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21.4 Capacità di canale con fading di Rayleigh

Le tecniche di valorizzazione della diversità spaziale fin qui discusse apportano un beneficio alla comunicazione che è stato quantificato come un aumento dell’SNR per la variabile di decisione. Tale aumento può essere capitalizzato aumentando il numero M di bit (e di livelli L = 2M) rappresentati da ciascun simbolo si del messaggio da trasmettere, aumentando così la velocità di trasmissione, a parità di periodo di simbolo e di banda occupata. Il legame tra SNR di un canale awgn e la conseguente massima velocità di trasmissione è stato analizzato al § 17.3 ed espresso nei termini della capacità C del canale; affrontiamo ora l’adattamento di tale formulazione al caso di canale affetto da fading di Rayleigh ed in presenza di più antenne trasmittenti e/o riceventi, descritto dalla relazione
(21.242) r = Hs + n
come illustrato al § 21.2, con il vincolo di mantenere la potenza Ps = E{s2}fs emessa collettivamente da tutte le nT antenne trasmittenti limitata a PT.
Canale SISO
Per avere un termine di paragone rispetto al quale confrontare i risultati valutiamo per prima l’espressione di C con nT = nR = 1, nel cui caso la (21.242) è una semplice relazione scalare (a valori complessi) r = hs + n. L’espressione (eq. (21.101)) della capacità awgn C = B ⋅ log2 (1 + PTN0B) [bit/sec] viene riscritta come[1218]  [1218]  Ripercorriamo lo sviluppo svolto al § 17.3 per un canale a valori reali, che definisce C = maxp(s){I(S;R)} in cui I(S;R) = h(R) − h(R ⁄ S) è l’informazione mutua media tra simbolo s trasmesso e valore ricevuto r. Il termine h(R ⁄ S) è dovuto al solo rumore, e per esso rimane valido il risultato (21.99) ovvero h(R ⁄ S) = 12 log2(2πeσ2n); il massimo di C si ottiene quindi massimizzando h(R), che come noto (§ 9.6.2) avviene con r gaussiano, fornendo h(R) = 12 log2(2πeσ2r) in cui per σ2r si ottiene
σ2r = E{r2} = E{(hs + n)(hs + n)} = |h|2E{s2} + E{n2} = |h|2σ2s + σ2n
in virtù dell’incorrelazione tra s ed n, entrambi a media nulla. Procedendo come al § 17.3 si ha
C  = maxp(s){I(S;R)} = maxp(s){h(R) − h(R ⁄ S)} = 12 log2(2πe(σ2n + σ2s|h|2)) − 12 log2(2πeσ2n) =   = 12 log2σ2n + σ2s|h|2σ2n = 12 log21 + σ2sσ2n |h|2
in cui definiamo σ2sσ2n = ρ pari all’SNR in assenza di fading. Per arrivare alla (21.243) osserviamo come un canale a valori complessi equivalga a due canali reali indipendenti (basti pensare al mo-demodulatore in fase e quadratura), essenzialmente in virtù della indipendenza delle parti reale ed immaginaria del coefficiente complesso h e del rumore n. Pertanto la capacità del canale complesso è il doppio di quanto ora calcolato, come espresso dalla (21.243). Qualcuno può giustamente chiedersi ora se l’SNR ρ sia da riferirsi al singolo ramo (I o Q), oppure al segnale complesso. In realtà i due valori sono equivalenti, perché per il canale complesso sia σ2s che σ2n raddoppiano.
(21.243)
CSISO = log2 (1 + ρ |h|2)  bit/secondo/Hertz
in cui ρ è l’SNR che si sarebbe ricevuto in assenza di fading, |h| ha una d.d.p. di Rayleigh dovuta al fading, ed il risultato viene espresso per Hertz di banda occupata anziché in forma cumulativa, e dunque la (21.243) ha il significato di massima efficienza spettrale (pag. 1) conseguibile. La stessa (21.243) può essere equivalentemente misurata in bit/simbolo o bit/uso del canale.
Capacità ergodica e garantita
Osserviamo che il valore (21.243), come quelli che seguiranno, è in realtà una v.a., in quanto h lo è. A partire dall’espressione (21.243) si possono ricavare due numeri: il primo si ottiene eseguendo il valore atteso di C rispetto alla variabilità di h, ottenendo un valore medio indicato anche come capacità ergodica. Il secondo è invece riferito ad un grado di servizio g ed esprime il valore di capacità superato nel g% del tempo, ed in questo senso detta capacità garantita (per il g% del tempo). Ma ai fini di quel che segue sono presi in considerazione casi in cui h non varia per tutta la durata del collegamento, in modo da permettere il confronto tra risultati.
Canale SIMO
In presenza di nR antenne riceventi al § 21.3.1.2 si è analizzato come un ricevitore mrc determini un aumento dell’SNR di una quantità pari a nRi = 1|hi|2, e difatti anche il valore teorico di capacità risulta pari a
(21.244)
CSIMO = log2 1 + ρnRi = 1|hi|2         bit/secondo/Hertz
in cui hi è il guadagno complesso per l’i − esima antenna. Notiamo che la dipendenza tra nR e CSIMO è di tipo logaritmico, e dunque l’incremento di CSIMO è via via minore all’aumentare di nR.
Canale MISO
Nel caso di nT antenne trasmittenti, ma in assenza di conoscenza da parte del trasmettitore dei valori che compaiono nella matrice H,  ogni antenna utilizza un nT − esimo della potenza totale di trasmissione, e la capacità risulta pari a
(21.245)
CMISO = log21 + ρnTnTi = 1|hi|2        bit/secondo/Hertz
ovvero oltre all’incremento solamente logaritmico con nT, si assiste anche alla progressiva riduzione dell’SNR di ricezione, in virtù del vincolo sulla potenza totale di trasmissione che va suddivisa su tutte le nT antenne.

21.4.1 Capacità del canale MIMO

Il calcolo della capacità in presenza di più antenne sia in trasmissione (nT) che in ricezione (nR) segue le linee guida indicate alla nota 1218, con l’obiettivo di rendere massima l’informazione mutua media
I(s;r) = h(r) − h(r ⁄ s)
tra i vettori dei simboli trasmessi s e di quelli ricevuti r in modo da ottenere C = maxp(s){I(s;r)}. Dato che si suppone la matrice di canale H perfettamente nota in ricezione la sua incertezza condizionata ad s è nulla, dunque
h(r ⁄ s) = h(Hs + n ⁄ s) = h(n ⁄ s) = h(n)
in quanto n ed s sono statisticamente indipendenti, e quindi
(21.246) I(s;r) = h(r) − h(n)
L’entropia differenziale h(n) del vettore gaussiano complesso n è calcolata al § 21.9.1 come h(n) = log(det(πeΣn)), dove Σn = E{nn} è la matrice di covarianza del rumore n. Per massimizzare la (21.246) occorre quindi massimizzare h(r), il che avviene quando anche r è un vettore gaussiano complesso, per il quale nuovamente h(r) = log(det(πeΣr)), in cui la matrice di covarianza Σr del vettore (a media nulla) ricevuto risulta pari a
Σr  = E{rr} = E{(Hs + n)(Hs + n)} = E{Hs(Hs)} + E{nn} =   = HE{ss}H + Σn = HΣsH + Σn
data l’incorrelazione tra s ed n, ed avendo sostituito (Hs) = sH. Mettendo tutto assieme otteniamo dunque
(21.247)
CMIMO  = maxp(s){I(s;r)} = maxp(s){h(r) − h(n)} =   = log2(det[πeΣr]) − log2(det[πeΣn]) = log2det[πeΣr]det[πeΣn] =   = log2(det[ ΣrΣ− 1n]) = log2(det[( HΣsH + Σn)Σ− 1n]) =   = log2(det[ HΣsHΣ− 1n + ΣnΣ− 1n]) =   = log2(det[ InR + Σ− 1nHΣsH])      bit/sec/Hz
in cui la capacità mimo viene a dipendere dalla covarianza di sorgente Σs, da quella di rumore Σn, e dalla matrice di canale H. Vediamo ora come diverse ipotesi su tali grandezze permettano di arrivare a risultati adatti ai singoli casi.
Rumore incorrelato tra antenne
La circostanza di avere un rumore spazialmente bianco, che si verifica quando per le componenti ni del vettore n risulta E{nin * j} = 0 con i ≠ j oppure σ2n se i = j, può essere interpretata come una assenza di interferenti in comune tra le antenne di ricezione. A ciò consegue una covarianza del rumore nella forma Σn = σ2nInR, ossia una matrice nulla tranne che sulla diagonale, dove vale σ2n. In tal caso la (21.247) diviene
(21.248)
CMIMO − WN = log2(det[ InR + 1σ2n HΣsH])       bit/sec/Hz
Potenza trasmessa uniforme e simboli incorrelati
In generale il trasmettitore non è a conoscenza dei valori di H, e l’unica cosa che può fare è trasmettere con la stessa potenza su tutte le nT antenne. Allo stesso tempo è lecito considerare i simboli trasmessi incorrelati, ossia per due elementi si, sj di s si ha E{sisj} = 0 se i ≠ j. Sotto tali condizioni la covarianza del segnale è pari a Σs = EsnT InT ossia è tutta nulla tranne che sulla diagonale, dove vale un nT − esimo dell’energia per simbolo Es = E{ss}. In queste circostanze la (21.248) diviene
(21.249)
CMIMO − EP = log2 (det[ InR + ρnT HH])       bit/sec/Hz
in cui ρ = Esσ2n è l’SNR per simbolo del segnale ricevuto da ciascuna delle nR antenne a partire da tutte le nT trasmittenti.
Derivazione della capacità MISO e SIMO
Notiamo che la condizione di equipartizione di PT è in comune alla configurazione miso che conduce alla (21.245), ma mentre in quel caso la capacità aumenta con legge logaritmica rispetto ad nT, si dimostra che la (21.249) aumenta linearmente con m = min(nT, nR). Osserviamo inoltre che (21.249) diviene esattamente pari a CMISO (eq. (21.245)) quando nR = 1, dato che in questa circostanza H è un vettore riga, e dunque HH = nTi = 1|hi|2. Per lo stesso motivo (21.249) diviene pari a CSIMO (eq. (21.244)) quando nT = 1.
Il contributo di H
Quando entrambi i lati del collegamento sono equipaggiati con più antenne la (21.249) può essere riscritta in una forma che permette di individuare quali caratteristiche della matrice di canale mimo H di dimensioni nR × nT rendono il valore CMIMO − EP più o meno grande. Andiamo a mostrare che ciò dipende dagli autovalori non nulli λ1, λ2, ⋯, λm della matrice nR × nR
W = HH
simmetrica, semidefinita positiva e di rango m ≤ min(nT, nR)[1219]  [1219]  La definizione W = HH è valida quando nR ≤ nT, mentre se nT < nR conviene scrivere W = HH, con dimensioni nR × nR e nT × nT rispettivamente. Da questo punto di vista è da notare che in base al teorema di Weinstein–Aronszajn sussiste l’identità
det[InR + ρnTHH] = det[InT + ρnTHH]
vedi ad es. https://en.wikipedia.org/wiki/Weinstein-Aronszajn_identity: date due matrici A e B di dimensioni m × n ed n × m, risulta det(Im + AB) = det(In + BA).
, che può quindi essere espressa (§ 6.7.3) come W = ΓΛ Γ in cui Λ è una matrice quadrata tutta nulla tranne per gli autovalori λi sulla diagonale, e Γ è una matrice unitaria[1220]  [1220] Ovvero per la quale ΓΓ = ΓΓ = I, ossia la matrice identità. con colonne pari agli autovettori di W, posti nello stesso ordine con cui gli autovalori compaiono in Λ. Partendo dalla (21.249) scriviamo pertanto
(21.250)
CMIMO − EP  = log2 (det[ InR + ρnT HH]) = log2 (det[ InR + ρnT ΓΛΓ]) =   = log2 (det[ Im + ρnT ΓΓΛ]) = log2 (det[ Im + ρnT Λ]) =   = log2 (1 + ρnTλ11 + ρnTλ21 + ρnTλm) =   = mi = 1log2 1 + ρnTλi      bit/sec/Hz
in cui la terza eguaglianza deriva dall’identità riportata alla nota 1219, la quarta dall’essere Γ unitaria, mentre alla quinta si è sviluppato il determinante come prodotto dei termini sulla diagonale. Discutiamo del risultato non appena ottenuto:

21.4.1.1 Trasmissione a potenza differenziata

Rimuoviamo ora l’ipotesi Σs = EsnT InT adottata per giungere alle (21.249) e (21.250) ed investighiamo se esista una diversa matrice Σs tale da rendere il termine det [InR + 1σ2n HΣsH] che compare nella (21.248) maggiore di quanto ottenuto per la (21.250), mantenendo il vincolo[1223]  [1223] Ricordiamo che la traccia di una matrice quadrata è la somma degli elementi sulla diagonale.
tr(Σs) = nTi = 1 E{sis * i} = Es ≤ PTfs
A questo scopo consideriamo per H la sua scomposizione ai valori singolari (SVD[1224]  [1224] Vedi ad es. https://it.wikipedia.org/wiki/Decomposizione_ai_valori_singolari)
H = U D V
dove D è una matrice nR × nT tutta nulla tranne che per gli elementi sulla diagonale, noti come valori singolari di H, e pari alla radice quadrata degli autovalori non nulli λi (i = 1, ⋯, m) di HH (ma anche di HH), ovvero (D)ii = λ12i, mentre U e V sono matrici unitarie di dimensione nR × nR e nT × nT rispettivamente, le cui colonne sono (per U) gli autovettori di HH, e per V gli autovettori di HH.
Con tali posizioni per l’argomento di (21.249) otteniamo
(21.251) det[InR +  1σ2n HΣsH] =   =  det[InR + 1σ2n UD VΣsVD U] =   =  det[InR + 1σ2n D VΣsVD]
dove all’ultima eguaglianza si è invocata l’identità di cui alla nota 1219 e ricordato che UU = InR. Evocando ora la disuguaglianza di Hadamard[1225]  [1225] Vedi ad es. https://en.wikipedia.org/wiki/Hadamard's_inequality, che recita
per una matrice A semidefinita positiva risulta det(A) ≤ iaii, con il segno di uguale solo se A è diagonale
osserviamo come per massimizzare la (21.251) occorra che InR + 1σ2n D VΣsV D sia diagonale. A tale scopo eseguiamo il cambio di variabile[1226]  [1226] Che, essendo V unitaria ossia una rotazione, non modifica le caratteristiche informative ed energetiche delle quantità in gioco. s̃ = Vs in modo da poter scrivere
Σ = E{s̃s̃} = E{VssV} = VΣsV
ovvero Σs = VΣV, e quindi riformulare la (21.251) come
(21.252)
det[InR + 1σ2n D VΣsVD]  = det[InR + 1σ2n D VVΣVVD] =   = det[InR + 1σ2n D ΣD]
che è massimo quando InR + 1σ2n D ΣD è diagonale, ovvero quando Σ lo è. Ma l’elemento i − esimo sulla diagonale di Σ è pari all’energia per simbolo Esi trasmesso dall’i − esima antenna[1227]  [1227] In quanto
(Σ)i, i = E{sĩsĩ*} = E{(V)isis * i(V)i} = E{sis * i}(V)i(V)i = Esi
ovvero l’energia per il simbolo trasmesso dall’antenna i. Con (V)i si è indicata l’i − esima riga di V e con (V)i l’i − esima colonna di V, il cui prodotto scalare è uno, essendo la matrice unitaria. La trasformazione s̃ = Vs è infatti una rotazione che non altera la norma di s, e dunque Σs e Σ hanno la stessa diagonale.
: scriviamo dunque Σ =  diag(Es1, Es2, ⋯, EsnT) in modo da ottenere dalle (21.248), (21.251) e (21.252)
(21.253)
CMIMO − NEP  = log2 (det[ InR + 1σ2n D ΣD]) =   = log2 (nTi = 1 (1 + 1σ2n λiEsi)) = nTi = 1 log2 (1 + Es σ 2n λi) =   = mi = 1 log2 (1 + ρiλi)   bit/sec/Hz
del tutto simile alla (21.250), tranne che ora ogni antenna trasmittente può avere un diverso SNR per simbolo, pari a ρi = Es σ 2n . Notiamo che all’ultimo passaggio la sommatoria arriva fino al numero m di autovalori non nulli, in quanto per quelli nulli il contributo sarebbe stato pari a log2(1) = 0.

21.4.1.2 Codifica a riempimento d’acqua

A questo punto non rimane che individuare la distribuzione delle potenze di trasmissione Pi = Esifs (e dunque dei corrispondenti SNR per simbolo ρi = Esiσ2n) tale da rendere massima (21.253), nel rispetto del vincolo che nTi = 1ρi − Es σ 2n  = 0 con Es = E{ss} e PT = Esfs. Si tratta quindi di un classico problema di ottimizzazione vincolata, da affrontare con il metodo dei moltiplicatori di Lagrange (§ 9.6.1): a questo scopo definiamo la funzione Lagrangiana L con moltiplicatore μ come
L  = mi = 1 log2 (1 + ρiλi) + μ(mi = 1 ρi − ρT)
avendo posto ρT =  Es σ 2n , ed eguagliamone a zero le derivate rispetto ai ρi e rispetto a μ:
ρiL  = λi1 + ρiλi + μ = 0       i = 1, 2, ⋯, m μL  = mi = 1 ρi − ρT = 0
da cui
(21.254)
11λi + ρi  = − μ       ossia      1λi + ρi = − 1μ    per  i = 1, 2, ⋯, m mi = 1ρi  = ρT
dove la seconda riga è ancora il vincolo sulla potenza. Il valore del moltiplicatore μ si ottiene sommando (21.254) su tutti gli i e tenendo conto del vincolo, ovvero
(21.255)
mi = 11λi + ρi = mi = 1 1λi + ρT = − mμ      →     − 1μ = 1m mi = 1 1λi + ρT = α
in modo che dalla (21.254) si ottenga
(21.256) ρi = α − 1λi    se ρi > 0  ρi = 0  altrimenti 
che come è facile verificare[1228]  [1228] Basta calcolare mi = 1ρi = mi = 1(α − 1λi) = mi = 11λi + ρT − mi = 11λi = ρT rispetta il vincolo, mentre la limitazione ρi ≥ 0 ha un evidente significato fisico.
Ricordando la discussione svolta a riguardo della (21.250), i termini λi rappresentano i guadagni di Rayleigh dei canali virtuali di tipo siso di cui risulta costituito il canale mimo. La soluzione (21.256) è detta a riempimento d’acqua perché, potendo essere scritta anche come ρi + 1λi = α, impone che la somma ρi + 1λi sia la stessa per ogni canale, aumentando quindi la potenza (ossia l’SNR per simbolo ρi) laddove 1λi è minore, ovvero
figure f-138-watefilling.png
λi è maggiore, ossia quando il canale virtuale i è più affidabile. Il senso di tale strategia è quello di affidarsi in misura maggiore ai canali migliori, e non sprecare potenza su quelli peggiori.
Sostituendo i valori forniti dalla (21.256) per ρi nella (21.253) otteniamo infine[1229]  [1229] Infatti
mi = 1log2(1 + ρiλi) = mi = 1, i∉ℬlog2(1 + (α − 1λi)λi) = mi = 1, i∉ℬlog2(1 + αλi − 1)
dove i canali per i quali in base alla (21.256) si ottiene ρi = 0 (ovvero elementi di ) avrebbero dato un contributo log2(1 + ρiλi) = log2(1) = 0.
(21.257)
CMIMO − WF = mi = 1, i∉ℬ  log2(αλi)      bit/sec/Hz
dove è l’insieme degli indici i per cui 1λi ≥ α = 1m mi = 11λi + ρT.
Architettura di trasmissione
Dopo questa analisi così particolare, mostriamo come la stessa svd della matrice H = UDV possa essere di guida per la realizzazione di un sistema di trasmissione mimo in grado di approcciare[1230]  [1230] Ricordiamo che il valore di capacità è un limite massimo di velocità per la trasmissione senza errori, rispetto al quale confrontare le prestazioni della codifica di canale in uso. la velocità per simbolo espressa dalla (21.257). Per riuscirvi è necessario che il lato trasmittente conosca gli autovalori non nulli λi di HH, la matrice V, e la potenza di rumore σ2n in ricezione.
A partire dalla potenza PT a disposizione, il trasmittente valuta l’SNR per simbolo
ρT = 1σ2n PTfs = Esσ2n = E{ss}σ2n
da utilizzare nella (21.255) per calcolare il valore α, e da questo ottiene i valori ρi come prescritto dalla (21.256). Le ampiezze dei simboli si da inviare alle antenne non spente sono quindi (più o meno) amplificati in modo da ottenere E{sis * i}σ2n = ρi come calcolato, ed il vettore di simboli sWF così ottenuto viene moltiplicato per la matrice V fornendo il nuovo vettore s̃ = V sWF, i cui elementi i sono usati per generare il segnale dati che modula la portante del segnale trasmesso realmente dalle antenne.
Dall’altro lato del collegamento (vedi fig. 21.10-a)) viene ora ricevuto il vettore r̃ = Hs̃ + n, ma al suo posto il ricevitore prende in considerazione il prodotto di r̃ per la matrice U, ottenendo così un nuovo vettore di simboli
r  = Ur̃ = UHs̃ + Un = UUD VVsWF + Un =   = D sWF + ñ
e dato che D =  diag (λ121, λ122, ⋯, λ12m) ciò equivale a ricevere m segnali indipendenti
ri = λ12isWFi + i      i = 1, 2, ⋯, m
in cui i ha esattamente le stesse caratteristiche statistiche (media nulla e varianza σ2n) del valore ni,  in virtù dell’essere U una matrice unitaria[1231]  [1231] Considerando l’intero vettore ñ = Un, le sue componenti i sono v.a. gaussiane complesse a media nulla in quanto combinazioni lineari di v.a. della stessa natura. Per la covarianza si ottiene
Σñ = E{ññ} = E{Un(Un)} = E{UnnU} = UΣnU = σ2nUIU = σ2nI  
. Pertanto in questo modo il ricevitore vede direttamente gli m canali virtuali, tutti di tipo siso.
figure f-138-wf-arch.png
Figure 21.10 Trasmissione mimo con csi in trasmissione e water-filling: a) - schema di elaborazione, b) - canali virtuali equivalenti
Esempio Per un canale mimo con H =  .1  .3  .7 .5 .4 .1 .2 .6 .8 si ottiene una svd H = UDV pari a
H =   − .555 .3764   − .7418  − .3338  − .9176   − .2158  − .7619 .1278 .6349 1.3333 0 0 0 0.5129 0 0 0.0965  − .2811   − .7713    − .5710  − .5679  − .3459 .7469  − .7736 .5342    − .3408
. Notiamo che i canali virtuali presentano guadagni molto differenti, ed in particolare il terzo (λ123 = 0.0965, dunque λ3 ≃ 0.009) produrrà un contributo alla capacità (21.257) trascurabile, ed in base alla (21.256) si vedrà allocata una potenza di molto ridotta.
Considerazioni applicative
La diseguale distribuzione della potenza disponibile tra le antenne di trasmissione permette di raggiungere velocità più elevate di quanto possibile per una distribuzione uniforme, ma richiede la conoscenza da parte del trasmettitore di informazioni relative al canale mimo, dette channel status information (csi), che devono essere stimate dal lato ricevente[1232]  [1232] Le tecniche usate a questo scopo sono generalmente basate sulla trasmissione preventiva di sequenze di training o di toni pilota concordati, in base alla ricezione (alterata) dei quali il ricevitore è in grado di ricostruire le alterazioni subite dal segnale trasmesso. In linea generale questo processo richiede un tempo proporzionale ad nT, vedi ad es. https://en.wikipedia.org/wiki/Channel_state_information. Nel caso di una trasmissione half-duplex in cui le parti si scambiano alternativamente di ruolo utilizzando la medesima frequenza portante può essere sfruttata la reciprocità[1233]  [1233] Nel senso che la risposta in frequenza hij del canale radio tra l’antenna j di trasmissione e quella i di ricezione è la stessa di quella in senso inverso. Pertanto se un ricevitore con nR antenne stima una Havanti relativa ai segnali ricevuti, quando lo stesso si comporta da trasmettitore (con uguale numero di antenne) traspone la matrice stimata e la usa come csi per il canale mimo in direzione opposta, ovvero Hindietro = HTavanti. della matrice H, e dunque ognuna delle due parti effettua la stima per proprio conto. Ciò non è possibile qualora la trasmissione sia di tipo full-duplex[1234]  [1234] Infatti in tal caso occorre adottare due portanti differenti nelle due direzioni, per non incorrere in una forte auto-interferenza in ricezione., rendendo necessario comunicare la csi da ricevente a trasmittente, con due inconvenienti: il primo è che per evitare l’impegno di una eccessiva banda a ritroso tale informazione deve necessariamente essere quantizzata, introducendo errori che possono inficiare i benefici legati alla conoscenza della csi da parte del trasmittente; il secondo è che in caso di mobilità la velocità di variazione del canale mimo può essere troppo elevata rispetto ai tempi necessari alla stima della csi ed alla sua trasmissione, con il rischio di introdurre errori anche per questo motivo.
Rispetto al miglioramento di prestazioni, come già osservato esso dipende dalla particolare realizzazione della matrice H, dal suo rango, e dalla distribuzione degli autovalori. Il miglioramento inoltre diminuisce all’aumentare dell’SNR di ricezione, sino a (di fatto) annullarsi per SNR > 30 dB[1235]  [1235] E’ lecito pensare come per SNR elevati l’acqua sia profonda, e dunque l’allocazione di potenza sia circa la stessa per tutti i canali virtuali.. Per bassi valori di SNR il miglioramento è invece sensibile, fino a più che raddoppiare il valore di capacità per SNR < 0 dB.
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