7.3 Stima spettrale
Il teorema di Wiener (§
7.2.1) ci aiuta qualora si desideri conoscere la densità di potenza per un processo ergodico, e se ne conosca l’autocorrelazione
m(1, 1)X(τ) = RX(τ). Ma si ha spessoa che fare con processi di cui, pur ricorrendo le ipotesi di ergodicità, si ignorano le statistiche di insieme: un approccio può allora essere quello di
stimare RX(τ) a partire dalle realizzazioni, come mostrato al §
7.5.4, e da quella ottenere
Px(f). Un diverso caso tipico è quello di un segnale che, seppur rappresentativo di molti altri, presenta caratteristiche spettrali variabili nel tempo, e sono proprio queste
variazioni a convogliare informazione. In tal caso conviene allora stimare direttamente
Px(f) senza passare dall’autocorrelazione, a partire da un segmento temporale del segnale. Esistono al riguardo tecniche differenti, come ad es. quella riportata al §
10.1.2; per ora ci limitiamo ad un caso
semplice ma di rilievo teorico.
7.3.1 Periodogramma
Data una realizzazione
x(t, θi) di un processo, individuiamo un intervallo temporale
T su cui definire un segnale a durata limitata
xT(t) = x(t, θi)rectT(t). Questo segnale è di energia, con trasformata
XT(f) e densità di energia
ExT(f) = |XT(f)|2, e sotto le ipotesi di stazionarietà, da questo si può ottenere una stima
^Px(f) della densità di potenza
Px(f) dell’intero segnale, semplicemente dividendo
ExT(f) per la durata del segmento, ovvero
ottenendo una funzione della frequenza indicata come
periodogramma, nome legato all’uso che ne fu inizialmente fatto, per scoprire tracce di periodicità in un segnale
rumoroso. Al tendere di
T ad
∞, la
(10.165) tende alla
vera densità di potenza
limT → ∞ |XT(f)|2T = Px(f) della realizzazione
xT(t, θi) e, se questa appartiene ad un processo ergodico, a quella di un qualunque altro membro.
Polarizzazione e risoluzione spettrale
Nel caso reale in cui
T non tende ad infinito, si può mostrare che usando
PxT(f) (eq.
(10.165)) come una
stima ^Px(f) della vera densità
Px(f) del processo, si ottiene al suo posto
ossia una distorsione della stessa natura di quella osservato al §
3.8.4 a riguardo del procedimento di
finestratura temporale, e che mostra come lo stimatore è
polarizzato, e caratterizzato da una
risoluzione spettrale (§
106) dell’ordine di
1⁄T Hz.
Come discusso, la stima
^Px(f) tende al vero
Px(f) per
T che aumenta, migliorando allo stesso tempo il potere di risoluzione in frequenza; d’altra parte però i valori di
^Px(f) per una determinata
f sono pur sempre delle v.a., e la loro varianza...
non diminuisce all’aumentare di
T, rendendo lo stimatore
inconsistente! Riprendendo la notazione della nota (
372), si può infatti dimostrare che la varianza
σ2T della stima
(10.165) è pari al valore di
Px(f) stesso, ossia per ogni valore di frequenza, la deviazione standard del valore di
^Px(f) è pari a
√ Px(f) , indipendentemente da quanto sia grande
T. Anche se la teoria prevede che la varianza di uno stimatore diminuisca con l’aumentare dei dati a disposizione (vedi
(10.140) a pag.
1), questo non avviene. Il motivo può essere spiegato considerando che in una implementazione numerica mediante
dft (§
4.5), all’aumentare di
T aumenta anche il numero di valori in frequenza che sono calcolati, e dunque non si determina un reale
accumulo di dati per uno stesso valore stimato..
Esempio Approfondiamo il senso di quanto illustrato con l’aiuto di fig.
7.10, in cui mostriamo l’esito del calcolo del periodogramma ottenuto mediante una
fft (§
4.5.2) su di un numero variabile di punti, indicati in ascissa. Sul lato sinistro della figura, il processo
x(t, θi) è costituito da un
rumore colorato con
Px(f) = (1 − cos(4πfTc))2, che pure è mostrato in figura: come anticipato, il valore stimato
^Px(f) si discosta da quello atteso
Px(f) in modo tanto maggiore quanto più
Px(f) è grande, per qualunque durata di osservazione.
Viceversa, la colonna di destra di fig.
7.10 mostra l’effettiva utilità del periodogramma per individuare segnali a banda stretta immersi nel rumore. In questo caso una sinusoide con frequenza
f0 = fc 10 e potenza
1 2 è stata sommata ad un rumore gaussiano bianco con
σ2n = 4, ottenendo così un
SNR pari a
1 8 , ovvero -9 dB. Utilizzando (in alto a destra) una
fft a 128 punti (e dunque se ne mostrano la metà, vedi pag.
1), il tono presente appare difficilmente distinguibile dai valori su cui può oscillare la stima per il rumore bianco. Ma è sufficiente raddoppiare (e quadruplicare) il numero di campioni per migliorare la situazione: mentre l’ampiezza della riga alla frequenza della sinusoide raddoppia (ma non la varianza della sua stima), il livello di rumore si mantiene costante (notare la diversa scala orizzontale). Ecco dunque spiegato il motivo del suo nome
☺