente Pbite?
-
Ad un MpsdB = 20 dB corrisponde α = 0.1, ed in base alla (21.190) si ottiene τa = 2 msec, minore di Tb = 1⁄50 = 20 msec, e quindi l’intervallo temporale per cui il fading è maggiore del margine, interessa un solo bit. Mediante la (21.189) (con α = 0.1 e fD = 20 Hz) si ottiene che Na = 4.96 fading/sec, e dunque in un secondo risultano errati quasi 5 bit su 50, ovvero Pbite = 5⁄50 = 0.1.
Come evidente, ottenere il margine a partire dal % di fuori servizio (eq.
(21.187)), e poi dal margine risalire alla
Pe, è un procedimento un po’ contorto. Un’elegante alternativa che non richiede di passare dal margine viene esposta all’appendice
20.5.1.
Si verifica nel caso in cui le ampiezze
an dei diversi percorsi che compaiono nella
(21.183) non sono identicamente distribuite, ma ne esiste una (
a0 in figura) che
prevale su tutte le altre, come quando l’antenna trasmittente si trova
in visibilità (anche parziale) del ricevitore.
In questo caso il canale produce un guadagno aleatorio
ρ caratterizzato da una d.d.p. di
Rice, espressa dalla eq.
(14.104) a pag.
1, essendo la risultante
X + Y tipicamente ora
vicina al cammino prevalente
a0 e− j2πf0τ0. In particolare il rapporto
K = a20⁄2σ2 tra la potenza
a20⁄2 dell’onda diretta e quella
σ2 della componente dovuta al multipath prende il nome di
fattore di Rice, e nella figura a lato si mostra come in presenza di una forte componente diretta la profondità del fading si riduca sensibilmente.
Effettivamente in corrispondenza di un
K elevato il fading di Rice può essere descritto nei termini di un fading su larga scala (§
20.4.3), come discusso alla nota
20.4.3. Viceversa qualora la ricezione avvenga principalmente in
assenza di visibilità i valori del modulo dell’inviluppo complesso del segnale
ρ(t) = |y(t)| sono soggetti al fading di Rayleigh precedentemente discusso.
20.4.5 Fading selettivo in frequenza
Individua il caso in cui
H(f) non può essere considerata costante, equivalente a rimuovere l’ipotesi fatta a pag.
1 e dunque accettare che nell’intervallo temporale
Δτ = τmax − τmin tra l’arrivo della prima e dell’ultima replica, detto anche
dispersione temporale, il segnale possa modificare il suo valore
. Per analizzare cosa succede partiamo dalla
(21.183) per scrivere l’espressione dell’inviluppo complesso della risposta impulsiva del canale come
in cui si è posto
Zn = ane− j2πf0τn. Facciamo quindi l’ipotesi semplificatrice che i ritardi
τn siano multipli di un comune intervallo
T, cioè
τn = nT, considerando eventualmente nullo qualche valore
an: in tal modo la
(21.191) può essere assimilata all’espressione di un segnale campionato (§
4.1)
h•(t) = ∑N− 1n = 0 Znδ(t − nT), interpretando dunque i coefficienti complessi
Zn come campioni di un processo
Z(t), ovvero
Zn = Z(nT) = ane −j2πf0nT. Ciò consente di esprimere la risposta in frequenza equivalente di b.f. del canale come la
dtft (vedi §
4.4) della sequenza
Zn, ovvero
Notiamo ora che i valori di
H(f) in funzione di
f sono variabili aleatorie, dipendendo dalle caratteristiche statistiche dei termini
Zn che per i motivi illustrati a pag.
1 sono v.a. complesse, indipendenti ed a valor medio nullo, e quindi (vedi §
7.5.3)
in cui la sequenza di valori
σ2an = E{a2n} è indicata nel seguito come...
Dispersione potenza-ritardo
E’ costituita dalla sequenza
Pn = E{a2n} e rappresenta la distribuzione temporale (media) della potenza (o energia) delle repliche del segnale. Infatti, trasmettendo un impulso di energia unitaria
δ(t) si ricevono
N impulsi di energia
En = a2n, ovvero viene ricevuto l’inviluppo complesso
h(t) espresso dalla
(21.191), la cui energia vale
Eh = ⌠⌡∞−∞ h*(t)h(t)dt = ⎲⎳ a2n = ⎲⎳ En
ed il cui valore atteso rispetto all’aleatorietà degli
an risulta
E{Eh} = ∑ E{a2n} = ∑ En.
Misura della dispersione potenza-ritardo
Può essere portata a termine con tre diverse tecniche, di cui ci si limita ad accennare i principi operativi:
- un primo metodo consiste nel trasmettere una portante modulata in ampiezza da impulsi molto brevi, ottenendo dopo demodulazione la convoluzione tra l’impulso usato in trasmissione e l’h(t) del canale: benché questa soluzione sia molto semplice, è affetta sia dal rumore a larga banda che entra nel passa-banda di ricezione, sia dalle interferenze presenti;
- una seconda tecnica fa invece uso di una segnale dsss, il cui despreading in ricezione avviene variando di volta in volta la fase della pn: quando questa risulta allineata temporalmente con una delle repliche dovute al multipath a valle del filtro passabasso si rivela un massimo con ampiezza legata ad an. In tal modo la sensibilità al rumore viene ridotta dal guadagno di processo, ma la misura richiede il tempo necessario a provare tutte le fasi della pn;
- l’ultimo metodo opera nel dominio della frequenza e si basa su diverse frequenze trasmesse una alla volta, la cui ampiezza e fase viene confrontata con quella ricevuta, come illustrato a pag. 1; i campioni della H(f) così ottenuti sono quindi antitrasformati mediante idft, per ottenere i campioni di h(t). Ma per effettuare il confronto, occorre che trasmettitore e ricevitore siano fisicamente vicini, e dunque il metodo è applicabile solo per ambiti indoor.
Una volta pervenuti alla misura della sequenza delle ampiezze a2n l’operazione è ripetuta più volte spostandosi di poco alla volta, ed alla fine i risultati sono mediati tra loro in modo da ottenere una stima di Pn = σ2an = E{a2n}.
Da questa si possono derivare parametri statistici come il
ritardo medio
τ = ∑.n Pnτn∑.n Pn
e la
deviazione standard dei ritardi
στ = √τ2 − τ2
in cui
τ2 = ∑n Pnτ2n∑n Pn, mentre la
dispersione temporale
Δτ = τmax − τmin
è definita con riferimento ad una soglia che permette di distinguere le repliche dal rumore.
La figura
20.20 mostra la curva di
dispersione potenza-ritardo misurata per un ambiente al coperto, per il quale sono calcolate
τ,
στ e
Δτ per una soglia di -10 dB. In appendice
20.5.4 sono riportati alcuni valori tipici di questi parametri per diversi contesti ambientali. L’andamento tendenziale rilevato per le
Pn misurate suggerisce l’approssimazione della dispersione potenza-ritardo mediante una densità esponenziale:
Per poter descrivere la
H(f) definita dalla
(21.192) ma in cui i termini
Zn sono aleatori, impostiamo l’analisi con lo scopo di valutare per quale intervallo
Δf si ottengano coppie di valori della risposta in frequenza (
H(f),
H(f + Δf)) che iniziano a divenire
incorrelati, dato che in tal caso un segnale che occupa una banda comparabile a
Δf è affetto da distorsione lineare. A tal fine, partendo dalla
(21.192) interpretiamo
H(f) come un processo ad
aleatorietà parametrica (§
6.3.7) in
frequenza, e dunque ne calcoliamo la funzione di autocorrelazione (appunto, in frequenza):
in cui all’ultimo passaggio si è applicata la
(21.193) considerando
m = n:
RH(Δf) è dunque pari alla trasformata di Fourier di sequenze (§
4.4) della dispersione potenza-ritardo
Pn = σ2an = E{a2n}.
La
banda di coerenza Bc è quindi definita come l’intervallo di frequenze
Δf entro cui
H(f) si mantiene
correlata, e può essere fatto corrispondere alla
larghezza di banda di
RH(Δf). Pertanto, quanto più la dispersione temporale
Δτ (o, più in generale, la deviazione
στ) risulta elevata, tanto minore sarà il valore di
Bc. Convenzionalmente una sua valutazione approssimata ricade nell’intervallo
Esempio Consideriamo un canale radio in un contesto urbano, caratterizzato da una deviazione standard dei ritardi
στ = 5 μsec, e per il quale si assume valida l’approssimazione del profilo di dispersione potenza-ritardo esponenziale
(21.194), ovvero
P(τ) = 1στ e − τ⁄στ. L’applicazione della
(21.196) porta ad una stima di
Bc compresa tra 4 e 40 KHz.
-
Dato che RH(Δf) = F {P(τ)} = 11 + j2πστΔf, osserviamo che questa ha il massimo nell’origine (vedi fig. 4.28 a pag. 1), ed il suo modulo si dimezza per Δf = 13.63στ: pertanto la scelta Bc = 1⁄5στ = 40 KHz corrisponde ad una correlazione in frequenza maggiore di 0.5. Lo stesso calcolo mostra che scegliere invece la stima più restrittiva Bc = 1⁄50στ = 4 KHz corrisponde ad una correlazione |RH(Δf)| > 0.9 (per l’esattezza, si ottiene |RH(Δf = 1⁄50στ)| = 0.94).
se la banda
W del segnale modulato non eccede
Bc ci si trova nelle condizioni di fading
piatto, mentre se
W > Bc le componenti spettrali di
x(t) subiscono alterazioni statisticamente indipendenti, i cammini multipli
causano un effetto filtrante, si manifesta
isi, ed il canale corrispondente viene detto
selettivo in frequenza. Approssimando l’occupazione di banda di un segnale numerico modulato come il reciproco del periodo di simbolo
W ≃ 1Ts, osserviamo che la condizione di fading piatto
W < Bc implica che
Ts ≃ 1W > 1Bc > στ, ovvero la deviazione standard dei ritardi è ben inferiore al periodo di simbolo, limitando gli effetti dell’
isi.
Dato che la correzione degli effetti di distorsione lineare e
isi richiede al ricevitore complesse operazioni di equalizzazione (§
18.4) si tenta di operare per quanto possibile in condizioni di fading piatto, occupare una banda
W < Bc, e limitare di conseguenza la velocità di segnalazione
fs. Un conveniente
escamotage è l’adozione di una trasmissione
ofdm che suddivide
W in tante sotto-bande più piccole, e adotta un
Ts > στ. Occupare una banda
W > Bc è possibile anche ricorrendo alla modulazione
dsss, dato che in tal caso al §
20.5.2 mostreremo come poter evitare uno stadio di equalizzazione
classico adottando una speciale architettura di ricevitore detta
Rake. L’adozione infine di
più antenne in trasmissione e/o ricezione (cap.
21) offre una ulteriore via per rendere i fenomeni di attenuazione selettiva
un vantaggio del collegamento.
Dimensione di cella e velocità trasmissiva
Per celle molto grandi la differenza di percorso tra cammini multipli può essere notevole (vedi §
20.5.4), determinando una
Bc ridotta, e quindi una bassa velocità di trasmissione. Riducendo la dimensione di cella è possibile aumentare la velocità, dato che le differenze di ritardo si riducono. Pertanto se celle con raggio di chilometri e
△τ > 10 μsec possono richiedere equalizzazione anche per trasmissioni a 64 kbps, al contrario comunicazioni
indoor con
△τ < 1 μsec possono presentare
flat fading per velocità dell’ordine del Mbps. Celle di dimensione minima, dette anche
picocelle, presentano una dispersione temporale di solo qualche decina di picosecondi, permettendo di operare a molti Mbps anche senza equalizzazione.
20.4.6 Dispersione spettrale e variabilità temporale
Addentriamoci nella descrizione dell’effetto prodotto dal
movimento. Finché il ricevitore e gli oggetti riflettenti sono fermi la distribuzione dei ritardi
τn non varia nel tempo, e la componente di attenuazione supplementare su piccola scala mantiene uno stesso (casuale) valore, sia esso di Rayleigh o di Rice; in tal caso il fading (piatto o selettivo) è
costante nel tempo. Viceversa nel caso in cui ci sia movimento l’inviluppo complesso ricevuto
(21.183) si riscrive come
y(t) = N⎲⎳n = 1an(t)x(t − τn(t)) e− j2πf0τn(t)
evidenziando come ora sia le ampiezze
an che i ritardi
τn dipendono dal tempo.
Allo scopo di analizzare le conseguenze di questa
non stazionarietà, consideriamo una portante non modulata
x(t) = cos2πf0t, con inviluppo complesso
x(t) = 1, che produce la ricezione di
Si ottengono quindi
N diversi segnali
modulati sia in ampiezza che angolarmente, anche se è stata trasmessa una sola frequenza. In generale le ampiezze
an(t) non variano di molto con il movimento, mentre come già osservato sono sufficienti piccole variazioni di
τn(t) per causarne di grandi per
αn(t) = 2πf0τn(t): ad esempio, con una
f0 = 1 GHz basta la variazione di
τ pari ad 1 nsec per produrre una rotazione di
2π.
Riprendiamo i dati
ed il modello usati a pag. 1 per ottenere il risultato in figura, relativo ad un mobile che viaggia a 50 Km/h, e che in 100 sec percorre 1.4 Km a partire da una distanza di 1 Km dal trasmettitore, in presenza di una superficie riflettente posta a 100 metri da metà percorso. Il ritardo del cammino riflesso varia da 66 a 27 nsec, con la legge mostrata in figura, dovuta al variare nel tempo dell’angolo di riflessione.
A lato è raffigurato
un mobile che viaggia a velocità costante
v ed impiega
Δt = d⁄v secondi per spostarsi tra i punti
X ed
Y distanti
d, mentre riceve una portante a frequenza
f0 = c⁄λ dalla sorgente
S. La differenza di distanza
Δl dalla sorgente nei due punti risulta
Δl = d cosθ = vΔt cosθ
e quindi la differenza di fase nel segnale ricevuto in
X e
Y vale
Pertanto durante il tragitto la frequenza ricevuta differisce da
f0 per una quantità
denominata
scostamento Doppler.
Se al posto di una singola sorgente
S sono presenti tutti gli
N riflettori che danno origine al multipath l’effetto Doppler si verifica per ciascuno di essi, causando la ricezione di
N diverse frequenze
fn = f0 ± fnd, ognuna aumentata (o diminuita) rispetto alla portante
f0 della
frequenza Doppler
in cui
θn è l’angolo tra la direzione del moto e la congiungente con il riflettore. Con i dati dell’esempio precedente (relativo ad un moto con
v = 50 Km/h ovvero 13.8 m/sec) e ponendo
f0 = 1 GHz si ottiene una
fnd massima di 46.3 Hz, relativa al caso di
θn = 0; indichiamo con
fD = maxn {fnd} = f0 vc
tale valore. Dato che ogni diverso percorso è caratterizzato da una
fnd compresa tra zero e
fD, il segnale ricevuto contiene frequenze che si discostano da
f0 in più o in meno, entro una deviazione massima pari ad
fD, per questo indicata come
dispersione (o
spread) Doppler, ed il canale è detto
dispersivo in frequenza.
Dispersione spettrale e variabilità temporale
Considerando il mobile raggiunto da infiniti percorsi con direzione di arrivo distribuita uniformemente (condizione di
scattering isotropo), si può mostrare che la densità spettrale ricevuta a partire da una singola portante trasmessa è pari a
mostrata a lato, e del tutto simile a quella di pag.
1.
La dispersione Doppler
fD costituisce nella pratica una misura della
velocità di variazione del canale, come già evidenziato in relazione alla frequenza degli affievolimenti di cui all’eq.
(21.189). Infatti l’inviluppo complesso ricevuto
y(t) descritto dalla
(21.197) è il risultato della somma vettoriale nel piano complesso dei termini
an(t) e −j2πf0τn(t), che in virtù dei diversi scostamenti Doppler sono ognuno in rotazione ad una diversa velocità angolare
2πfnd, tanto maggiore quanto più è grande
fD, che quindi determina la rapidità con cui il risultato
y(t) varia nel tempo.
Dettagliamo meglio il legame tra la dispersione Doppler
fD ed una valutazione quantitativa del tempo per cui il canale può essere considerato stabile, di nuovo ricorrendo a considerazioni di tipo statistico. Calcoliamo a tal fine l’antitrasformata di
Py(f), ovvero l’autocorrelazione
Ryy(τ) di
y(t), che nel caso della
(21.201) fornisce
Ryy(τ) = Jo(2πfDτ) in cui
J0 è la funzione di Bessel del primo tipo di ordine zero graficata a pag.
1. Sappiamo poi che una correlazione nulla corrisponde a valori non predicibili l’uno dall’altro, e da pag.
1 troviamo che il primo passaggio per zero di
Ryy(τ) avviene per
τ ≃ 0.4fD, corrispondente al minimo intervallo di tempo necessario per osservare valori di
y(t) incorrelati; viceversa, un intervallo
τ sufficientemente più piccolo trova il canale in condizioni pressoché immutate. Definendo allora
come
tempo di coerenza, osserviamo che una trasmissione con periodo di simbolo
Ts ≥ Tc subisce condizioni del canale differenti nell’arco di tempo di un simbolo, ostacolandone la sincronizzazione, ed in tal caso il fading viene detto
veloce. Se invece
Ts ≪ Tc il canale si mantiene in condizioni pressoché stazionarie per tutto il periodo di simbolo, il fading è detto
lento, ed il movimento non produce conseguenze sensibili. Utilizzando di nuovo i dati dell’ultimo esempio, ad un doppler spread
fD = 46.3 Hz corrisponde un tempo di coerenza
Tc = 21.6 msec.
20.4.7 Tipologia di canale radiomobile
E’ univocamente
determinata dalla tipologia del fading su piccola scala, denominato in base allo schema rappresentato a lato, e che a sua volta dipende dalla natura del messaggio trasmesso, come ora mostriamo.
Condizione di sottodispersione
Notiamo che il verificarsi contemporaneo della
assenza di distorsione lineare in quanto
W < Bc (fading
piatto) e della stazionarietà del canale in quanto
Ts < Tc (fading
lento) equivale al verificarsi della condizione di
canale perfetto (pag.
1). Ciò accade a patto che
detta condizione di
sottodispersione (
underspread). Nella pratica i valori di
fD e
στ per i canali in uso nelle telecomunicazioni soddisfano tale condizione.
Classificazione del canale
Come anticipato dipende da come i valori della banda W e del periodo di simbolo Ts del messaggio si relazionano rispetto a banda Bc e tempo Tc di coerenza del canale radio in uso.
A lato viene raffigurato il piano
Ts − W in cui è evidenziato il ramo di iperbole corrispondente alla relazione
W ⋅ Ts = 1 assieme ad una coppia di possibili valori per
Bc e
Tc tali da rispettare la condizione
Tc ⋅ Bc > 1. Osserviamo come la
(21.203) sia necessaria
ma non sufficiente ad individuare un canale perfetto: muovendosi infatti lungo l’iperbole (ovvero variando
W e
Ts) ci si può comunque trovare in condizioni di canale selettivo in frequenza (in alto a sin.) qualora divenga
W > Bc, oppure (in basso a destra) in condizioni di variabilità temporale quando diventa
Ts > Tc.
Esempio Dato un canale con assegnati
Tc e
Bc, determinare la massima velocità per una trasmissione
qpsk con impulso a coseno rialzato e
γ = 1, in modo da evitare l’uso di un equalizzatore. Affrontiamo l’analisi fissando la banda occupata
B = fs(1 + γ) pari a
Bc, da cui si ottiene una
fb = fs ⋅ 2 = Bc⁄2 ⋅ 2 = Bc. In tal caso
Ts = 1⁄fs = 2⁄Bc, e se il canale verifica la condizione di sottodispersione
(21.203) si ottiene anche
Ts < Tc, ovvero il canale può essere ritenuto stazionario per la durata di un simbolo.