3.4 Impulso di Dirac e convoluzione
Il simbolo
δ(t), chiamato impulso (o
delta)
di Dirac, descrive un segnale
ideale che vale zero ovunque, tranne per
t = 0 dove vale infinito; per contro, l’area di
δ(t) è
unitaria:
δ(t) = ⎧⎨⎩ ∞ con t = 0 0 altrove e ∞⌠⌡ −∞δ(t)dt = 1
Da un punto di vista analitico
δ(t) non è una funzione bensì una
distribuzione, definita come il limite a cui tende una
successione di funzioni, come discusso appresso. E’ prassi comune rappresentare graficamente
A ⋅ δ(t) come una freccia (vedi figura) con scritto accanto il valore dell’area A.
Procediamo con l’analisi di alcune importanti applicazioni dell’impulso ora definito.
Trasformata di una costante
Anche se per un segnale costante
x(t) = A l’integrale
(10.31) non converge, grazie al
δ() otteniamo che
La trasformata di Fourier di una costante è un impulso di Dirac con area pari al valore della costante
Tale proprietà è valida per entrambi i domini (
f e
t) di partenza, fornendo
F {A} = A ⋅ δ(f) e F −1{A} = A ⋅ δ(t)
Osserviamo infatti che la costante
A può essere vista come il limite, per
τ → ∞, di un
segnale rettangolare:
A = limτ → ∞ A rectτ(t)
la cui trasformata per
τ → ∞ risulta
F { limτ → ∞ Arectτ(t)} = limτ → ∞F {Arectτ(t)} = = limτ → ∞ Aτ sinc(fτ) = ⎧⎨⎩ ∞ con f = 0 0 altrove
Ci troviamo pertanto nelle esatte circostanze che definiscono un impulso di Dirac, e resta da verificare che
∫∞−∞τ sinc(fτ)df = 1: a pag.
1 (eq.
(10.39)) si è effettivamente mostrato che tale integrale vale uno per qualunque
τ, e dunque possiamo scrivere
F {A} = A ⋅ δ(f).
Trasformata di segnali periodici
Consideriamo ora un segnale periodico
x(t), del quale conosciamo lo sviluppo in serie
x(t) =∞⎲⎳n = −∞Xn e j2πnFt
Applicando la proprietà di linearità, il risultato per la trasformata di una costante, e ricordando la proprietà della traslazione in frequenza, troviamo che la
F -trasformata di
x(t) vale:
Lo spettro di ampiezza di un segnale periodico è quindi costituito da
impulsi matematici, situati in corrispondenza delle frequenze armoniche, e di area pari ai rispettivi coefficienti della serie di Fourier, significando che la densità di ampiezza è concentrata solo su tali frequenze. Un modo alternativo di calcolare la trasformata di segnali periodici è illustrato alla sezione
3.7.
Trasformata di un coseno Applichiamo il risultato (10.42) nel verso opposto, ossia per individuare le componenti armoniche, a partire dall’espressione della trasformata di Fourier. Nel caso di un coseno, che scriviamo
x(t) = Acos(2πf0t + φ) = Ae j(2πf0t + φ) + e −j(2πf0t + φ)2
, la relativa trasformata di Fourier risulta
X(f) = F ⎧⎩A2(e j2πf0te jφ + e −j2πf0te −jφ)⎫⎭ = A2{ e jφδ(f − f0) + e −jφδ(f + f0) }
in cui riconosciamo
X1 = A2 e jφ e
X − 1 = A2 e −jφ come mostrato in figura.
Proprietà di campionamento
Esprime
il
prodotto di un segnale per un impulso unitario, che produce come risultato lo stesso impulso, con
area pari al valore del segnale nell’istante in cui è centrato l’impulso, ovvero
Operatore di setacciamento
Integrando ambo i membri della
(10.43) otteniamo
x(τ) = ∫∞−∞x(t)δ(t − τ)dt che, dopo un (s)cambio di variabile, consente di scrivere il segnale
x(t) nella forma
ovvero come una somma di
infiniti termini di valore
x(τ)δ(τ − t)dτ. La relazione
(10.44) è detta operatore di
setacciamento (in inglese
, sifting) in quanto consiste nel passare (metaforicamente) al setaccio
x(t), che compare in entrambi i membri della
(10.44), così come la farina compare
su entrambi i lati del setaccio stesso. Che ci facciamo? La usiamo tra poco, al §
3.4.2.
Descriviamo ora come grazie all’impulso δ(t) sia possibile definire un particolare segnale noto come risposta impulsiva h(t), che descrive completamente un sistema lineare e permanente, la cui uscita può essere calcolata per un qualunque segnale di ingresso grazie all’uso di h(t), che agisce come nucleo di un operatore integrale noto come convoluzione.
3.4.1 Risposta impulsiva
Consideriamo un sistema fisico (elettrico, meccanico, pneumatico...) che venga sollecitato, in un punto considerato come ingresso, da un segnale impulsivo
δ(t) centrato in
t = 0, ed osserviamo l’andamento temporale di una grandezza (meccanica, pneumatica, elettrica...) che possiamo considerare una
uscita. Questo segnale
di uscita prende il nome di
risposta impulsiva (ossia all’impulso) ed è indicato con
h(t). L’evoluzione di
h(t) rappresenta quella della grandezza di uscita, dopo che è passato un tempo pari a
t da quando si è applicato in ingresso l’impulso
δ(t), e se il sistema è
causale (vedi §
1.6) risulta
h(t) = 0 con
t < 0, come raffigurato a lato.
Aggiungiamo ora l’ipotesi che il sistema sia anche
lineare e permanente (§
1.6.1)
, per cui applicando un ingresso costituito da
più impulsi, ognuno con differente area
ai e centrato ad un diverso istante
τi
si ottiene una uscita pari a
Riflettiamo sul significato della sommatoria, con l’aiuto della figura precedente: il valore dell’uscita
y(t) ad un dato istante
t è il risultato della somma di
N termini, ognuno legato (a meno del fattore
ai) al valore della risposta impulsiva calcolata con argomento
t − τi pari al tempo trascorso tra l’istante di applicazione dell’
i-esimo impulso
τi, e l’istante di osservazione
t.
3.4.2 Integrale di convoluzione
Consideriamo ancora lo stesso sistema fisico, lineare e permanente, al cui ingresso sia ora posto un generico segnale
x(t) che, grazie alla proprietà di setacciamento
(10.44) ed al fatto che
δ(t) è pari, rappresentiamo scomposto in infiniti termini, ossia in una somma integrale di impulsi centrati in
τ (variabile) ed area
x(τ)dτ (infinitesima)
L’andamento della grandezza di uscita si ottiene in base allo stesso ragionamento che ha portato dalla
(10.45) alla
(10.46), essendo infatti pari alla sovrapposizione di
infinite risposte impulsive, ognuna relativa ad un diverso impulso
x(τ)dτ δ(t − τ) in cui la
(10.47) scompone l’ingresso, ovvero
in cui
h(t − τ) è l’uscita all’istante
t causata dall’impulso in ingresso centrato all’istante
τ. Il risultato ottenuto prende il nome di
integrale di convoluzione, e viene indicato in forma simbolica da un asterisco (
* ), in modo che ci si possa riferire ad esso anche come
prodotto di convoluzione, ossia
g(t) = x(t) * h(t). Come anticipato
h(t) caratterizza
completamente il sistema fisico, dato che permette di calcolarne l’uscita per un qualsiasi ingresso.
Se un segnale
h(t) è posto in ingresso ad un sistema con risposta impulsiva
x(t), si ottiene ancora la stessa uscita, in quanto l’integrale di convoluzione è
commutativo :
y(t) = x(t) * h(t) = ∞⌠⌡ −∞x(τ) h(t − τ) dτ = ∞⌠⌡ −∞h(τ) x(t − τ) dτ = h(t) * x(t)
Questa proprietà, assieme a quella di linearità, consente di stabilire le equivalenze a lato, dove si mostra come l’attraversamento
in serie ed
in parallelo di più sistemi lineari è equivalente a quello di un unico sistema con risposta impulsiva rispettivamente pari alla convoluzione ed alla somma delle singole risposte impulsive.
3.4.3 Risposta impulsiva come funzione memoria
Diamo ora un’importante valutazione grafica del modo in cui funziona l’operatore di convoluzione, con l’aiuto della fig.
3.10: poniamo che
h(t) (prima riga) sia un esponenziale decrescente e
x(t) (terza riga) un segnale triangolare. Si vuole arrivare a disegnare la funzione integranda
x(τ) h(t − τ) (quarta riga) che compare nel calcolo della convoluzione, per uno specifico istante di uscita
t = t.
La seconda riga in figura mostra (con l’ausilio di quanto anticipato a pag.
1)
l’aspetto di
h(t − τ) con
τ come variabile indipendente, ottenuta prima invertendo
h(t) rispetto all’origine dei tempi, e quindi traslandola a destra di una quantità
t. Il prodotto dei segnali della seconda e terza riga è quindi pari (come desiderato) a
x(τ)h(t − τ) la cui area, ombreggiata in figura, fornisce infine il risultato dell’integrale di convoluzione
all’istante
t = t, ovvero
y(t) = ∞⌠⌡ −∞x(τ) h(t − τ) dτ
Per altri valori di
t il termine
h(t − τ) sarà traslato di una diversa quantità, fornendo un diverso valore dell’integrale, cioè un diverso valore di uscita.
Il calcolo dell’area di x(τ)h(t − τ) ha il significato di sommare le risposte causate da tutti i valori di ingresso già entrati, e per ogni termine della somma h(t − τ) pondera l’ingresso x(τ) all’istante τ in base al tempo trascorso t − τ tra l’istante (passato) τ ≤ t di applicazione del valore di ingresso, e l’istante t di osservazione. I valori di h(t) rappresentano pertanto il peso che la memoria del sistema fisico attribuisce agli ingressi precedenti.
Estensione temporale della convoluzione
In base alla costruzione grafica discussa è facile verificare che se x(t) ed h(t) presentano entrambi una durata limitata, ovvero x(t) ≠ 0 con t ϵ [0, Tx] e h(t) ≠ 0 con t ϵ [0, Th], allora il risultato y(t) = x(t) * h(t) ha estensione compresa tra t = 0 e t = Tx + Th, ossia presenta una durata pari alla somma delle durate di x(t) ed h(t).
3.4.4 Convoluzione con l’impulso traslato
Consideriamo ora un sistema fisico che operi un semplice ritardo
θ sui segnali in
ingresso: in tal caso scriveremo
h(t) = δ(t − θ), ossia la risposta impulsiva corrisponde all’impulso ritardato. Per calcolare l’uscita, che sappiamo essere pari a
y(t) = x(t − θ), possiamo ricorrere all’integrale di convoluzione, ottenendo
La figura a lato rappresenta graficamente i termini che compaiono nell’eq.
(10.49), la quale ci permette di enunciare un principio generale, che verrà utilizzato di frequente, e che recita:
La convoluzione tra un segnale x(t) ed un impulso δ(t − θ) centrato ad un istante θ provoca la traslazione di x(t) all’istante in cui è centrato l’impulso.