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8.3 Distorsione da non linearità

Si tratta di un fenomeno che non dipende da un effetto memoria o dalla frequenza, come avviene nel caso della distorsione lineare. Al contrario, quella non lineare consiste nell’effetto prodotto su di un segnale dall’attraversamento di un dispositivo la cui caratteristica ingresso-uscita istantanea descrive un comportamento non lineare, per il quale cioè la relazione ingresso-uscita è del generico tipo y(t) = g[x(t)] ≠ ax(t) + b, ovvero ogni valore di uscita dipende unicamente da quello di ingresso al medesimo istante, secondo una relazione appunto non lineare.
Saturazione
Un tipico caso di distorsione non lineare si verifica quando un amplificatore[433]  [433] come ad esempio è il caso dei twta introdotti a pag. 1 è alimentato da un segnale di ingresso con dinamica troppo elevata. Indicando con xM il massimo valore di ingresso per cui l’amplificatore mantiene un comportamento lineare, valori di |x(t)| > xM provocano il fenomeno della saturazione, caratterizzato dalla curva ingresso-uscita dalla forma ad s mostrata in figura.
Comparsa di nuove frequenze
E’ forse la conseguenza più appariscente della distorsione di non linearità. Prima di addentrarci in un modello analitico del fenomeno, può essere istruttivo riflettere sul risultato sperimentale mostrato in fig. 8.10.
figure f11.13-eff.png
Figure 8.10 Sinusoide finestrata e sua DFT (a sin.); dopo distorsione non lineare, la comparsa di armoniche
Un segnale sinusoidale a frequenza 5 Hz viene campionato con fc = 100 Hz ottenendo 256 campioni di cui si valuta la densità di energia tramite dft, con l’esito mostrato su di una scala in dB alla prima colonna, riproducendo in pratica la situazione di fig. 4.25, compreso l’effetto della finestra rettangolare. Lo stesso segnale viene quindi fatto passare attraverso una non linearità del tipo di quella mostrata sopra, causando la lieve distorsione della forma d’onda mostrata al centro di fig. 8.10: osserviamo in tal caso la comparsa di una componente a frequenza tripla, seppure con energia di 30 dB (pari a un millesimo) inferiore. L’ultima colonna mostra infine il risultato di una saturazione più ripida, al punto che la forma d’onda diviene quasi squadrata, producendo un numero più elevato (e più intenso) di armoniche, sempre dispari. In definitiva, sappiamo già (§ 2.2.2) che un’onda quadra ha solo armoniche dispari!
Dato che in presenza di fenomeni non lineari decade il principio di sovrapposizione degli effetti, per descrivere il fenomeno in forma analitica si procede studiando prima il caso di un semplice segnale sinusoidale, e quindi si accenna ai risultati ottenibili per processi gaussiani. In entrambi i casi, l’analisi si basa sullo sviluppo di g[x(t)] in serie di potenze arrestato al terzo ordine, in modo da poter scrivere[434]  [434]  Si applichi lo sviluppo di Maclaurin arrestato al terzo ordine ossia
y = g(x) = y0 + 3n = 11 n! dng(x) dxn||x = 0xn = y0 +  dg dx||x = 0x + 1 2 d2g dx2||x = 0x2 + 1 3 ⋅ 2 d3g dx3||x = 0x3 = 
 = Gx + 1 2G d2g dx2||x = 0 + 1 6G d3g dx3||x3
essendo y0 = g(x = 0) = 0 ed avendo posto G =  dg dx||x = 0.
(10.209)
y(t) = G[x(t) + αx2(t) + βx3(t)]
in cui G =  dg dx||x = 0 rappresenta il guadagno dell’amplificatore, ed i coefficienti
α = 12G d2g dx2||x = 0      e      β = 1 6G d3g dx3||x = 0
tengono conto degli effetti di secondo e terzo ordine. Notiamo anche come il termine legato a β sia quello che tiene conto dell’effetto della saturazione, in virtù della simmetria dispari di x3.

8.3.1 Ingresso sinusoidale

Ponendo x(t) = Acosω0t la (10.209) si riscrive come[435]  [435] Si fa uso delle relazioni cos2α = 12 + 12 cos2α e cos3α = 34 cosα + 14 cos3α.
(10.210)
y(t)  =  G[Acosω0t + α A2cos2ω0t + β A3cos3ω0t] =   =  GAαA 2 + 1 + 3 4βA2cosω0t + αA 2cos2ω0t + βA2 4cos3ω0t
figure f11.14.png
Ricordando ora che la potenza di una cosinusoide di ampiezza A è pari ad A2 2, alla (10.210) corrisponde lo spettro di densità di potenza disegnato a lato, detta spettro unilatero in quanto non tiene conto delle frequenze negative, ed ottenuto per A = G = 1: osserviamo chiaramente sia la comparsa di termini a frequenza doppia e tripla di quella di ingresso, sia di una componente continua.
In molti casi l’esatta relazione y(t) = g[x(t)] non è però nota, e dunque non lo sono i coefficienti α e β. Il loro valore viene quindi ottenuto per via sperimentale ponendo in ingresso una sinusoide di potenza nota, osservando la potenza delle armoniche presenti in uscita, e sfruttando la relazione (10.210) come descritto appresso.
Fattori di intermodulazione
Le caratteristiche tecniche che accompagnano gli amplificatori riportano, invece di α e β, i valori dei fattori di intermodulazione μ2 e μ3 (detti di seconda e di terza armonica), ottenuti per via sperimentale utilizzando un ingresso sinusoidale, misurando le potenze in uscita PI, PII e PIII oltre che alla frequenza in ingresso anche alla sua seconda e terza armonica, e definendo in base ai loro rapporti[436]  [436] Le relazioni mostrate si ottengono scrivendo
PI  =  G2A2 21 + 3 4βA22G2A2 2   se β43A2  PII  =  G2A4α2 8 = G4A4 41 G2α2 2 =  P2Iμ22  PIII  =  G2A6β2 32 = G6A6 81 G4β2 4 =  P3Iμ23
le quantità
(10.211) μ22 PII P2I      e      μ23 PIII P3I
da cui si possono ottenere i coefficienti α e β mediante le relazioni α ≃ 1.41 ⋅ μ2G e β = 2 ⋅ μ3G2, come calcolato alla nota[437]  [437] Le relazioni alla nota 436 definiscono i fattori μ2 e μ3 come μ22 PII P2I = 1 G2 α2 2 μ23 =  PIII P3I = 1 G4 β2 4 da cui si ottengono i valori riportati nel testo, purché sia verificata la condizione β43A2. In caso contrario decade la possibilità di risalire in modo semplice ad α e β a partire dai fattori di intermodulazione, che restano dunque una misura oggettiva (in quanto ottenuti mediante mediante strumentazione) dell’entità della distorsione non lineare..
Dato che dalle (10.211) possiamo scrivere PII = μ22 P2I e PIII = μ23 P3I, osserviamo che per piccoli valori di PI la distorsione prodotta sia da PII che da PIII è trascurabile; all’aumentare di PI, PII cresce con il quadrato della potenza della sinusoide in ingresso, mentre PIII con il cubo, e dunque la potenza della terza armonica PIII finisce per divenire predominante.
Con alcuni passaggi trigonometrici si può infine mostrare che qualora il segnale in ingresso contenga più di una sinusoide, in uscita saranno presenti anche termini a frequenza pari alla somma ed alla differenza di ogni coppia di frequenze in ingresso, oltre a tutti i loro multipli: tale fenomeno viene indicato come distorsione di intermodulazione[438]  [438] Vedi ad es. https://it.wikipedia.org/wiki/Intermodulazione.

8.3.2 Ingresso aleatorio

Per sviluppare l’analisi dell’effetto che la distorsione non lineare produce su di un segnale a spettro continuo ci poniamo in un’altra situazione-limite, studiando il caso in cui l’ingresso x(t) sia membro di un processo gaussiano stazionario a media nulla, con potenza Px e densità spettrale Px(f).
Al § 8.5.1 vengono discussi i passaggi che, in virtù di alcune proprietà dei momenti di variabili aleatorie gaussiane, consentono di giungere ad una espressione della densità spettrale Py(f) del processo y(t) = G[x(t) + αx2(t) + βx3(t)] in uscita dalla non linearità nei termini della trasformata di Fourier della relativa funzione di autocorrelazione Ry(τ). Il risultato mostra che oltre ad un termine in continua e ad una amplificazione di Px(f), in uscita si manifestano anche i due termini additivi
PII(f) = G22α2 Px(f) * Px(f);        PIII(f) = G26β2 Px(f) * Px(f) * Px(f)
figure f11.15-a.png
che rappresentano l’effetto distorcente della non linearità: notiamo che per entrambi i contributi si verifica una convoluzione in frequenza della Px(f) originaria con se stessa. Nel caso di un segnale x(t) di banda base i termini PII(f) e PIII(f) dovuti alla non linearità occupano pertanto una banda di estensione rispettivamente doppia e tripla di quella di Px(f) come per il caso di esempio mostrato in figura, in cui una Px(f) rettangolare convoluta con se stessa ne produce una triangolare di base doppia, o più smussata quando convoluta tre volte. Pertanto, solo una parte della potenza totale del segnale di errore dovuto alla distorsione giace nella stessa banda di segnale. Il caso relativo ad un segnale x(t) modulato viene invece trattato al § 13.3.
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