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14.3 Prestazioni della modulazione di frequenza

Occupiamoci ora della valutazione dell’SNR dopo demodulazione per il caso di una trasmissione fm (§ 12.3), analizzando come esso dipenda dalle condizioni di ricezione (potenza ricevuta Px, densità di potenza del rumore N02 e banda del ricevitore BN) e dai parametri di trasmissione (indice di modulazione β e banda del segnale modulante W). Anticipiamo che la natura non lineare della modulazione fm porterà a sviluppi del tutto diversi dal caso dell’am, infatti troveremo che se la potenza del rumore in ingresso al ricevitore non è eccessiva
Per arrivare a questi risultati non banali, valutiamo innanzitutto ciò che accade nella ricezione di una portante non modulata, e quindi analizziamo come lo scenario si modifica in presenza di segnale. Infine, illustriamo i motivi che determinano il rapido degrado di prestazioni nel caso di rumore elevato.

14.3.1 Rumore dopo demodulazione FM

L’analisi viene svolta considerando un demodulatore a discriminatore (§ 12.3.2.2)
figure f95.8.png
Demodulatore FM a discriminatore
alla cui uscita r(t) del filtro di ricezione è presente una portante non modulata x(t) di ampiezza[689]  [689] Con questa posizione, la potenza della portante risulta (2 Px)22 = 2 Px2 =  Px. A = 2Px, oltre che un rumore gaussiano bianco limitato in banda ν(t), ovvero
r(t) = A cosω0t + νc(t) cosω0t − νs(t) sinω0t
La banda del filtro HR(f) (e dunque di ν(t)) deve essere sufficiente a far passare le frequenze che sarebbero presenti se la portate fosse modulata, e che nel caso fm può essere stimata applicando la regola di Carson (eq. 14.56), ossia BRF = BC ≃ 2W(β + 1).
In presenza di una portante non modulata, le componenti analogiche di bassa frequenza dell’inviluppo complesso r(t) del segnale ricevuto
(14.94) r(t) = rc(t) + jrs(t)      sono espresse come      rc(t) = A + νc(t) rs(t) = νs(t)
figure f95.9.png
di cui a fianco è rappresentata la costruzione vettoriale: rc(t) è la somma tra l’ampiezza A della portate ed una v.a. νc(t) gaussiana a media nulla e deviazione standard σ = N0BN ≥ N0BRF , mentre rs(t) consiste in un’altra v.a. νs(t) della stessa natura di νc(t) ma ad essa incorrelata[690]  [690] Si veda il § 14.4.1 per una analisi più approfondita degli aspetti statistici della questione, che portano a definire ρ = |r(t)| una v.a. di Rice..
Ricordando ora che nel caso fm il segnale informativo è legato alla derivata della fase θ(t) di r(t), esprimiamo r(t) mettendo θ(t) in evidenza
r(t) = ℜ{r(t)e jω0t} = ℜ{|r(t)|e jθ(t)e jω0t} = |r(t)|cos(ω0t + θ(t))
in cui possiamo considerare il termine |r(t)| rimosso dal limitatore (vedi § 12.3.2.2) che usualmente è anteposto al discriminatore. Il segnale y(t) in uscita dal derivatore è quindi descritto (a parte il segno) come
y(t)  = 12πkf ddt r(t) ⇒ 12πkf ddt cos(ω0t + θ(t)) =   = f0kf + 12πkf ddtθ(t) sin(ω0t + θ(t))
e viene a sua volta elaborato da parte del demodulatore di inviluppo come fosse un segnale bld-pi (§ 12.1.1.2), fornendo in definitiva un segnale demodulato dovuto al solo rumore
(14.95) d(t) = 12πkf ddt θ(t) = νd(t)

14.3.2 Caso di basso rumore

Con riferimento all’ultima figura, osserviamo che qualora Px = A22σ2νc = σ2νs = N0BN i valori di νc(t) e νs(t) risultano piccoli rispetto ad A, e l’inviluppo complesso ricevuto r(t) rimane prossimo a quello della portante non modulata, dato che in questo caso ν(t) ha modulo abbastanza più piccolo di A. L’angolo θ(t) che compare nella (14.95) può dunque essere approssimato come
θ(t) = arctan νs(t)A + νc(t) ≃ arctan νs(t)Aνs(t)A
la cui densità spettrale di potenza vale
(14.96) Pθ(f) = 1A2 Pνs(f) = N0A2
in quanto Pνs(f) = N0 come discusso al § 14.1.3. Ricordiamo ora (vedi § 3.6) che l’operazione di derivata svolta dal discriminatore equivale a moltiplicare lo spettro di ampiezza del segnale in ingresso per j2πf, ovvero moltiplicare la sua densità di potenza per (2πf)2: applichiamo questo risultato per ottenere la densità di potenza di νd(t) (14.95) a partire dalla (14.96), in modo che la densità di potenza del rumore demodulato νd(t) risulti
Pνd(f) = 1(2πkf)2 (2πf)2 Pθ(f) = fkf2 N0A2 = N0(kfA)2 f2
figure f95.10a.png
e quindi la relativa potenza totale Pνd = σ2νd si calcola come
(14.97) Pνd  =  −∞Pνd(f)df = 2 W0N0(kfA)2 f2df =   = 2 N0(kfA)2f33 ||W0 = 23 N0(kfA)2 W3
in cui W è la banda del segnale modulante (se ci fosse), ed il rumore è limitato in tale banda in virtù del filtro passa basso posto a valle del discriminatore[691]  [691] Si noti che le potenze σ2νc e σ2νs delle c.a. di b.f. del rumore in ingresso al discriminatore sono invece relative alla banda BN,  ≥  di quella BRF del segnale modulato..
Notiamo subito la veridicità della prima affermazione fatta ad inizio sezione: la potenza complessiva del rumore dopo demodulazione fm diminuisce all’aumentare della potenza del segnale ricevuto Px = A22. Una seconda osservazione molto importante è che, per effetto della derivata, la densità di potenza del rumore demodulato ha un andamento parabolico.
Segnale presente
Continuando nell’ipotesi di basso rumore ovvero Px = A22σ2νc = σ2νs = N0BN, possiamo osservare che (vedi fig. a lato) la presenza di una fase
figure f95.11.png
modulante α(t) nel segnale
xFM(t) = Acos(2πf0t + α(t))
comporta che la fase φ(t) dell’inviluppo complesso del segnale ricevuto r(t) è costituita dalla somma tra α(t) e l’angolo θ(t) dovuto al rumore sovrapposto alla portante di ampiezza A, cioè φ(t) = α(t) + θ(t). Pertanto l’uscita (14.95) del discriminatore diviene
d(t) = 12πkf ddt α(t) + 12πkf ddt θ(t) = sd(t) + νd(t)
ed il rapporto tra le potenze dei due termini definisce l’SNR dopo demodulazione come SNRd = PsdPνd, dove quindi Psd è la potenza di segnale utile demodulato sd(t) = 12πkf ddtα(t), e Pνd è la potenza del rumore demodulato calcolata alla (14.97).
Ricordando (§ 11.2.2) che α(t) = 2πkf t−∞m(τ)dτ, per la potenza di sd(t) si ottiene[692]  [692] Dato che gli operatori di derivata ed integrale si annullano, ovvero Psd = Pot12πkf ddtα(t) = Pot12πkf ddt2πkf t−∞m(τ)dτ = Pot{m(t)} = Pm. In definitiva, abbiamo semplicemente demodulato! Psd = Pm = W − WPm(f)df, e quindi
SNRd = PsdPνd = Pm23 N0(kfA)2W3 = 3  Pmk2fW2N0W A22 = 3 σ2fdW2  PxN0W = 3 β2 SNR0
avendo sostituito Pmk2f con σ2fd (vedi sotto), A22 con la potenza della portante ricevuta Px, σfdW con l’indice di modulazione β (§ 12.3.3.4), e PxN0W con l’SNR di sistema SNR0 (§ 14.1.4). Il risultato ottenuto conferma la seconda affermazione di inizio sezione: si ha un miglioramento rispetto all’SNR0 (e dunque rispetto all’am) tanto maggiore quanto maggiore è la banda occupata dal segnale modulato BRF ≃ 2W(β + 1) (eq. (14.56) a pag. 1), ovvero quanto più è grande l’indice di modulazione β.
Discussione dei passaggi
Per mostrare che Pmk2f = σ2fd, indichiamo con fd(t) = fi(t) − f0 la deviazione della frequenza istantanea fi(t) (§ 12.3) rispetto a quella della portante f0. Ricordiamo quindi che fi(t) = 12π ddt ψ(t) in cui ψ(t) è la fase istantanea ψ(t) = 2πf0t + α(t), e dato che per l’fm α(t) = 2πkf t−∞m(τ)dτ si ottiene
fd(t) = 12π ddt2πf0t + 2πkft −∞m(τ)dτ − f0 = f0 + kfm(t) − f0 = kfm(t)
Pertanto si ha σ2fd = k2fσ2m = k2fPm se m(t) è a media nulla: praticamente, σfd rappresenta la deviazione standard della frequenza istantanea, e per questo è una grandezza proporzionale alla larghezza di banda del segnale modulato[693]  [693] Infatti, il rapporto σfdW definito al § 12.3.3.4 come indice di modulazione βp, rappresenta appunto una misura del rapporto tra l’occupazione di banda efficace del segnale modulato, e la massima frequenza W presente nel segnale modulante.. D’altra parte, questo risultato è un aspetto della conversione am-fm che avviene per alto indice di modulazione, come descritto al § 12.3.3.3.
Discussione del risultato
Notiamo innanzitutto che se β < 13 ≃ 0, 58 il valore di SNR = 3β2SNR0 non aumenta affatto, anzi le prestazioni peggiorano. Ma con bassi indici di modulazione abbiamo già visto (§ 12.3.3.1) che l’fm ha un comportamento che può avvicinarsi a quello lineare dell’am, e dunque ci possiamo non-sorprendere. D’altra parte, SNR può migliorare (e di molto) con β > 13: se ad esempio β = 5 si ottiene 3β2 = 75 volte meglio, ovvero 17,75 dB di miglioramento! In compenso, la regola di Carson ci dice che la banda occupata aumenta di circa 2(β + 1) = 12 volte quella di banda base... dunque il miglioramento di SNR[694]  [694] Miglioramento che può essere sfruttato quando ad esempio il collegamento è di tipo punto-punto, come nel caso di un ponte radio con antenne direttive od una comunicazione satellitare, in modo da contenere la potenza irradiata entro il cono di emissione e non invadere lo spettro radio riservato ad altre trasmissioni. avviene a spese dell’occupazione di banda, e pertanto costituisce una manifestazione del compromesso banda-potenza, vedi pagg. 1 e 1.
Verrebbe ora quasi il desiderio di aumentare indefinitamente β (nei limiti della banda disponibile) per migliorare a piacere l’SNR. Peccato non sia possibile, dato che ad un certo punto l’analisi effettuata perde validità: infatti, aumentando β anche la banda di rumore del ricevitore deve crescere, essendo aumentata la banda del segnale modulato. Pertanto le condizioni Px = A22σ2νc = σ2νs = N0BN non sono più verificate, con le conseguenze illustrate di seguito.

14.3.3 Caso di elevato rumore

Qualora il valore efficace del rumore in ingresso al discriminatore sia confrontabile con quello del segnale utile ricevuto si verifica un effetto soglia,
figure f95.12.png
ed all’aumentare del rumore l’SNR degrada molto rapidamente. Per indagarne le cause facciamo riferimento allo schema a lato, che mostra l’inviluppo complesso della portante non modulata A, del rumore in ingresso ν(t), e del segnale ricevuto r(t), notando che se i valori efficaci dei primi due sono comparabili, può verificarsi il caso che r(t) ruoti attorno all’origine. Quando ciò si verifica, a valle del derivatore che è presente nel discriminatore si determina un click, ovvero un segnale impulsivo di area pari a 2π, come illustrato alla figura 14.13-a. Questo fatto è facilmente verificabile, ascoltando una radio fm broadcast, che in condizioni di cattiva ricezione manifesta la comparsa di un rumore, appunto, impulsivo.
a)     figure f95.13.png
   
   b)    figure f95.14.png
Figure 14.13 a) - Rumore impulsivo dopo demodulazione fm; b) - effetto soglia
All’aumentare della potenza di rumore, aumenta la frequenza con la quale r(t) “aggira” l’origine, e pertanto aumenta la frequenza dei click, che tendono a produrre un crepitìo indistinto. Si è trovato che questo effetto si manifesta a partire da un SNR0 di sistema inferiore[695]  [695] L’effetto soglia interviene prima per i valori di β più elevati, vedi fig. 14.13-b. a 10-25 dB, e per valori SNR0 minori di tale valore l’effetto aumenta molto rapidamente, cosicché si parla di effetto soglia. Le curve di 14.13-b riportano un tipico andamento dell’SNR dopo demodulazione, con l’indice β che svolge il ruolo di parametro, e possiamo osservare come con un SNR0 inferiore alla soglia le prestazioni degradino rapidamente. Si è trovato che demodulando con un PLL, anziché con un discriminatore, il valore di soglia si riduce di circa 3 dB.
Nella pratica comune il segnale di rumore può essere costituito da una interferenza dovuta ad una emittente adiacente (ossia con una portante prossima a quella della emittente sintonizzata) che sovramodula, ovvero adotta un indice di modulazione troppo elevato, ed invade la banda delle emittenti contigue.
Esercizio
Soluzione

14.3.4 Enfasi e de-enfasi

Abbiamo osservato che in presenza di rumore bianco in ingresso, il rumore dopo demodulazione ha un andamento parabolico. Questo comporta che, se il messaggio modulante m(t) avesse una densità spettrale Pm(f) a sua volta bianca, l’SNR(f) alle frequenze più elevate sarebbe molto peggiore del suo valore per frequenze inferiori. Nella pratica, si possono verificare (ad esempio) i seguenti problemi:
Il rimedio a tutto ciò consiste nel modificare m(t) mediante un circuito detto di enfasi, in quanto il suo ruolo è quello di enfatizzare le frequenze più elevate. In tal modo anche m(t) presenta uno spettro parabolico e l’SNR sarà lo stesso a tutte le frequenze! L’alterazione introdotta su m(t) viene quindi rimossa mediante una rete di de-enfasi posta in ricezione (praticamente un integratore, ovvero un passa-basso) tale da ripristinare l’originale sagoma spettrale del segnale, rendendo la densità di potenza del rumore costante in frequenza.
Con un po’ di riflessione, ci si accorge che l’uso di una coppia enfasi-deenfasi equivale ad effettuare una trasmissione a modulazione di fase (vedi pag. 1). In realtà, la rete di enfasi non è un derivatore perfetto (altrimenti annullerebbe le componenti del segnale a frequenza prossima allo zero), ed esalta le frequenze solo se queste sono maggiori di un valore minimo. Pertanto, si realizza un metodo di modulazione “misto”, fm in bassa frequenza e pm a frequenze (di messaggio) più elevate.
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