21.3 Diversità spaziale
L’esistenza contemporanea (e sulla stessa banda di frequenze) di più canali radio, differenziati per gli elementi di
H (21.210), offre innanzitutto l’opportunità di analizzare come sfruttare la
diversità spaziale disponibile allo scopo di migliorare le prestazioni del collegamento, ovvero risparmiare potenza o migliorare la
Pe, od un compromesso tra i due obiettivi. Discutiamo innanzitutto cosa si può fare quando solo uno dei due estremi del collegamento dispone di più di una antenna.
21.3.1 Ricevitore multi-antenna
Si tratta del caso indicato come
simo (
nT = 1) che studiamo nel contesto di una trasmissione punto-punto oppure broadcast, in cui una unica antenna trasmette un segnale che viene ricevuto mediante
nR > 1 antenne, e dunque
H è un vettore ad
una colonna ed
nR righe, ovvero
H = (h1, h2, ⋯, hnR)T. Nelle condizioni di fading di Rayleigh
piatto se la separazione tra le antenne è sufficiente il valore
hi relativo a ciascuna antenna è
incorrelato da quello associato alle altre ovvero
E{hihj} = 0, e dunque
statisticamente indipendente in virtù della gaussianità delle
hi. Pertanto se per una antenna si manifesta una forte attenuazione, ciò probabilmente non accade per le altre.
Sussistono tre possibili modi di sfruttare le nR antenne di ricezione: preferire quella da cui si riceve più potenza, mediare equamente tra tutti i segnali ricevuti, oppure effettuare una somma pesata.
21.3.1.1 Selezione di diversità
Mostriamo innanzitutto come anche solo limitandosi a scegliere quale antenna utilizzare per la ricezione si riescano a conseguire risultati molto soddisfacenti. Consideriamo quindi un ricevitore per cui siano disponibili
nR rami di diversità indipendenti ed affetti da fading di Rayleigh, su ognuno dei quali (per ogni utilizzo del canale) si riceve un segnale con inviluppo complesso (vedi
(21.209))
con
i = 1, 2, ⋯, nR, in cui
s è il valore complesso che individua un punto della costellazione adottata, trasmesso con potenza
PT = Esfs. I valori
ρi = |hi| sono v.a. di Rayleigh con d.d.p.
p(ρ) = ρσ2h e− ρ2⁄2σ2h, uguale per tutti i rami
i ma con valori incorrelati ovvero
E{ρiρj} = 0 con
i ≠ j, mentre
ni ∈ CN{0, σ2n} è un campione dell’inviluppo complesso di un processo gaussiano bianco passabanda.
A differenza di un canale
awgn, il rapporto
SNR che compete alla
(21.211) non è un valore deterministico, ma una v.a. che indichiamo come
SNR istantaneo, per simbolo
e che si distribuisce con la medesima d.d.p. di
|hi|2, che è (vedi eq.
(21.186)) una
esponenziale; pertanto
p(γi) = 1Γ e− γi⁄Γ
(con
γi ≥ 0), dove
Γ è l’
SNR medio valutabile come
(vedi §
20.5.1) uguale per tutti i rami
i nelle ipotesi poste. A questo punto abbiamo tutte le relazioni necessarie a valutare la probabilità che
un singolo ramo abbia un
γi inferiore ad un valore
δ, pari a (vedi eq.
(26.3) a pag.
1)
Pr{γi ≤ δ} = δ⌠⌡0 p(γi)dγi = 1 − ∞⌠⌡δ 1Γ e− γi⁄Γ dγi = 1 − e− δ⁄Γ
mentre la probabilità che
tutti gli
nR rami indipendenti presentino
contemporaneamente γi < δ vale
Pr{γ1, γ2, ⋯, γM ≤ δ} = (1 − e− δ⁄Γ)nR
che indichiamo come
PnR(δ), da cui otteniamo la probabilità che
almeno uno dei rami consegua
γi ≥ δ come
Pr{ γi ≥ δ, ∀i} = 1 − PnR(δ) = 1 − (1 − e− δ⁄Γ)nR
Esempio Consideriamo un ricevitore con quattro rami di diversità, ognuno affetto da fading di Rayleigh, e con un medesimo
SNR medio
Γ. Determinare la probabilità che l’
SNR istantaneo
γi di ciascun ramo si riduca contemporaneamente di 10 dB sotto il valor medio
Γ, ossia che tutti i
γi siamo inferiori ad un valore
δ tale che
δ⁄Γ = 0.1, e confrontare il risultato con il caso di un ricevitore senza diversità. Risulta che
Pr{γ1, γ2, γ3, γ4 ≤ δ} = P4(δ) = (1 − e− 0.1)4 = 8.2 ⋅ 10 − 5
mentre per un sistema
siso avremmo avuto
Pr{γi ≤ δ} = P1(δ) = 1 − e− 0.1 = 9.5 ⋅ 10 − 2
Considerando i 10 dB di differenza come il valore di un margine oltre il quale il collegamento diviene troppo rumoroso, l’uso di quattro rami di diversità corrisponde ad un miglioramento della probabilità di fuori servizio di più di mille volte!
L’approccio della
selezione di diversità è facilmente realizzabile in quanto coinvolge solamente il ricevitore, dove viene comparata la potenza del segnale in arrivo sulle diverse antenne, e quindi il segnale più forte è inviato al ricevitore, ne più ne meno come nello schema anticipato al §
20.3.3.1. Dato che la stima del livello di potenza di ricezione per ciascun ramo si basa su di una media temporale, la decisione non avviene in modo prettamente istantaneo; d’altra parte, è sufficiente che avvenga con tempi inferiori al
tempo di coerenza eq.
(21.202).
E’ possibile mostrare che l’
SNR medio
ΓSD per il ramo di volta in volta selezionato
migliora all’aumentare del numero di antenne, anche se per ogni antenna aggiuntiva il miglioramento è sempre minore, risultando
ovvero con un numero di 2, 3, 4 antenne si ottiene un fattore di miglioramento di 1.5, 1.83, 2.03... ma si può fare di meglio se vengono utilizzati
tutti i rami in contemporanea, anziché uno solamente.
21.3.1.2 Combinazione di massimo rapporto - MRC
Riscriviamo la
(21.211) espandendo il coefficiente
hi come
hi = |hi|e jφi, ovvero
con
|hi| v.a. di Rayleigh e
φi uniforme. La tecnica che stiamo per affrontare si basa sul calcolo di una combinazione lineare
dei segnali ricevuti
ri mediante coefficienti complessi
wi = |wi|e −jφi ottenuti a partire da una stima dei valori
hi. Per quanto riguarda la fase
φi questa viene scelta pari a
− φi, in modo da
annullare il termine di fase in
ri e porsi nelle condizioni di
somma coerente, dato che inserendo la
(21.215) in
(21.216) si ottiene
visto che la rotazione
φi della v.a. complessa
ni non ne cambia la natura.
La scelta dei valori
|wi| avviene secondo il criterio di rendere massimo l’
SNR momentaneo γMR di
(21.217), da cui il nome di
maximal ratio combining (
mrc) della tecnica, in cui per
ratio si intende l’
SNR. A tale scopo osserviamo come alla componente di segnale di
(21.217) competa una energia media (rispetto alla variabilità di
s)
E{(∑i|wi||hi|s)2} = Es(∑i|wi||hi|)2, mentre per la varianza del rumore si ottiene
E{(∑i|wi|ni)2} = σ2n ∑iw2i, essendo i campioni di rumore
ni statisticamente indipendenti: pertanto l’
SNR di
r̂ (21.217) risulta pari a
dove con
wm = (|w1|, ⋯, |wnR|)T si è indicato il vettore del
modulo dei coefficienti
w e con
hm = (|h1|, ⋯, |hnR|)T quello del guadagno di ampiezza dei rami, in modo che la
(21.218) sia espressa nei termini di
prodotto scalare tra vettori. Con tale formalismo il massimo valore per
γMR si ottiene applicando la disuguaglianza di Schwartz
(§
2.4.3) che asserisce
|wTm ⋅ hm|2 ≤ ( hTm ⋅ hm) ⋅ (wTm ⋅ wm)
con il segno di uguale solo quando
wm = α hm, ovvero i vettori sono
paralleli. Con tale scelta la
(21.218) diviene
in cui l’ultima eguaglianza si basa sulla
(21.212). L’
SNR complessivo è dunque pari alla
somma degli
SNR dei singoli rami, e può così conseguire valori
accettabili anche se nessuno dei rami lo ottiene individualmente.
In virtù dell’ipotesi che i valori
hi siano statisticamente indipendenti, dalla
(21.219) otteniamo l’
SNR medio ΓMR a partire dai
Γi dei singoli rami (eq.
(21.213)) come
Se ogni ramo presenta il medesimo
SNR medio
Γi si può confrontare
(21.220) con
(21.214), ed osservare che ora
ΓMR aumenta
linearmente con il numero di antenne, ovvero migliora di 3 dB ad ogni raddoppio di
nR. Se invece (essendo gli
|hi| v.a. indipendenti) i
Γi sono differenti tra loro il miglioramento è inferiore, ma
ΓMR risulta comunque sempre
migliore del miglior Γi.
Per poter essere operativi non resta che effettuare una scelta ragionata per il coefficiente di proporzionalità
α introdotto dalla disuguaglianza di Schwartz, e dal punto di vista teorico di nessun impatto. Includendo anche il termine di rifasamento, nella pratica conviene scegliere dei pesi
in modo da rendere
r̂ uno stimatore non polarizzato (§
6.6.3): essendo infatti i termini
ni a media nulla, il valore atteso della
(21.217) assume la forma
e dunque la tecnica
mrc non altera
la dimensione della costellazione
A a cui
s appartiene, e la decisione sul simbolo trasmesso può basarsi sul criterio di massima verosimiglianza
ŝ = argmaxs ∈ A Prob{r̂ ⁄ s} ovvero ŝ = argmins ∈ A (s − r̂i)2
dove la seconda espressione individua una minima distanza euclidea conseguenza del passaggio ai logaritmi e della gaussianità di n.
Con una procedura di media statistica analoga a quella illustrata al §
20.5.1 si può arrivare a valutare la
Pbite nel caso di costellazione
bpsk ed in funzione del numero di ricevitori
nR e dell’
SNR medio ricevuto Γ (lo stesso per tutte le antenne), che per valori di
Eb⁄N0 ≥ 10 è bene approssimata come
da confrontare con l’espressione
(21.208)
ottenuta per un sistema di trasmissione
siso, confronto possibile anche mediante la figura a lato, in cui oltre al caso del fading
siso compare anche la curva di
Pe per il caso
awgn in cui non si verifica fading. Evidentemente il miglioramento è notevole!
Svolgiamo ora due ultime considerazioni a partire dalla
(21.221). La prima è che nel caso di una potenza di rumore
σ2n uguale su tutti i rami, si può dire che la combinazione lineare attuata dalla
(21.216) da maggior peso ai rami con l’
SNR più elevato, dato che questo dipende da
|hi|2. La seconda considerazione è che la scelta
(21.221) rivela una analogia tra questa tecnica e quella del filtro adattato (§
7.6) che pure trova motivazione nella massimizzazione dell’
SNR, ottenuta in quel caso grazie ad una risposta in frequenza che è
il coniugato del segnale da rivelare. Il paragone non è casuale dato che come per il filtro adattato, a supporto della scelta
w ∝ h* sussiste una argomentazione basata sulla disuguaglianza di Schwartz (§
2.4.3); in altre parole, ciò che il filtro adattato compie nel dominio della frequenza, viene attuato dal ricevitore
mrc nel dominio spaziale.
21.3.1.3 Combinazione equal gain
Torniamo all’ipotesi che rende massima la
(21.220) ovvero quando i diversi rami subiscono un fading di intensità simile, cioè
|hi| ≃ |h| ∀i. In tal caso i pesi
wi ottimi per ottenere
r̂ tramite la
(21.216) hanno tutti lo stesso modulo pari a
|wi| = 1nR|hi|, in modo che la
(21.222) ora è espressa come
e quindi ogni antenna riceve lo stesso
SNR medio
Γ, conseguendo un
SNR complessivo
ovvero
nR volte quello di ogni singolo ramo. In tal modo il ricevitore risulta molto semplificato, al punto da preferire a volte l’uso di pesi tutti uguali anche in presenza di coefficienti
hi diversi tra loro, nel qual caso il valore
(21.225) non viene raggiunto. Tale scelta viene indicata come metodo
equal gain, ed offre risultati solo di poco inferiori a quelli di
massimo rapporto, e comunque migliori del metodo
a selezione.
21.3.2 Trasmettitore multiantenna
Ovviamente la presenza di una unica antenna ricevente impedisce di attuare strategie di scelta o di combinazione delle fonti di
diversità spaziale disponibili. Con un numero
nT > 1 di trasmittenti i simboli che giungono all’unico ricevente
risultano infatti
già combinati. Ma come vedremo la conoscenza da parte
del ricevente dei coefficienti complessi
hi (che costituiscono l’unica riga della matrice
H definita al §
21.2) permette comunque di sfruttare la diversità spaziale. Il modo con cui ciò avviene si basa su di una particolare tecnica di codifica di canale, nota come codifica
spazio-tempo (STC
) in quanto l’informazione da trasmettere viene
diluita (ridondata) oltre che
nel tempo (la sola dimensione possibile per un caso
siso) anche
sulle antenne (ovvero nello spazio), riuscendo a ottenere un
guadagno di diversità.
Una seconda cosa degna di nota in questo passaggio è che in un canale bidirezionale trasmettitore e ricevitore si scambiano continuamente di ruolo, dunque se anche in modalità miso si riesce ad ottenere un miglioramento comparabile al caso simo, è sufficiente che solo una delle parti in comunicazione - tipicamente la stazione radio base o l’access point WiFi - sia dotata di più antenne.
21.3.2.1 Codice a traliccio spazio - tempo
Un primo approccio alla realizzazione di un STC si è basato sulla
modulazione a traliccio (pag.
1) e per questo indicato come
space time trellis code o STTC
. In questa tecnica i simboli codificati sono ripartiti tra le antenne, mente dal lato ricevente la decodifica avviene eseguendo un algoritmo di Viterbi
vettoriale. Oltre ad un guadagno
di diversità proporzionale al numero delle antenne, il metodo offre anche un guadagno
di codifica legato al numero di stati del codice a traliccio soggiacente (a spese della complessità di decodifica), cosa che non avviene con la tecnica STBC
descritta appresso, ma che è attualmente favorita nonostante questa carenza, più che compensata dal vantaggio di poter svolgere la decodifica mediante operazioni assai più semplici. Scegliamo pertanto di non addentraci nello studio degli STTC.
21.3.2.2 Codice a blocco spazio - tempo
A differenza dei codici di canale esaminati al §
17.4, in cui le quantità in ingresso ed in uscita erano semplici bit, uno
stbc opera
a valle della codifica di simbolo (indicata anche come
symbol mapper), che ad un blocco di
M bit fa corrispondere un valore complesso
si che individua un punto di costellazione
A tra
L = 2M.
Lo
stbc osserva un numero
k di tali simboli, e fa corrispondere ad essi una codeword che consiste in una matrice
C i cui elementi
cij ∈ A identificano i simboli trasmessi dall’antenna
j = 1, ⋯, nT all’istante
i = 1, 2, ⋯, T. Il tasso di codifica in questo caso è calcolato come il rapporto tra il numero
k di simboli
si ed il numero di istanti
T impiegati per trasmetterli, ovvero
21.3.2.3 Codice di Alamouti
Esponiamo il metodo partendo dalla sua definizione iniziale dovuta ad
Alamouti, relativa al caso di
nT = 2 antenne di trasmissione, che in due istanti di simbolo consecutivi trasmettono un totale di quattro simboli di canale
cij legati ai due
di sorgente s1 ed
s2 secondo lo schema illustrato in tabella
21.1. Le righe corrispondono ai
|
antenna 1 |
antenna 2 |
tempo t |
s1 |
s2 |
tempo t + Ts |
− s * 2 |
s * 1 |
Table 21.1 Codice di Alamouti
due istanti di simbolo: durante il primo istante le antenne trasmettono rispettivamente
s1 la prima ed
s1 la seconda, mentre al secondo istante la prima trasmette
− s * 2 e la seconda
s * 1. Pertanto il codice agisce attraverso le due dimensioni della tabella, in cui le righe individuano la diversità
temporale, mentre le colonne quella
spaziale. Il calcolo del tasso di codifica fornisce
Rc = k⁄T = 2⁄2 = 1, e dunque a differenza dei codici a blocco
tradizionali non si verifica nessun aumento di banda. Vedremo che il codice di Alamouti è l’unico
stbc a godere di tale proprietà, risultando in generale
Rc < 1.
Applicando la
(21.226) al segnale ricevuto nei due istanti, otteniamo
dove
ni è il solito rumore gaussiano complesso. Dalla seconda relazione si calcola
e quindi, purché il ricevitore conosca i coefficienti
h1 ed
h2, i due valori
r1 ed
r * 2 sono
combinati in modo
simile a quanto visto per l’
mrc, questa volta allo scopo di ottenere una stima
ŝ1 e
ŝ2 per
entrambi i simboli di sorgente, calcolando
Sostituendo infatti le
(21.228) e
(21.229) in
(21.230) si ottiene
ŝ1 = h * 1(h1s1 + h2s2 + n1) + h2( − h * 1s2 + h * 2s1 + n * 2) ŝ2 = h * 2(h1s1 + h2s2 + n1) − h1( − h * 1s2 + h * 2s1 + n * 2)
da cui
dove i termini di interferenza tra simboli sono
scomparsi, e si manifesta un
rinforzo delle ampiezze dei simboli di sorgente pari alla somma dei quadrati dei guadagni di Rayleigh, come anche avveniva per l’
mrc, e che indichiamo con
α = |h1|2 + |h2|2.
Se dividiamo le
(21.231) per
α otteniamo anche in questo caso delle stime non polarizzate dei simboli di sorgente
in cui
ñ1 e
ñ2 sono v.a. gaussiane complesse con parti reale ed immaginaria incorrelate, a media nulla e varianza
σ2ñ = E{ñiñ * i} = σ2n ⁄(|h1|2 + |h2|2) in cui
σ2n = E{nin * i} è la potenza del rumore in ingresso al ricevitore. Il criterio di decodifica è come di consueto quello di massima verosimiglianza, che si riduce alla regola di decisione
ovvero ad ognuno dei due istanti
i si decide per la ricezione del simbolo
s◇i (che figura nella costellazione
A)
più vicino al simbolo (valore complesso) normalizzato
s̃i espresso dalla
(21.232), che possiamo riguardare come un valore di decodifica
soft. In alternativa, se i simboli trasmessi (di sorgente) provengono da uno stadio di codifica di canale
esterno per il quale è prevista una decodifica soft, i valori
s̃i possono essere passati a quest’ultima
così come sono.
La probabilità con cui la regola
(21.233) dà esito errato è naturalmente legata in modo inverso al rapporto
SNR istantaneo γ per le variabili
s̃i (21.232) su cui si effettua la decisione, che risulta pari a
γAla = E{sis * i}σ2ñ = Esσ2n (|h1|2 + |h2|2)
fornendo un
guadagno di diversità identico a quello di un ricevitore
simo-mrc (eq.
(21.219)), tranne che... molto spesso le specifiche relative alla massima potenza irradiata impongono di suddividere la stessa in parti uguali tra le antenne di trasmissione. Ciò significa che anche l’energia per simbolo
Es della costellazione adottata risulta (con
nT = 2)
dimezzata, cosicché il sistema
miso-stbc con
nT = 2 subisce una penalizzazione di 3 dB rispetto alle prestazioni di
simo-mrc con
nR = 2.
Il legame esatto tra la
Pe legata all’uso della
(21.233) e l’
SNR medio
Γ = E{γAla} = Esσ2n E{|h1|2 + |h2|2}
dipende dal tipo di modulazione, ma per il caso
bpsk la figura a lato riporta il risultato di simulazioni messe a confronto con le curve (pag.
1) dei casi
siso,
simo ed
awgn, in modo da poter apprezzare l’effetto della perdita di 3 dB prima indicata sul risultato finale, poca cosa rispetto al miglioramento comunque conseguito. La curva indicata in figura come
mimo 2,2 si riferisce al caso che affrontiamo appresso.
21.3.2.4 Ricezione multiantenna di un codice di Alamouti
Eccoci dunque arrivati alla prima configurazione propriamente mimo: vediamo come ricevere una trasmissione miso-stbc mediante una schiera di nR antenne di ricezione, conseguendo un ordine di diversità massimo pari a 2nR, ossia quello ottenuto con due antenne di trasmissione moltiplicato per nR.
Il trasmettitore non modifica il suo operato, ed invia la codifica espressa in tabella
21.1 mediante le sue due antenne. Facciamo dapprima il caso di adottare
nR = 2, ricevendo così un totale di
quattro diversi segnali
in cui
rik è il segnale ricevuto dall’antenna
i = 1, 2 all’istante
k = 1, 2, ed
hij è il coefficiente complesso del canale radio tra le antenne
j e
i. I valori
rik delle
(21.234) vengono quindi combinati per formare le grandezze di decisione
e sostituendo le
(21.234) nelle
(21.235) dopo alcuni passaggi si ottiene
riproducendo quindi la situazione già osservata alle
(21.231), con la differenza che ora il
rinforzo per le ampiezze dei simboli di sorgente vale
α = |h11|2 + |h12|2 + |h21|2 + |h22|2, ottenendo un’ordine di diversità complessivo che è
il prodotto degli ordini ai due estremi multiantenna.
Gli stessi risultati sono facilmente estensibili ad un numero
nR > 2 di antenne riceventi, dato che ponendo le
(21.234) nella forma
con
i = 1, 2, ⋯nR, le
(21.235) si estendono come
ed al posto delle
(21.236) otteniamo
Mostriamo come i risultati fin qui ottenuti siano una diretta conseguenza del fatto che le righe della matrice delle codeword
C = ⎡⎢⎣ s1 s2 − s * 2 s * 1 ⎤⎥⎦ di Alamouti sono
ortogonali tra loro, ossia il prodotto scalare tra due diverse righe è nullo, e dunque
CC† = ⎡⎢⎣ s1 s2 − s * 2 s * 1 ⎤⎥⎦⎡⎢⎣ s * 1 − s2 s * 2 s1 ⎤⎥⎦ = ⎡⎢⎣ s1s * 1 + s1s * 2 − s1s2 + s1s2 − s * 1s * 2 + s * 1s * 2 s2s * 2 + s1s * 1 ⎤⎥⎦ = = ⎡⎢⎣ |s1|2 + |s2|2 0 0 |s1|2 + |s2|2 ⎤⎥⎦
in cui l’operatore
† è noto come
Hermitiano ed esegue il coniugato della trasposta della matrice, equivalente per le matrici complesse dell’operazione di coniugazione valida per gli scalari. E’ stato dimostrato che il codice di Alamouti è l’unico
stbc a simboli complessi con codeword ortogonali.
Esprimendo ora la
(21.237) in forma matriciale come
⎡⎢⎢⎣ ri1 r * i2 ⎤⎥⎥⎦ = ⎡⎢⎢⎣ hi1 hi2 h * i2 − h * i1 ⎤⎥⎥⎦⎡⎢⎢⎣ s1 s2 ⎤⎥⎥⎦ + ⎡⎢⎢⎣ ni1 n * i2 ⎤⎥⎥⎦ ovvero ri = Gi s + ni
osserviamo come anche la matrice
Gi = ⎡⎢⎢⎣ hi1 hi2 h * i2 − h * i1 ⎤⎥⎥⎦ sia
ortogonale, per qualunque valore dei coefficienti
h, e dunque
GiG†i = αiI2 in cui
I2 è la matrice identità
2 × 2 ed
αi = |hi1|2 + |hi2|2. Pre-moltiplicando il vettore ricevuto dalla
i − esima antenna
ri per
G†i = ⎡⎢⎢⎣ h * i1 hi2 h * i2 − hi1 ⎤⎥⎥⎦, come avviene per le
(21.230), otteniamo quindi
r̃i = G†iri = G†iGi s + G†ini = αis + ñi
dove
ñi è ancora gaussiano complesso a media nulla e componenti incorrelate. A questo punto la decisione di massima verosimiglianza per l’antenna
i assume la forma
ma essendo come osservato
ñi = r̃i − αi s a componenti incorrelate, la
(21.240) si scompone in due minimizzazioni indipendenti, come espresso dalle
(21.233) e
(21.239).
21.3.3 Prestazioni limite
Abbandoniamo gli sviluppi ottenuti per il codice di Alamouti per tornare al caso più generale, e definire uno
stbc come una procedura per ottenere una codeword definita da una matrice ad elementi complessi
Cj = ⎡⎢⎢⎢⎢⎢⎣ cj1, 1 cj1, 2 ⋯ cj1, nT cj2, 1 cj2, 2 ⋯ cj2, nT ⋮ ⋮ ⋱ ⋮ cjT, 1 cjT, 2 ⋯ cjT, nT ⎤⎥⎥⎥⎥⎥⎦
con
j = 1, 2, ⋯, 2kM in corrispondenza di ciascuna delle altrettante possibili sequenze di
k simboli complessi a
2M valori, come descritto al §
21.3.2.2, da trasmettere da parte di
nT antenne in
T ≥ nT istanti e ricevere mediante
nR antenne, cercando di individuare quali siano i fattori principali che concorrono alle prestazioni del codice, in termini di probabilità di errore.
A fronte di sviluppi analitici che tralasciamo, si dimostra che la probabilità di decidere erroneamente per la codeword
Ci quando viene trasmessa
Cj per valori elevati di
SNR medio
Γ non supera un valore
in cui
Gd = r ⋅ nR esprime il
guadagno di diversità che dipende oltre che da
nR anche dal
rango r della matrice
A = (Ci − Cj)†(Ci − Cj), mentre
Gc = r√∏rn = 1 λn misura il
guadagno del codice e dipende dagli autovalori
λn diversi da zero della matrice
A. Pertanto il limite superiore
(21.241) per la
Pe può essere ridotto aumentando sia
Gc che
Gd, e se per tutte le coppie di codeword
i, j la matrice
A è a rango pieno (pari ad
nT), allora
l’ordine di diversità conseguito dal codice è pari a
nT ⋅ nR.
Esempio Il simbolo vettoriale s = [s1, s2]T è codificato secondo Alamouti come C = ⎡⎢⎣ s1 s2 − s * 2 s * 1 ⎤⎥⎦, mentre un diverso input s’ = [s’1, s’2]T come C’ = ⎡⎢⎣ s’1 s’2 − s’*2 s’*1 ⎤⎥⎦, dunque C − C’ = ⎡⎢⎣ s1 − s’1 s2 − s’2 − s * 2 + s’*2 s * 1 − s’*1 ⎤⎥⎦ il cui determinante vale |s1 − s’1|2 + |s2 − s’2|2 ≠ 0 per qualsiasi s ≠ s’. Pertanto la matrice A ha sempre rango pieno, ed il codice offre un ordine di diversità pari a nT ⋅ nR.
Prima di procedere svolgiamo una interessante considerazione sulla legge di dipendenza della
Pe a simbolo da
Gc e
Gd, come espressa dalla
(21.241), che per
SNR elevato possiamo generalizzare come
Pe ∝ (Gc Γ) − Gd o, esprimendo le grandezze in dB
10 log10 Pe ∝ 10 log10 (Gc Γ) − Gd = − Gd(GdBc + ΓdB)
che rappresentiamo
alla figura a lato in modo da meglio apprezzare come, mentre il guadagno di codifica
GdBc determina una semplice
traslazione a sinistra della curva di prestazione, il guadagno di diversità
Gd ne modifica l’inclinazione, e dunque ha un effetto sempre più pronunciato all’aumentare dell’
SNR.
21.3.4 Codici sub ottimi
Concludiamo la sezione sulla diversità spaziale citando le alternative che, utilizzando più di due antenne in trasmissione, conseguono un ordine di diversità pari a nT ⋅ nR a spese di un tasso di codifica Rc = k⁄T < 1, oppure conseguono Rc = 1 ma con un ordine di diversità ridotto.
Codice ortogonale
reale quadrato
Un primo risultato da citare è che limitando il campo di applicazione a simboli reali (ovvero ad un modulazione l-ask) possono essere definiti stbc ortogonali con codeword quadrate ovvero nT = T pari a 2, 4 ed 8, ed in grado di offrire Rc = 1 e diversità nT ⋅ nR, prestazioni che per simboli complessi sono invece conseguite esclusivamente dal codice di Alamouti con nT = 2. Un esempio di stbc che usa nT = 4 antenne per trasmettere k = 4 simboli reali in T = 4 istanti è indicato come C4 nello schema che segue:
C4 = ⎡⎢⎢⎢⎢⎢⎢⎣ s1 s2 s3 s4 − s1 s2 − s3 s4 − s1 s2 s3 − s4 − s1 − s2 s3 s4 ⎤⎥⎥⎥⎥⎥⎥⎦ CT8 × 4 = ⎡⎢⎢⎢⎢⎢⎢⎢⎣ s1 − s1 − s1 − s1 s * 1 − s * 1 − s * 1 − s * 1 s2 s2 s2 − s2 s * 2 s * 2 s * 2 − s * 2 s3 − s3 s3 s3 s * 3 − s * 3 s * 3 s * 3 s4 s4 − s4 s4 s * 4 s * 4 − s * 4 s * 4 ⎤⎥⎥⎥⎥⎥⎥⎥⎦
Codice complesso associato
Un secondo risultato è che è possibile ottenere un codice ortogonale complesso a partire da uno reale trasmettendo la stessa struttura di codeword ma ad elementi complessi, fatta seguire da altrettanti T istanti in cui viene trasmessa la codeword coniugata, come esemplificato dalla matrice C8 × 4 = ⎡⎢⎣ C4 C * 4 ⎤⎥⎦, sopra rappresentata trasposta per ragioni di spazio. Come evidente l’adozione di C8 × 4 comporta un raddoppio del numero di istanti necessari alla trasmissione, e dunque un dimezzamento di Rc; d’altra parte lo stesso raddoppio di T determina anche un miglioramento di 3 dB per l’SNR di decisione, in quanto uno stesso simbolo si viene ricevuto il doppio delle volte. D’altra parte le esigenze di tempo reale della trasmissione comportano che il raddoppio del numero di istanti T richieda il dimezzamento della loro durata, e quindi la ricezione di metà dell’energia per simbolo: tale peggioramento è compensato dal guadagno di 3 dB legato alla doppia trasmissione.
Codice reale non quadrato
E’ anche possibile realizzare stbc reali con codeword non quadrate ovvero con nT ≠ T, purché il numero di elementi T ⋅ nT nella matrice del codice sia un multiplo intero del numero k di simboli da codificare; tali soluzioni esistono per qualunque nT, conseguono massima diversità e decodifica lineare, e quando utilizzano un numero di istanti T pari a quello k dei simboli da rappresentare esibiscono anche un tasso di codifica Rc = 1
Esempio
C4 × 3 = ⎡⎢⎢⎣ s1 s2 s3 − s2 s1 − s4 − s3 s4 s1 − s4 − s3 s2 ⎤⎥⎥⎦
Citiamo il caso di un
sbtc reale con
nT = 3 e
k = T = 4 mostrato a lato, che ripete ciascun simbolo tre volte e consegue
Rc = 1; quando da questo se ne ricava un
sbtc complesso concatenando la matrice con la coniugata, il tasso si riduce ad
1⁄2.
Finché ci si limita a raddoppiare un codice reale per farne uno complesso come nell’esempio precedente, il tasso non può essere maggiore di 1⁄2; sono però stati scoperti codici complessi in grado di conseguire Rc = 3⁄4 che, a parità del numero nT di antenne, riducono il numero T di istanti necessari, conseguendo anche un minor ritardo di codifica.
Anziché sacrificare il tasso Rc per l’ortogonalità, è possibile fare l’opposto e mantenere Rc = 1 assieme alla piena diversità (con nT > 2) mediante stbc quasi-ortogonali, penalizzati da una modesta perdita di prestazioni (Pe) ed una maggior complessità di decodifica.